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Aice: "La guerra dei dazi fa crescere l'incertezza delle imprese"
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Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha mantenuto la promessa di imporre dazi del 25% sulle importazioni di acciaio e alluminio. "Oggi semplifico le nostre tariffe sull'acciaio e l'alluminio. È il 25%, senza eccezioni o esenzioni", ha detto il 10 febbraio scorso Trump nello studio ovale firmando i relativi ordini esecutivi. Trump ha aggiunto che sta valutando l'imposizione di dazi aggiuntivi su automobili, prodotti farmaceutici e chip informatici. A essere colpiti saranno in primis Canada, Brasile e Messico, oltre all’Europa e – indirettamente - alla Cina.
La risposta della Commissione europea è arrivata a stretto giro di posta. Sarà "ferma e proporzionata", ha detto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, aggiungendo: “sono profondamente rammaricata per la decisione degli Stati Uniti di imporre dazi sulle esportazioni europee di acciaio e alluminio. Le tariffe sono tasse: dannose per le imprese, e peggiori per i consumatori. Le tariffe ingiustificate contro l'Ue non rimarranno senza risposta, l'Ue agirà per salvaguardare i propri interessi economici. Proteggeremo i nostri lavoratori, le nostre aziende e i nostri consumatori".
Aice: "La guerra dei dazi fa crescere l'incertezza delle imprese"
La crescente tensione commerciale tra Stati Uniti e Unione Europea sta generando incertezze per le imprese italiane, in particolare nel settore terziario. La necessità di stabilità per pianificare forniture e consegne è messa a rischio dalla minaccia di nuovi dazi, come sottolineato da AICE (Associazione Italiana Commercio Estero) in base agli ultimi dati e a un'indagine di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza su oltre 400 imprese. Nel 2024, l’export italiano ha visto una flessione dello 0,4%, con un calo delle esportazioni verso i principali partner europei (-1,9%) e un aumento verso i mercati extra-UE (+1,2%). Le esportazioni verso Germania e Stati Uniti, cruciali per il Made in Italy, sono diminuite del 3,7%. Il valore dell’export verso gli Stati Uniti è stato di circa 65 miliardi di euro, ma con un decremento del 3,7% rispetto all’anno precedente, mantenendo comunque il Paese al secondo posto per le esportazioni italiane, dopo la Germania. Secondo l’indagine di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza, le imprese temono che l’aumento dei dazi reciproci tra USA e UE possa portare a un’impennata dei prezzi e a una maggiore inflazione. Se l'UE rispondesse con dazi del 10-15% su alcuni prodotti importati dagli Stati Uniti, si prevede che il 5% dei costi finali ricada sui consumatori, con un impatto specifico per le aree di Milano, Lodi, Monza e Brianza. Il 56% delle imprese italiane conosce gli accordi di libero scambio siglati dall’UE con Paesi terzi, come l'accordo UE-Mercosur, che offre opportunità di crescita riducendo i dazi. Questi accordi sono visti positivamente come una risposta al protezionismo crescente, permettendo alle aziende di diversificare i mercati di sbocco e approvvigionamento. Riccardo Garosci, presidente di AICE e vicepresidente di Confcommercio, ha ribadito che "i dazi non sono una novità negli Stati Uniti, che già prima dell'amministrazione Trump applicavano misure protezionistiche, comprese barriere non tariffarie come difficoltà burocratiche per i prodotti agroalimentari. L’incertezza generata dai continui annunci di dazi minaccia ulteriormente la stabilità delle imprese". Garosci ha evidenziato che il protezionismo non porta benefici né agli Stati Uniti né agli altri Paesi coinvolti. L’introduzione indiscriminata di dazi potrebbe causare un aumento dei prezzi anche per i consumatori americani, con impatti negativi anche per le aziende italiane che operano nei mercati esteri, come Canada e Messico, o che dipendono da produzioni locali.