Esteri

World Media Headlines: incontro Trump-Zelensky, il Cremlino ridimensiona l’ipotesi di un vertice

Barbara Leone
 
World Media Headlines: incontro Trump-Zelensky, il Cremlino ridimensiona l’ipotesi di un vertice

A tener banco sui media internazionali è ancora l’incontro tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky, che continua a catalizzare l’attenzione della stampa mondiale alimentando nuove speculazioni sul futuro della guerra in Ucraina. Secondo la BBC, il Cremlino ha ridimensionato le voci su un possibile faccia a faccia diretto tra Vladimir Putin e il presidente ucraino, mentre Trump continua a proporre un vertice per discutere una via d’uscita dal conflitto.

World Media Headlines: incontro Trump-Zelensky, il Cremlino ridimensiona l’ipotesi di un vertice

Dopo aver visto Putin in Alaska e aver ospitato Zelensky e sette leader europei alla Casa Bianca, il presidente americano ha riconosciuto che “risolvere questa guerra non sarà facile”, lasciando intendere che lo stesso Putin potrebbe non avere alcun interesse a fermare le ostilità. Trump, parlando alla radio con il conservatore Mark Levin, ha suggerito che l’incontro tra i due leader sarebbe “meglio” senza la sua presenza, pur dichiarandosi pronto a intervenire “se necessario”.

Da Mosca, però, le aperture restano vaghe. Putin aveva accennato a un possibile incontro diretto, ma il giorno dopo il ministro degli Esteri Sergei Lavrov ha frenato, parlando di un percorso “graduale”, mentre il vice ambasciatore russo all’ONU Dmitry Polyanskiy ha ribadito che non si esclude il dialogo, ma non può essere “fine a se stesso”. Intanto la NATO si prepara a una riunione virtuale, e il capo di Stato maggiore britannico Tony Radakin volerà a Washington per discutere il rafforzamento della presenza militare a sostegno di Kiev. Fonti riportano che Putin avrebbe perfino ipotizzato un viaggio di Zelensky a Mosca, un’idea irrealistica che sembra più un modo per complicare le trattative che una vera proposta. Quel che è certo è che Trump sembra aver acquisito una consapevolezza diversa rispetto alle prime dichiarazioni: il cessate il fuoco che si era detto capace di ottenere da Putin non si è materializzato, e ora il presidente americano punta direttamente a un accordo di pace duraturo, ma solo a condizione che Kiev riceva garanzie di sicurezza solide, tema che Zelensky e i partner europei hanno ribadito con forza.

Su questo fronte ha avuto un ruolo centrale il presidente finlandese Alexander Stubb, come racconta la NBC. Fresco di un incontro alla Casa Bianca con Trump, Zelensky e altri leader europei, Stubb ha sottolineato che “saranno gli europei e gli americani a decidere quali garanzie di sicurezza offrire all’Ucraina, non certo la Russia”. La sua posizione è netta: “Non è la Russia a decidere. È semplice.” Una fermezza che riflette anche la storia del suo Paese, entrato nella NATO nel 2023 dopo l’invasione russa dell’Ucraina, e il suo impegno personale, legato alle origini familiari nei territori ceduti a Mosca nel 1939.

La Finlandia, ha ricordato Stubb, è oggi un fornitore di sicurezza regionale, con servizio militare obbligatorio, la più grande artiglieria d’Europa insieme alla Polonia e un arsenale che include nuovi F-35 e missili a lungo raggio. Un messaggio che arriva mentre, riferisce la Reuters, il Pentagono conduce esercitazioni per valutare quale sostegno ulteriore, oltre alle forniture di armi, gli Stati Uniti possano garantire all’Ucraina.

Mentre cerca un ruolo da mediatore sulla scena internazionale, Trump continua a imprimere la sua impronta sulla politica interna. La CNN riferisce che l’amministrazione ha introdotto nuovi controlli per i richiedenti visti e permessi, con verifiche mirate a identificare “attività antiamericane”, compresi i post sui social media. Gli ufficiali potranno esaminare eventuali legami con organizzazioni ostili o attività antisemite, in un inasprimento che secondo avvocati e associazioni rischia di scoraggiare studenti e lavoratori stranieri. Il Dipartimento di Stato ha già revocato oltre seimila visti per studenti dall’inizio dell’anno, e a giugno aveva ordinato a ambasciate e consolati di vagliare attentamente i richiedenti per eventuali “atteggiamenti ostili”.

