Punti-chiave
- Gli advisor finanziari detengono l’equivalente di 167.274 BTC e rappresentano il gruppo più numeroso di investitori professionali in ETF statunitensi su Bitcoin (54% di tutte le posizioni dichiarate nei 13-F)
- Complessivamente, le partecipazioni di investitori professionali sono rimbalzate del 57% a 33,4 miliardi di dollari nel Q2 2025, superando sia la crescita del prezzo di Bitcoin (+30%) sia quella del mercato ETF nel complesso (+45%)
- L’endowment di Harvard ha dichiarato per la prima volta di aver investito in Bitcoin: un acquisto da $116 milioni del prodotto IBIT di BlackRock, pari a quasi 25 punti base del portafoglio.
- I principali movimenti da parte degli investitori istituzionali sono stati contrastanti: JPMorgan (+203M$), Morgan Stanley (-312M$), Goldman Sachs (-377M$), BlackRock (+475M$), Wells Fargo (+148M$)
- Gli hedge fund continuano a ridurre l’esposizione: nonostante un aumento del 27,9% in valore nominale grazie al rialzo delle valutazioni, l’esposizione su BTC è scesa leggermente (-1,4%)
I consulenti accumulano silenziosamente mentre i Corporate Treasury dominano i titoli
Tra rally di mercato, iniziative governative e politiche, e i flussi di capitale di società simili a MicroStrategy (oggi Strategy), c’è stato poco spazio per altri titoli. Eppure, una tendenza incoraggiante e meno visibile è l’aumento dell’esposizione a Bitcoin da parte degli advisor finanziari attraverso gli ETF statunitensi.
Secondo i più recenti dati emersi dalla compilazione del 13-F, ovvero il documento regolamentare richiesto dalla Securities and Exchange Commission (SEC) per rendere pubbliche le partecipazioni di titoli gestiti da investitori istituzionali, gli advisor - con oltre 100 milioni di dollari in gestione -detengono ora l’equivalente di 167.000 BTC, un dato in crescita di oltre il 30% rispetto al trimestre precedente.
La domanda da parte dei Corporate Treasury rimane il tema chiave del 2025: i bilanci delle società quotate hanno superato 1 milione di BTC ad agosto 2025, con afflussi trimestrali da circa 25 miliardi di dollari, superiori ai flussi netti verso tutti gli ETF globali su Bitcoin.
Numeri impressionanti, ma sempre più analisti ritengono che questo tipo di adozione corporate sia probabilmente temporanea: operazioni di raccolta sui mercati dei capitali, SPAC focalizzate su singole strategie o il rilancio di “società zombie” non rappresentano un modello duraturo. Un trend potenzialmente più solido, invece, potrebbe emergere se le aziende destinassero progressivamente una parte dei loro utili operativi a Bitcoin.
La tendenza più resiliente e forse più significativa nel lungo periodo è l’integrazione strutturale degli ETF Bitcoin nei canali di wealth management; se i consulenti dedicassero stabilmente una quota dei portafogli dei clienti a Bitcoin, verrebbe fatto un enorme passo in avanti nella sua maturazione come riserva di valore. La domanda passiva e costante che ne deriverebbe – su un asset con offerta limitata – sarebbe chiaramente un vantaggio per gli investitori, simile al ruolo che l’oro ricopre come componente standard all’interno della classe “alternativi”.
La nostra osservazione principale è che gli effetti dell’approvazione degli ETF spot sono ancora in pieno sviluppo. La partecipazione retail resta molto alta (circa il 75% degli asset gestiti negli ETF è detenuto da soggetti non tenuti a compilare il 13-F), tuttavia i nuovi dati mostrano progressi significativi tra gli investitori istituzionali. La crescita costante dell’esposizione da parte dei consulenti, insieme alle recenti dichiarazioni di grandi endowment e banche, è un segnale promettente per la domanda futura.
