La Federal Communications Commission, l'authority statunitense per il settore dei media, ha di fatto dato luce verde alla fusione da 8 miliardi di dollari tra Paramount e Skydance Media, in un accordo (annunciato lo scorso anno) che include la rete televisiva CBS, Paramount Pictures e il canale Nickelodeon.
Usa: dopo la cacciata di Colbert, approvata la fusione tra Paramount e Skydance
Con una inusuale dichiarazione, il presidente della FCC, Brendan Carr, ha commentato la fusione dicendo che ''gli americani non si fidano più dei media nazionali tradizionali per riferire in modo completo, accurato e giusto. È tempo di cambiare. Ecco perché accolgo con favore l'impegno di Skydance ad apportare cambiamenti significativi alla rete di trasmissione CBS, un tempo storica", dando in sostanza fiato alla retorica della presidenza Trump, da tempo in guerra dichiarata contro i media che gli sono avversi.
Carr ha detto che Skydance ha preso impegni scritti per garantire che la programmazione della nuova compagnia avrebbe avuto una ''diversità di punti di vista in tutto lo spettro politico e ideologico''. Skydance ha anche detto che assumerà un esterno imparziale di terze parti per riferire al presidente della nuova società per valutare le denunce di parzialità.
Per rimarcare il peso politico dell'assenso alla fusione, Carr ha voluto sottolineare che Skydance non ha alcun programma DEI in atto (quello delle politiche di inclusione, contro le quali Trump si è sempre scagliato) e ha accettato di non istituire alcuna iniziativa di questo tipo nella nuova società.
Skydance è di proprietà di David Ellison, il figlio del fondatore di Oracle e miliardario Larry Ellison.
La decisione della FCC di dare il via libera alla fusione non è comunque stata presa all'unanimità.
Il commissario Anna Gomez, l'unico democratico nella commissione di tre persone, si è opposta alla mossa, dicendo di essere turbata dal recente pagamento della Paramount per risolvere una causa intentata dal presidente Donald Trump contro "60 Minutes" della CBS.
"Il pagamento della Paramount e questa approvazione sconsiderata hanno incoraggiato coloro che credono che il governo possa – e debba – abusare del suo potere per ottenere concessioni finanziarie e ideologiche, chiedere un trattamento di favore e garantire una copertura mediatica positiva", ha scritto Gomez in una dichiarazione di dissenso.
Certo non può essere considerata una coincidenza il fatto che la decisione della FCC arriva meno di un mese dopo che la Paramount ha accettato di pagare 16 milioni di dollari a Trump dopo che quest'ultimo ha citato in giudizio la società per la redazione di un'intervista di "60 Minutes" con l'ex vicepresidente Kamala Harris.
E la decisione, peraltro, segue di una settimana l'annuncio che la CBS ha annunciato che stava cancellando "The Late Show with Stephen Colbert", il cui conduttore è sempre stato molto critico nei confronti di Trump e delle sue politiche, in ogni campo.
Lo stesso Colbert aveva definito l'accordo una "grossa tangente" durante uno dei suoi monologhi della scorsa settimana, riferendosi alla fusione in sospeso da 8,4 miliardi di dollari tra Paramount e Skydance Media, che richiedeva l'approvazione dell'amministrazione Trump per procedere.
All'epoca, i dirigenti di Paramount e CBS hanno rilasciato una dichiarazione in cui affermavano che la cancellazione era "puramente una decisione finanziaria in un contesto difficile a tarda notte".
Ma la giubilazione di Colbert, che continuerà ad andare in onda sino a maggio, alla scadenza del suo contratto, ha provocato una sollevazione da parte di esponenti politici (democratici) e giornalisti e conduttori televisivi.
La Writer's Guild of America, il ''sindacato'' degli scrittori, autori e sceneggiatori americani, ha chiesto al procuratore dello Stato di New York Letitia James di unirsi alla California e avviare un'indagine su potenziali illeciti alla Paramount.
"La decisione della Paramount - ha scritto l'associazione - arriva in un contesto di attacchi implacabili alla stampa libera da parte del presidente Trump, attraverso cause legali contro CBS e ABC, minacce di contenzioso contro le organizzazioni dei media con copertura critica e l'irragionevole definanziamento di PBS e NPR".