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Tassi giù, previsioni su: la Fed vede un 2026 più forte

di Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm
 
Tassi giù, previsioni su: la Fed vede un 2026 più forte
In occasione dell’ultima riunione di politica monetaria in calendario per il 2025, in linea con le attese degli analisti, la Federal Reserve ha optato per un nuovo taglio da 25 punti base, segnalando che il livello attuale dei tassi di interesse si trova “all’interno di un ampio intervallo di stime del livello neutrale”, il che equivale ad escludere ulteriori riduzioni nell’immediato. Il quadro dipinto dal presidente Powell in conferenza stampa è complesso: l’inflazione resta al di sopra dell’obiettivo, mentre il mercato del lavoro mostra segnali di rallentamento, rappresentando la principale fonte di preoccupazione per i policymaker e la vera motivazione alla base del taglio dei tassi. Powell ha persino suggerito che la crescita occupazionale reale potrebbe essere più debole di quanto indichino i dati ufficiali, forse addirittura negativa.

Spunti di riflessione interessanti arrivano dalle nuove proiezioni economiche della Fed, che aggregano le stime dei vari membri del Board. Rispetto a settembre, la previsione di crescita per il 2026 è stata rivista sensibilmente al rialzo (dal 1,8% al 2,3%), mentre quella sull’inflazione è stata leggermente ridotta (dal 2,6% al 2,4%). Si tratta di uno scenario complessivamente positivo, al netto della consapevolezza che non conviene attribuire troppo peso a un singolo set di previsioni, anche se proviene dalla Fed.

Sul fronte dei tassi, l’orientamento di fondo rimane pressoché invariato: in media, i membri del FOMC si aspettano un solo taglio nel 2026. Tuttavia, osservando le stime individuali, emerge come alcuni non escludano addirittura un rialzo dei tassi, ipotesi che oggi appare lontana, ma che potrebbe diventare più credibile se il Pil accelerasse davvero e la disoccupazione scendesse ulteriormente.

Altro punto da sottolineare è la decisione della Fed di avviare un’operazione di acquisto di Treasury Bill per garantire un’ampia disponibilità di riserve nel sistema finanziario. Non si tratta di un nuovo Quantitative Easing, dal momento che riguarda titoli a brevissima scadenza, ma l’iniziativa segnala comunque una certa tensione nei mercati di finanziamento statunitensi, visibile nella recente volatilità dei tassi sul mercato monetario. Ad ogni modo, è rassicurante vedere la Banca Centrale agire in modo proattivo, soprattutto a ridosso della fine dell’anno.

In conclusione, la Fed ha tagliato i tassi come da copione, guidata dall’indebolimento del mercato del lavoro, e ha indicato che ci troviamo vicino al livello dei tassi considerato neutrale, suggerendo che ulteriori mosse richiederanno un cambiamento significativo dello scenario macroeconomico. Nel complesso, le nuove proiezioni economiche tracciano un quadro sorprendentemente ottimista, con crescita più sostenuta e inflazione in calo: se dovessero realizzarsi, rappresenterebbero un contesto molto favorevole per gli asset finanziari.
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