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Chi ha paura dei dazi Usa?

A cura di Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm*
 
Chi ha paura dei dazi Usa?

Nonostante l’annuncio dell’introduzione di nuove tariffe commerciali verso Messico, Canada e Cina da parte del neopresidente Trump abbia catalizzato l’attenzione dei mercati nel corso della settimana, ad oggi gli ETF azionari non hanno registrato variazioni significative. I timori iniziali dei mercati si sono subito ridimensionati a seguito del rinvio delle tariffe commerciali da parte dell’amministrazione repubblicana, in cambio di alcune concessioni politiche, che ha risollevato l’umore degli investitori. Ad ogni modo, crediamo che l’inasprimento dei dazi, annunciato con largo anticipo da Trump, non avrebbe dovuto cogliere i mercati così di sorpresa e che potrebbe trattarsi di un importante strumento negoziale nelle mani dell’amministrazione Usa.

Sul fronte della politica economica interna, i dazi continuano a rappresentare un ostacolo alla crescita, mentre il loro impatto sull’inflazione nel lungo termine è meno chiaro: le nuove tariffe potrebbero essere trasferite sui prezzi finali oppure potrebbero essere assorbite dalle aziende, a scapito dei margini di profitto di queste ultime. Si tratta di un tema delicato, che ha ripercussioni in termini di politica monetaria, poiché un’inflazione più alta potrebbe ostacolare il percorso di tagli dei tassi intrapreso dalle banche centrali, mentre una crescita più lenta e margini più compressi potrebbero pesare sugli utili aziendali. Il Segretario del Tesoro Scott Bessent ha dichiarato che l’attenzione dell’amministrazione Usa si concentra più sul rendimento del Treasury a 10 anni che sul tasso di riferimento della Fed. Dal momento che i policymaker non possono influenzare direttamente il rendimento del decennale Usa, questo potrebbe proteggere la Federal Reserve dalle critiche del governo sulle sue decisioni di politica monetaria.

Le parole di Bessent riportano anche l’attenzione sugli sforzi per ridurre la spesa pubblica: nelle ultime settimane, il governo ha annunciato diversi provvedimenti, tra cui tagli agli aiuti esteri, riduzioni del personale federale e persino la possibile eliminazione del Dipartimento dell’Istruzione. Per quanto sia prematuro discutere ora dell’efficacia di queste misure o delle loro conseguenze nel lungo termine, un ridimensionamento della spesa potrebbe attenuare le preoccupazioni sul debito pubblico e contribuire a ridurre i costi di finanziamento del governo. In conclusione, le misure di politica commerciale hanno un impatto significativo sulle variabili macroeconomiche e sui mercati finanziari che va monitorato attentamente, ma, per quanto la politica possa influenzare i mercati, è essenziale evitare di modificare i portafogli in modo impulsivo sulla scia dell’attualità politica.

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