Salute

Clinica "Villa Mafalda", intervista al professor Edoardo Monaco

Redazione
 

Il professor Edoardo Monaco, laureato in Medicina e specializzato in Ortopedia e Traumatologia all’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma, è docente Master di II livello di Traumatologia dello Sport all’Università “La Sapienza” e svolge la sua attività professionale presso la UOC Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale Sant’Andrea di Roma e presso la clinica “Villa Mafalda”.

Clinica "Villa Mafalda", intervista al professor Edoardo Monaco

Autore di numerose pubblicazioni su riviste internazionali di ortopedia e traumatologia sportiva, è stato medico ortopedico delle nazionali giovanili di calcio della FIGC.

Può descrivere in che cosa consiste la lesione del crociato?

È la lettura del legamento del crociato anteriore, che si trova all’interno del ginocchio e controlla la traslazione anteriore della tibia rispetto al femore e in parte anche la rotazione interna della tibia. La sua rottura provoca un’instabilità antero-posteriore e in parte anche rotazionale, che per i pazienti è fastidiosa perché crea cedimenti nei movimenti torsionali e rotazionali, soprattutto tipici di alcuni sport che prevedono questo movimento del ginocchio.

Che cosa sono i legamenti?

Sono una specie di tiranti, che restano in tensione quando l’articolazione subisce un movimento. Quando sono sani permettono una certa escursione articolare, ma ne bloccano una eccessiva. Consentono quindi all’articolazione di muoversi nel suo range normale di movimento. Quando si rompono o sono lesionati da un trauma, l’effetto di stoppare il movimento eccessivo si perde, l’articolazione va incontro ad un movimento innaturale e il paziente lo avverte.

Che differenza c’è tra legamento del crociato anteriore e posteriore?

Il crociato anteriore controlla la traslazione anteriore della tibia, quello posteriore la traslazione posteriore. La lesione del legamento del crociato anteriore è molto più diffusa perché è molto più frequente il meccanismo traumatico che la produce, che è un meccanismo torsionale. Mentre il crociato posteriore si lesiona più spesso per traumi diretti e quindi in contesti non del tutto o esclusivamente sportivi.

Esistono statistiche su queste lesioni?

Secondo un report della Società italiana di Ortopedia e Traumatologia, in Italia le lesioni del legamento crociato anteriore sono 150.000 ogni anno e, in base a una ricerca del Philadelphia Health Center, gli interventi chirurgici per questa patologia sono aumentati del 400% negli ultimi dieci anni in tutto il mondo.

Nell’immaginario collettivo la lesione del crociato è legata al giocatore di calcio. Il resto della popolazione è colpito in modo significativo da questa lesione?

In prevalenza è un infortunio di carattere sportivo, che non è legato solo al calcio, ma può riguardare anche il basket, lo sci, il volley, il rugby e altri sport. Può capitare anche in seguito ad incidenti automobilistici o con i motorini.

Qual è la soluzione per questa lesione?

Ci possono anche essere casi di lesioni isolate in pazienti a bassa richiesta funzionale, perché in età avanzata, che possono essere trattati in maniera conservativa, tenendo però presente che con il passare del tempo, senza il legamento funzionante del crociato anteriore, si possono sviluppare lesioni secondarie meniscali e cartilaginee, che possono portare negli anni successivi all’infortunio a problematiche degenerative come l’artrosi. Quindi, più si è giovani più l’intervento chirurgico è obbligatorio, per stabilizzare l’articolazione e per prevenire che questa si rovini ancora di più nel tempo.

Con quale tecnica s’interviene?

A grandi linee, nella tecnica tradizionale l’intervento si esegue prelevando un tendine del ginocchio del paziente e inserendolo all’interno dell’articolazione attraverso dei fori ossei, dei tunnel. Quindi, questo tendine, passando da un tunnel all’altro, si posiziona all’interno del ginocchio al posto del crociato anteriore. Una tecnica alternativa a questa, che può essere eseguita per pazienti con un determinato tipo di lesione, è quella di riparare il legamento che si è rotto. È una tecnica che si chiama appunto di riparazione e, a differenza dell’altra, non prevede il prelevamento del tendine e quindi non ci sono fastidi nel sito dove il tendine è prelevato.

Qual è l’aspetto principale di questo tipo di chirurgia?

Non è la riparazione del legamento del crociato e la sua ricostruzione. L’aspetto cruciale è la diagnosi di tutte le lesioni associate, meniscali, cartilaginee e legamentose, che devono essere trattate insieme alla lesione del crociato. Per cui, dal punto di vista medico parlare di rottura del legamento del crociato ha poco senso, perché quello che definisce se un infortunio è più o meno grave è la rottura delle altre strutture che si possono rompere al momento del trauma.

Di quali tecnologie ci si può dotare per questi interventi?

Gli interventi si fanno in artroscopia da tanti anni e ci avvaliamo dell’evoluzione continua degli strumenti e dei mezzi di fissazione; le tecniche sono sempre più mininvasive e più rispettose degli accessi chirurgici. Lavoriamo attraverso un monitor, infilando una piccola telecamera nel ginocchio. Maggiore è la risoluzione della telecamera e del monitor, maggiore è la qualità dell’immagine: è una chirurgia che si avvale della stessa tecnologia che offre la perfetta qualità dell’immagine per i televisori o per lo schermo cinematografico.

Quanto tempo dura la riabilitazione?


La ripresa di una vita normale, quella che interessa ai pazienti normali – camminare, guidare, vivere – richiede circa un mese. La ripresa dell’attività agonistica per un atleta è indicata per un periodo di tempo di otto-nove mesi, perché ci sono dei lavori scientifici che dimostrano che per ogni mese in cui si anticipa il ritorno allo sport, aumenta il rischio di rifarsi male, sia nello stesso punto e nella stessa maniera, sia nello stesso punto, ma in maniera diversa. Per i pazienti al di sotto dei quattordici anni, il tempo indicato è di dodici mesi. Le tempistiche sono indicative, perché prima di tornare in campo è necessario stabilire, attraverso test specifici, se il ginocchio e l’atleta sono in grado di riprendere l’attività sportiva.

Esiste la possibilità di prevenire questo tipo di traumi?

La prevenzione dovrebbe essere fatta a tutti i livelli. La FIFA e l’UEFA hanno proposto una serie di programmi per la prevenzione di questo tipo d’infortunio e nella loro ottica dovrebbero partire dai bambini, dalle scuole calcio, per continuare per l’intera vita sportiva.

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