Potrebbe segnare il futuro del gruppo ambientalista la sentenza con cui un tribunale del North Dakota ha condannato Greenpeace a pagare una molto di oltre 660 milioni di dollari come risarcimento per i danni causati alla compagnia petrolifera texana Energy Transfer, sviluppatrice dell’oleodotto Dakota Access.
Greenpeace condannata a pagare 660 milioni di dollari per danni a Energy Transfer
Il verdetto, raggiunto dai nove componenti la giuria dopo due giorni in camera di deliberazione, ha ritenuto Greenpeace responsabile di azioni illegali per impedire la costruzione del Dakota Access Pipeline quasi un decennio fa.
Prima che la sentenza fosse resa nota, Greenpeace aveva avvertito che avrebbe potuto essere costretta a dichiarare bancarotta a causa del caso. Il gruppo di difesa ambientale ha affermato che intende presentare ricorso contro il verdetto.
“Questo caso dovrebbe allarmare tutti, indipendentemente dalle loro inclinazioni politiche”, ha affermato Sushma Raman, direttrice esecutiva ad interim di Greenpeace USA , in una dichiarazione, in cui ha aggiunto che ''Fa parte di una spinta rinnovata da parte delle aziende per armare i nostri tribunali per mettere a tacere il dissenso. Dovremmo tutti preoccuparci del futuro del Primo Emendamento e di cause legali come questa volte a distruggere i nostri diritti alla protesta pacifica e alla libertà di parola''.
Libertà di protesta a rischio? Greenpeace annuncia ricorso contro la sentenza
Per Greenpeace il caso di Energy Transfer rientra nella strategia pensata per seppellire i gruppi di attivisti con le spese legali e in ultima analisi ''mettere a tacere il dissenso''. Energy Transfer ha affermato che il verdetto della giuria è stata una ''vittoria'' per "gli americani che comprendono la differenza tra il diritto alla libertà di parola e la violazione della legge''.
“Siamo lieti che Greenpeace sia stata ritenuta responsabile per le sue azioni contro di noi, ma questa vittoria è in realtà per la gente di Mandan e di tutto il Dakota del Nord che ha dovuto vivere quotidianamente le molestie e le interruzioni causate dai manifestanti finanziati e formati da Greenpeace”, ha aggiunto la società.