Ambiente

Il Giappone rivede i suoi obiettivi per la riduzione dei gas serra

Redazione
 

Il Giappone si è impegnato a ridurre le proprie emissioni di gas serra del 60% entro il 2035 rispetto al 2013, nell'ambito di una revisione della sua strategia energetica. La quarta economia mondiale, ancora fortemente dipendente dagli idrocarburi e accusata di avere il mix energetico più inquinante tra le potenze del G7, si è già posta l'obiettivo di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050.

Il Giappone rivede i suoi obiettivi per la riduzione dei gas serra

L'impegno, reso noto oggi, fa parte del nuovo "contributo determinato a livello nazionale" (NDC) che Tokyo, come tutti i Paesi firmatari dell'accordo di Parigi sul clima del 2015, doveva presentare all'ONU entro e non oltre il 10 febbraio. Secondo i dati delle Nazioni Unite, dei quasi 200 Paesi interessati, solo dieci hanno rispettato i tempi previsti.

L'obiettivo deve essere raggiunto durante l'anno fiscale giapponese 2035, che terminerà a fine marzo 2036. Il Paese mira inoltre a ridurre le proprie emissioni del 73% entro il 2040, sempre rispetto al 2013, ha affermato il ministero giapponese dell'Ambiente.

"Questi obiettivi ambiziosi sono in linea con l'obiettivo globale" previsto dall'Accordo di Parigi, volto a limitare il riscaldamento globale a meno di 1,5°C rispetto all'era preindustriale, e si inseriscono nella prospettiva della "neutralità carbonica" , ha ribadito il ministero.

Nel suo precedente contributo nazionale presentato all'ONU nel marzo 2020, il Giappone si era impegnato a ridurre le proprie emissioni solo del 26% entro il 2030, suscitando forti critiche da parte delle ONG e degli esperti del clima. Nel frattempo, un piano più ambizioso, presentato nell'ottobre 2021, ha fissato un obiettivo di riduzione del 46% entro il 2030 rispetto al 2013.

Per il Giappone le sfide sono importanti. Nel 2023, quasi il 70% del suo fabbisogno elettrico era coperto da centrali termoelettriche alimentate a carbone e idrocarburi. Le importazioni di combustibili fossili, pari al 23% delle importazioni totali del Giappone, costano al Paese l'equivalente di circa 470 milioni di dollari al giorno, secondo i dati doganali giapponesi per il 2024.

Desideroso di affrontare questo problema, il governo di Shigeru Ishiba ha annunciato a metà dicembre un piano preliminare per rendere l'energia rinnovabile la principale fonte di elettricità del Paese entro il 2040, incrementando al contempo l'uso dell'energia nucleare. Tanto più che Tokyo conta su un aumento della produzione di energia elettrica del Paese dal 10 al 20% entro il 2040, rispetto al 2023, a fronte di una domanda crescente legata in particolare all'intelligenza artificiale e alla produzione di semiconduttori.

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