Le partecipazioni istituzionali rimbalzano con la crescita del mercato ETF
I soggetti con l’obbligo di compilazione del 13-F hanno dichiarato 33,4 miliardi di dollari di partecipazioni in ETF Bitcoin a fine del secondo trimestre, un dato in crescita del 57% rispetto ai 21,2 miliardi del primo. Il mercato complessivo degli ETF Bitcoin statunitensi è salito del 45% a 103 miliardi di dollari di masse in gestione, aumentando leggermente la quota istituzionale al 24,5%. Sia il mercato complessivo sia il campione 13-F hanno superato la crescita del prezzo di Bitcoin stesso (+28,9%).
Chi compra, chi vende
Alcune variazioni significative hanno contribuito a questi numeri:
- Brevan Howard si è riclassificato da hedge fund a investment advisor e ha aumentato in modo sostanziale le partecipazioni da 12.300 BTC a 21.400 BTC, sostenendo la crescita del segmento “advisor” e spiegando in parte il calo tra gli hedge fund.
- Sul fronte delle banche: JPMorgan ha dichiarato per la prima volta una posizione da 1.900 BTC, mentre Wells Fargo ha quasi quintuplicato l’esposizione a 1.700 BTC.
- Per gli endowment, il debutto di Harvard è stato il solo fattore determinante.
- Tra i broker, la crescita è stata trainata soprattutto da società di trading quantitativo e intermediari, in particolare Jane Street, con cambiamenti rilevanti anche da parte di IMC-Chicago, Clear Street e Belvedere Trading.
Tre asset continuano a dominare l’esposizione dei professionali
- IBIT (BlackRock): 21,6 miliardi di dollari, di cui il 29% detenuto da soggetti con obbligo di compilazione del 13-F
- FBTC (Fidelity): 4,5 miliardi di dollari, di cui il 21% da soggetti con obbligo di compilazione del 13-F
- GBTC (Grayscale): 2,9 miliardi di dollari, di cui il 15% da soggetti con obbligo di compilazione del 13-F
Nel complesso, questi tre asset rappresentano oltre l’87% delle partecipazioni in ETF dichiarate nei 13-F.
Una base di adozione duratura continua a crescere
La storia di Bitcoin di quest’anno è stata dominata dalle mosse dei Corporate Treasury, ma il settore della domanda più impattante potrebbe emergere silenziosamente sotto la superficie. Advisor, broker, banche ed endowment stanno progressivamente integrando gli ETF Bitcoin nei loro portafogli, seppur con proporzioni contenute, effettuando allocazioni ricorrenti più difficili da ritirare rispetto a singole scommesse tattiche e sensibili al prezzo.
Le entrate delle grandi banche d’investimento, come JP Morgan e Wells Fargo, anche se passive o guidate dai clienti, rafforzano il ruolo degli ETF nel processo di integrazione di Bitcoin nell’infrastruttura finanziaria mainstream. Allo stesso tempo, non va sottovalutato il contributo di fondi pensione ed endowment, che conferiscono credibilità alla considerazione di Bitcoin come asset finanziario nei portafogli moderni.
Gli ETF spot negli Stati Uniti sono stati lanciati oltre un anno e mezzo fa, ma i loro effetti sono tutt’altro che pienamente realizzati. L’integrazione strutturale di Bitcoin nei canali di wealth management e istituzionali è un fenomeno in corso, e questa base silenziosa e persistente di domanda sembra sempre più destinata a influenzare la dinamica del mercato di Bitcoin per gli anni a venire.
CoinShares è la principale società di investimento europea specializzata in asset digitali. Dal 2013 propone soluzioni di investimento e servizi - sia per investitori istituzionali sia per investitori privati - che avvicinano sempre più i cripto-asset ai mercati tradizionali. La società, riconosciuta come pioniera nel settore degli asset digitali, è stata la prima in Europa a lanciare un ETP su Bitcoin. CoinShares è regolamentata a Jersey dalla Jersey Financial Services Commission, in Francia dall’Autorité des marchés financiers e negli Stati Uniti dalla Financial Industry Regulatory Authority, ed è quotata al Nasdaq Stockholm con il ticker CS e al US OTCQX con il ticker CNSRF. Recentemente, la Società ha annunciato l’avvio dell’iter di quotazione al Nasdaq americano attraverso una business combination da $1,2 miliardi, che posiziona CoinShares tra i principali gestori di asset digitali anche a livello mondiale.