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Kairos Partners SGR: Market Flash di martedì 17 dicembre 2024
di Alberto Tocchio, head of Global Equity and Thematics
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Eccoci arrivati agli ultimi giorni di questo fantastico anno ricco di novità e caratterizzato da performance sostanziose per la maggior parte delle asset class. Questa settimana sarà particolarmente seguita per il meeting della Fed e per la scadenza opzioni e futures più importante dell’anno.
L’indice SPX si è mosso in un trading range molto ristretto da inizio mese, consolidando la forte performance di novembre: da un lato siamo in presenza della migliore performance annuale in 20 anni, e dall’altro ai livelli attuali siamo sopra del 25% rispetto al target price medio dato dagli strategisti a dicembre dell’anno scorso.
Il bitcoin è stato il migliore performer da inizio anno per ben 8 degli ultimi 10 anni, seguito dalla performance dell’SPX growth, che include principalmente il settore della tecnologia, positivo del 40% da inizio anno dopo il +30% dell’anno scorso, anche se nelle ultime settimane avevamo dato parecchio rilievo all’allargamento di partecipazione che ha però avuto una brusca frenata la settimana scorsa, evidenziata dalla performance negativa dell’SPX equal weight, dal Russell e dai tassi sul decennale USA.
Oramai anche in Europa, oltre la metà del calo dei rendimenti visto a novembre è stato ritracciato, e sull’azionario negli ultimi giorni l’effetto netto è stato da un lato qualche scossone sul momentum, dall’altro un passo indietro nella partecipazione al rialzo di mercato.
Anche l’Europa ha sofferto la debolezza del momentum trade ma in misura molto più contenuta, sia perché la performance su questo indicatore è molto diversa rispetto agli US (era a +70% da inizio anno a fine novembre in US rispetto al +14% in Europa) sia per via del posizionamento meno crowded. Tuttavia, si tratta di elementi di attenzione sul mercato, anche perché’ in questo momento l’esposizione netta dei fondi hedge è la più alta degli ultimi 6 anni.
Sono infatti state ridotte molte posizioni corte e lo si capisce facilmente osservando le performance dei migliori settori della scorsa settimana: in testa l’automotive, che ha sovraperformato gli indici del 6%, assieme al settore del Lusso e ad altri titoli legati alla Cina.
Importante inoltre notare che, come anticipavamo, se il mese di novembre ha rappresentato un record per le vendite sui future in Europa, le ricoperture di dicembre da parte dei sistematici sono state solide. Inoltre, considerato che la volatilità per ora rimane bassa, le vendite potrebbero continuare anche nei prossimi giorni sia in Europa sia negli US, con l’SPX che entra nella settimana delle scadenze di opzioni e futures più importante dell’anno, dove lo strike di 6.100 potrebbe funzionare da “calamita”.
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Molto importante che stia tornando, come ipotizzavamo, l’interesse sull’Europa. Sebbene ci siano numerosi tasselli da mettere a posto prima che il trade possa dirsi convincente, da qualche parte bisognerà pur iniziare, e l’Eurostoxx50 non solo sta provando a rompere i 5.000 punti ma sta anche recuperando parte della sottoperformance record accumulata da inizio anno (-10% nel solo mese di novembre). Nel momento di massima incertezza politica in Francia e Germania i mercati stanno trovando la forza di rimbalzare.
La caduta di Barnier dopo soli tre mesi ha lanciato un chiaro il messaggio a Francia e Germania: la retorica deve cambiare verso manovre che siano meno restrittive e che spingano di più l’economia, e il mercato sta iniziando a scommettere su questo scenario.
Per l’Europa è particolarmente interessante anche quanto sta accadendo in Cina con il Politburo, il meeting dei 24 politici più importanti del paese, che per la prima volta dal 2008 hanno promesso una politica fiscale più proattiva. In Cina le parole hanno un forte peso, e questa formulazione nuova sembra esprimere un impegno abbastanza concreto, anche se il mercato oramai sembra scottato dalle promesse e vuole qualche numero preciso. Il differenziale di tassi tra US e Cina ha raggiunto il -2.5%, quasi il record di 20 anni fa, anche perché’ oltre al potenziale Quantitative Easing, il mercato si attende un nuovo taglio di tassi in linea con le altre banche centrali globali.
La settimana scorsa la Bce ha tagliato i tassi per la quarta volta quest’anno, abbassando anche le stime di crescita e inflazione e togliendo la dicitura "restrictive for an extended period".
Ha tagliato anche la Banca Centrale Svizzera, addirittura più del previsto: circa 50 punti base. Se quindi l’inflazione non fa più paura, la motivazione di base è provare a rafforzare l’economia.
Domani toccherà alla Fed, e il mercato ha incrementato la probabilità di taglio a quasi il 100% negli ultimi giorni. È invece cambiata la stima di tagli per il 2025, scesa a soli 2 tagli da 25 punti base contro gli oltre 10 tagli previsti a settembre, e questo spiega anche l’ultimo nuovo movimento al rialzo dei tassi legati al macro, sempre forte, e a dati inflattivi CPI e PPI che hanno sorpreso leggermente al rialzo. Importante come sempre il dato PCE in uscita giovedì, 1 giorno dopo che Powell avrà probabilmente espresso fiducia sul processo di rientro dell’inflazione.
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Manca poco più di 1 settimana alla fine dell’anno, siamo nel mezzo del Santa’s rally, un periodo statistico favorevole con una percentuale dell’80% di mercati positivi a cavallo tra fine anno e i primi giorni del 2025 per i tanti fattori tecnici positivi che lo rendono il migliore periodo dell’anno. Nelle ultime settimane sembra che l’SPX sia entrato in una certa forma di consolidamento muovendosi in un trading range molto ristretto.
È presto per trarre conclusioni ma un minimo di prudenza per il 2025 bisognerà averla: l’entusiasmo è alle stelle così come il posizionamento, mentre la volatilità continua a battere ogni record al ribasso. Pur sapendo che le dinamiche del mercato sono cambiate, con un peso sempre maggiore dei flussi passivi sugli ETF, dei fondi sistematici e di altri investitori legati più alle correlazioni che ai fondamentali, viene difficile pensare che il prossimo anno non abbia delle difficoltà e un aumento della volatilità rispetto ai livelli attuali.
Siamo arrivati al livello di equity risk premium più basso registrato da decenni, e sebbene questo non sia un indicatore della direzione di mercato o del timing, ci ricorda che bisogna rimanere vigili ed eventualmente prendere qualche profitto sull’azionario.
Anche il posizionamento in US va tenuto sotto controllo, visto che non include solo gli investimenti dei fondi, che sappiamo essere quasi al massimo della capacità, ma anche delle famiglie, che mai come ora hanno il loro patrimonio investito sull’azionario. La correlazione tra i diversi titoli dell’indice SPX a 3-mesi non è mai stata così bassa, frutto di un’estrema concentrazione degli indici.
È un mercato ancora interessante dove essere posizionati, ma il nostro pensiero per il 2025 è quello di prestare attenzione al verificarsi di dinamiche più complesse e alla maggiore volatilità. A un certo punto sarà necessario agire in modo “contrarian” guardando con il giusto timing l’Europa e, perché no, anche l’Asia. Chiudo facendo notare come l’SPX 500 senza Nvidia negli ultimi 2 anni avrebbe avuto un movimento molto simile a quello degli indici Europei.