Salute

Giornata Mondiale dell’Abbraccio: una cura per l’anima e il corpo

Barbara Leone
 

''Ci si abbraccia per ritrovarsi interi'', scriveva Alda Merini. Un gesto tanto semplice quanto antico, celebrato proprio oggi in tutto il mondo attraverso la Giornata Mondiale dell’Abbraccio.
Una data che si colloca in un momento dell’anno particolarmente delicato. Gennaio, con il freddo invernale, il ritorno alla routine dopo le festività natalizie e il Blue Monday, spesso definito il giorno più triste dell’anno, si rivela infatti un mese emotivamente fragile.

Giornata Mondiale dell’Abbraccio: una cura per l’anima e il corpo

Proprio per contrastare questa diffusa malinconia, nel 1986 il reverendo Kevin Zaborney, pastore del Michigan, ha dato vita al National Hugging Day, L’intuizione di Zaborney era tanto semplice quanto rivoluzionaria: trasformare gli abbracci in un simbolo universale di calore umano, un mezzo per abbattere le barriere culturali e sociali che ci trattengono dall’esprimere affetto apertamente, e una risorsa per combattere l’isolamento emotivo che spesso ci attanaglia. Ma perché un abbraccio ci tocca così profondamente, e quali tesori nasconde nella sua essenza? L’abbraccio è una grammatica del cuore, un codice universale che trascende le barriere linguistiche e culturali. Come dimostrano studi neuroscientifici recenti, esso possiede un potere curativo che si manifesta attraverso reazioni chimiche e neurologiche.

L’ossitocina, spesso chiamata “l’ormone dell’amore”, inonda il nostro corpo durante un abbraccio, riducendo lo stress e accendendo il lume della fiducia. È un balsamo per l’anima e per il corpo, capace di lenire le ferite invisibili che la solitudine ci infligge. Un esperimento condotto dall’University College London nel 2024 ha rivelato che bastano 20 secondi di contatto per innescare questa risposta neurochimica. Vent’anni di tensioni sembrano dissolversi in quel breve, eterno momento di connessione. Gli effetti benefici degli abbracci si dispiegano come petali di un fiore prezioso, portando con sé ricompense che vanno ben oltre il semplice conforto emotivo: Rafforzano i legami sentimentali: un abbraccio è un dialogo silenzioso tra due corpi. È il “ti amo” sussurrato senza parole, l’eco di un’intimità che dona sicurezza e alimenta l’amore. Una coppia che si abbraccia è un baluardo contro le tempeste della vita. Rinforzano il sistema immunitario: il tocco umano non scalda solo il cuore, ma anche il corpo. Studi della Carnegie Mellon University dimostrano che gli abbracci riducono gli ormoni dello stress, potenziando le difese naturali e proteggendoci dai malanni di stagione. Accrescono l’autostima: l’abbraccio ci riporta al senso di protezione primordiale che abbiamo conosciuto da bambini. È un guscio di sicurezza che ci sottrae alla necessità di approvazione esterna, regalandoci la libertà di essere noi stessi. Attenuano l’ansia e lo stress: nell’era della connessione digitale, il contatto fisico è un’ancora di salvezza. Le braccia che ci avvolgono sciolgono la tensione e creano un’isola di pace nel tumulto delle emozioni. Infine, stimolano il cervello: un abbraccio, come una danza sincronizzata, sintonizza gli emisferi cerebrali.

Ci rende più concentrati, più creativi, più vivi.Per i neonati, un abbraccio non è soltanto un gesto d’affetto, ma una necessità vitale. La marsupio-terapia, conosciuta anche come Kangaroo Mother Care, ne è una dimostrazione tangibile. Questa pratica di contatto pelle a pelle stabilizza la temperatura corporea, favorisce lo sviluppo neurologico, riduce lo stress e rafforza il legame tra genitore e figlio. Secondo la Società Italiana di Pediatria, i benefici sono particolarmente evidenti nei neonati prematuri, per i quali l’abbraccio si trasforma in una promessa di vita. Non tutti, però, trovano conforto in un abbraccio. Per alcune persone, segni profondi lasciati da traumi o esperienze negative possono rendere il contatto fisico un’ombra di dolore. In questi casi, percorsi psicologici aiutano a riscoprire il valore degli abbracci e a liberarsi dalle catene dell’aptophobia, la paura del tocco. Eppure, anche nelle culture che considerano gli abbracci una rarità, il gesto porta con sé un significato speciale.

Tra gli Inuit, per esempio, il “Kunik” sostituisce l’abbraccio con il delicato sfregare dei nasi. I Maori, invece, si scambiano l’“Hongi”, un’intima unione di fronte e naso. Gesti che, seppur diversi nella forma, condividono la stessa radice: il desiderio di connessione. In un mondo sempre più frammentato, dove le distanze non sono solo fisiche ma spesso emotive, l’abbraccio emerge dunque come un gesto straordinariamente semplice e al contempo potente, un simbolo universale di unione, calore e speranza. È un messaggio silenzioso che parla di speranza, riconciliazione e possibilità infinite. Perché, in fondo, ogni abbraccio è un piccolo atto di rivoluzione: ci avvicina agli altri e ci restituisce a noi stessi, ricordandoci che siamo tutte creature connesse da un filo invisibile fatto di empatia e amore.

Tags: salute
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