“I benefici dell’America non dovrebbero essere concessi a chi disprezza il Paese e promuove ideologie antiamericane”, ha dichiarato il portavoce dell’USCIS, Matthew Tragesser. Parallelamente, Trump ha riaperto il fronte del voto per corrispondenza. La CBS riporta che il presidente intende presentare un ordine esecutivo per vietarlo entro le elezioni di medio termine del 2026, pur non avendone i poteri costituzionali. Secondo lui, il voto postale sarebbe “corrotto” e soggetto a frodi, un’accusa già avanzata in passato e smentita dagli esperti. Debra Cleaver, fondatrice del sito indipendente VoteAmerica, ha spiegato alla CBS che le schede postali hanno codici a barre univoci che impediscono qualsiasi doppio conteggio, definendo la narrativa delle frodi “un mito”.

Sul fronte mediorientale, la situazione resta tesissima. La BBC riferisce che Israele ha chiesto il rilascio di tutti i 50 ostaggi detenuti a Gaza, mostrando scetticismo verso la proposta di cessate il fuoco di 60 giorni accettata da Hamas con la mediazione di Qatar ed Egitto. Il portavoce del governo israeliano David Mencer ha sottolineato che il Paese non è interessato a “accordi parziali”, mentre da parte palestinese si parla di uno scambio iniziale di ostaggi vivi e salme con prigionieri detenuti in Israele.

Intanto, gli attacchi delle forze israeliane si intensificano. Haaretz scrive che il ministro della Difesa Yoav Gallant ha approvato il piano per l’occupazione di Gaza City, mentre almeno venti persone sarebbero state uccise negli ultimi raid. Da parte israeliana è arrivato anche l’annuncio, riportato da Al Jazeera, dell’uccisione a Khan Younis di Muhammad Naif Abu Shamala, comandante di Hamas coinvolto negli attacchi del 7 ottobre 2023. Nello stesso giorno, però, i bombardamenti hanno fatto almeno 51 vittime civili, comprese persone in fila per ricevere aiuti. Hamas, per voce di Taher al-Nunu, ha confermato di aver accettato senza modifiche la proposta dei mediatori, definendola “un accordo parziale che porta a un accordo globale”.

Dal Cairo, il ministro degli Esteri egiziano Badr Abdelatty ha chiesto pressioni internazionali su Israele, mentre da Doha il portavoce Majed al-Ansari ha chiarito che la bozza è “simile al 98%” a quella americana di giugno. Nel frattempo, in Libano, il premier Nawaf Salam ha annunciato l’intenzione di limitare il possesso di armi all’esercito nazionale, una mossa respinta da Hezbollah perché ritenuta frutto delle pressioni di Israele e Stati Uniti.

Sul fronte economico, la Reuters segnala che l’inflazione nel Regno Unito è salita al 3,8% a luglio, il livello più alto degli ultimi diciotto mesi, mentre la crisi del settore tecnologico deprime i mercati e il dollaro si rafforza in vista del vertice di Jackson Hole. La Cina ha mantenuto invariati i tassi di interesse, confermando la linea attendista della sua politica monetaria. Secondo la Bloomberg, gli Emirati Arabi Uniti stanno spostando miliardi di investimenti dall’idrogeno al settore dei dati, mentre Citadel Securities amplia la propria presenza in India.

A Singapore, gli utenti dei servizi di ride-hailing restano sbalorditi dalle tariffe Grab, in alcuni casi oltre i mille dollari. Intanto la startup svedese Mindler ha acquistato la britannica Ieso Digital Health e il Sudafrica spinge per una revisione normativa che faciliti l’ingresso di Starlink nel Paese. Infine su El País e tutti i media spagnoli, in evidenza l’incendio che sta devastando la vetta più alta della Galizia e minaccia la foresta più antica di Ourense, uno dei patrimoni naturali più preziosi d’Europa. Vigili del fuoco e residenti sono impegnati a difendere l’area, mentre la Xunta non ha ancora inserito l’emergenza nei rapporti ufficiali sugli incendi.

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