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Roma Beach 2030: il Tevere secondo Cicciobello Gualtieri

Barbara Leone
 
Roma Beach 2030: il Tevere secondo Cicciobello Gualtieri

Quanto è romantico il Tevere al calar della sera. Quel mitico nastro d’acqua dorata che cinge in un abbraccio la Città Eterna, scrigno di segreti e leggende millenarie che scivola lento sotto i ponti barocchi come in un tableau vivant, mentre in sottofondo riecheggiano struggenti le note der barcarolo che va controcorente… Ecco: controcorrente sì, ma non ammollo.

Roma Beach 2030: il Tevere secondo Cicciobello Gualtieri

Perché nessun romano con un minimo di sale in zucca oserebbe mai tuffarsi nel Tevere. Eppure il sindaco Roberto Gualtieri, con il suo immancabile candore da eterno ottimista, ha annunciato con aria serafica che entro cinque anni sarà possibile fare il bagno proprio lì, nel ventre liquido di Roma. Lo ha detto con serietà assoluta, durante un evento a Osaka dall’altisonante titolo “La città eterna accoglie il futuro”. Pare quasi uno scherzo di cabaret, ma invece no: il progetto è “assolutamente alla nostra portata”, ha giurato il sindaco. Perché a Roma, si sa, la realtà supera sempre la fantasia. Ora, nulla contro l’ottimismo: la Capitale vive di promesse mirabolanti da tempo immemore.

Memorabile la sua uscita nel 2022, quando senza un minimo di vergogna promise: “Fra due anni Roma sarà pulita come un borgo del Trentino”. Risultato: siamo nel 2025 e la città è ancora sommersa dalla monnezza, diventata patrimonio storico della Capitale quasi quanto i centurioni del Colosseo.

Ove fosse possibile, questa del Tevere balneabile le supera tutte. Perché l’idea di vedere turisti svedesi fare il crawl davanti a Ponte Sant’Angelo, mentre un bagnino in canotta con la scritta SPQR fischietta al megafono, ha un che di surreale. E non parliamo dei costi, che però - rassicura Gualtieri - “saranno inferiori a quelli di Parigi”. Del resto, ipse dixit, i francesi avevano un livello di inquinamento peggiore: da noi, evidentemente, i colibatteri sono meno chic. Cicciobello Gualtieri, insomma, sogna una Roma balneare. Anche perché lui garantisce che ci sono già zone “in alcuni giorni balneabili”.

Certo, bisogna solo avere l’accortezza di scegliere il martedì giusto e magari consultare l’oroscopo prima di tuffarsi: oggi la Luna è in trigono, favorevoli le immersioni tra Castel Sant’Angelo e il Gazometro. Il sindaco assicura che la polizia metropolitana sta già “screenando” gli scarichi dell’Aniene. La parola fa molto Silicon Valley, peccato che dietro ci siano tombini arrugginiti e condotti fognari che risalgono all’era paleozoica. Ma tant’è: abbiamo già individuato “tre o quattro azioni necessarie”, e con l’aiuto della comunità scientifica e tecnologica, quasi fosse la NASA, eccoci pronti a restituire Roma ai bagnanti.

E allora immaginiamolo questo futuro radioso della Capitale in modalità Ibiza de’ noantri, con gli stabilimenti balneari “Spiaggia libera Ponte Milvio”, i lettini in plastica e il cocco bello gridato sotto Castel Sant’Angelo. Mentre i turisti in ciabatte si spruzzano la protezione solare targata Campo de’ Fiori prima di un tuffo ristoratore. E poi loro: i mitici gabbiani romani che, ringalluzziti, rubano tramezzini ai bagnanti sul bagnasciuga di Ponte Marconi.

Forse non succederà mai, ma l’immagine resta: Roma, che non riesce a togliere le buche dall’asfalto o a far funzionare i mezzi pubblici, diventerà d’incanto capitale balneare europea. In fondo, se Parigi ha la Senna balneabile per le Olimpiadi, perché noi non potremmo avere il nostro Tevere beach? Certo, sarà difficile convincere i romani che non è un tuffo nelle fogne, ma un’esperienza di rigenerazione urbana. Per ora resta un sogno a occhi aperti, sospeso tra poesia e farsa. Nel frattempo, er biondo Tevere continua a scorrere lento lento, per dirla con Baglioni, con quell’aria malinconicamente romantica che mescola antichi misteri e moderne fragranze da laboratorio chimico. A noi, con rassegnata e cinica ironia, resta una domanda: sarà più facile morire annegati tra le onde del fiume o consumati dall’attesa eterna di un autobus Atac? Ai posteri, se sopravvivranno al traffico del Lungotevere, l’ardua sentenza.

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