Nella saga estiva pruriginosa che ha coinvolto Raoul Bova, Rocìo Morales e Martina Ceretti, ci mancava pure il quarto incomodo, appena indagato per l’audio diffuso: è Federico Monzino, pierre amico della giovanissima modella che, secondo Fabrizio Corona, si è cucinata il povero Bova mettendolo alla berlina per diventare famosa.
Non era un film: Raoul Bova, da Don Matteo a Dongiovanni
Ma lei è quella che c’ha lo sguardo che spacca, almeno si spera di dover tradurre così il minuto e ventidue secondi di vocale diventato virale nonostante Corona lo elargisca a pagamento: «Buongiorno essere speciale dal sorriso meraviglioso e dagli occhi spaccanti e dai baci meravigliosi, dolci, soavi, fammi fare un po’ il filosofico al tuo livello...sono qui nel letto, mi sto per preparare, ho già fatto mezz’ora di corsa, sa tutto ancora un po’ di te qua, quindi come se fossi qui, ti annuso. Poi fatti sentire in giornata, ma tu che fai? Se sei libera o se no facciamo direttamente domani, ma non so se resisto... Ciao, buona giornata, buon risveglio».
È questa l’apoteosi: lui è ricco, bello, famoso, scelto perfino da quella perfezionista di Madonna che lo vide come symbol incarnato del sex latino, buono per vendere in uno spot pubblicitario di cui, all’epoca si parlò a lungo, che scrive messaggi da cinquantenne a una ventenne raccomandandole “discrezione” manco l’avesse incontrata in sagrestia (e non quella di Don Matteo”) e non su Instagram mentre, piazzista fra piazzisti, cerca di imporre il suo lato B su un oceano di altri culi postati a manetta con le solite frasi di Hesse, Morrison, Siddharta e il Dalai Lama.
E qui cade il velo di Maya: è lui l’eroe che aspettavamo in tempi foschi di Only Fans e inni al maschio beta, gamma, zeta: Raoul Bova, chi l’avrebbe mai detto. Uno che perde la trebisonda dinanzi al fatidico pelo, uno che se ne infischia del ridicolo pur di entrare nelle grazie dell’ennesima social climber, uno che parla di baci dolci. Pure romantico. Eppure tutti a gridare allo scandalo, come nell’evangelica storia della trave e della pagliuzza: tutti santi e pronti a rifiutare l’eventuale dopo cena con modellina annessa. Certo, meglio la quarant/cinquant/sessant/quello che vi pare, plastificata in preda al delirio delle ultime cartucce o della routine coniugale. Come no. Unico neo: non si ripeterà mai abbastanza che chi nasce tondo, non crepa quadro. È così, fratelli umani.
Perciò, aspettarsi fedeltà, cara Rocìo (giustamente sconvolta, tuona il suo avvocato, e pronta a smentire la separazione di fatto su cui pinocchieggia lui) è quantomeno ingenuo, considerato che X anni fa la modellina di belle speranze eri tu. E all’epoca il baldo Raoul se l’è dovuta vedere con la ex suocera, l’avvocata rampantissima Bernardini De Pace, che aveva affidato il proprio comprensibile sdegno di cuor di mamma a una lettera aperta pubblicata nientemeno che su Il Giornale: «Caro genero, mi sai indicare il momento in cui, da genero devoto, sei diventato degenero? Forse quando hai giurato… che non avevi tradito mia figlia, o quando, molto tempo prima, in segreto, l’avevi già tradita? E invece sei un vigliacco, ambivalente, manipolatore». Al posto della figlia un po’ mi sarei vergognata ma tant’è. I figli so piezz’e core, non si discute.
Ma davvero ci si può sorprendere delle corna reiterate che Bova affibbia alle sue mogli/compagne? Direi di no, e se riuscissimo ad accettare il nostro prossimo per quello che è e non per ciò che vorremmo che fosse saremmo tutti più felici. Piuttosto sorprende, ma in effetti nemmeno più di tanto, il silenzio unificato di attori, registi & C.: nessuno che si sia schierato in difesa del poverino, così cotto da fare tenerezza: «Dormito con il tuo sapore e odore, per me è stata una serata speciale. Non mi sono fatto la doccia per addormentarmi con te. Mi dici come sei stata tu?». Povero Raoul, che risveglio brutale.