In primo piano su tutti i media internazionali l’incontro fra Donald Trump e Volodymyr Zelensky, avvenuto alla Casa Bianca alla presenza di sette leader europei. La CNN racconta di un vertice segnato da un inedito ottimismo, almeno nelle forme, attorno all’obiettivo di porre fine alla guerra scatenata dalla Russia in Ucraina. La riunione, organizzata in fretta, riflette da un lato la volontà di Trump di imprimere una svolta diplomatica, dall’altro la preoccupazione dei leader europei di non essere messi da parte nelle trattative.
World Media Headlines: vertice a Washington, Trump chiama Putin davanti a Zelensky
Attorno al tavolo sedevano Regno Unito, Francia, Germania, Italia, Finlandia, Commissione europea e NATO: un fronte che ha mostrato unità di intenti, pur senza cancellare le divergenze di fondo. Zelensky ha parlato di garanzie di sicurezza e di preoccupazioni umanitarie, con piani provvisori che prevedono acquisti di armi americane tramite fondi europei e la produzione di droni, alcuni destinati agli Stati Uniti. Nessuna discussione, ha precisato il segretario della NATO, sulla ridefinizione dei confini.
Eppure, lo stesso Zelensky ha ammesso di aver discusso con Trump sulla “percentuale di territorio” detenuto dalla Russia, osservando una mappa dei territori occupati. Il colpo di scena è arrivato quando Trump ha interrotto i colloqui per telefonare direttamente a Vladimir Putin. Una scelta che, secondo il presidente finlandese Alexander Stubb, era stata “coordinata” con gli altri leader, ma che di fatto ha escluso gli europei dalla conversazione. Dal Cremlino hanno definito la telefonata “molto costruttiva”, con Putin favorevole a negoziati diretti con Kiev. Trump ha anche avviato i contatti per un futuro incontro fra Putin e Zelensky, lasciando intendere di poter partecipare a un eventuale vertice trilaterale. “Sono pronto a qualsiasi formato”, ha commentato Zelensky.
L’atmosfera, nota la CNN, era molto più distesa rispetto alla lite di febbraio. A suggellare l’incontro, una lettera personale di Olena Zelenska a Melania Trump, ringraziandola per aver richiamato Putin alle sofferenze dei bambini. Nonostante il clima più collegiale, restano nodi irrisolti. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz e il presidente francese Emmanuel Macron hanno ribadito che qualsiasi negoziato deve partire da un cessate il fuoco. Il premier britannico Keir Starmer ha parlato di “progressi concreti”, sottolineando l’importanza della presenza ucraina ai tavoli di discussione su territorio e prigionieri. Ursula von der Leyen ha richiamato l’attenzione sul dramma dei bambini deportati in Russia, mentre Stubb ha insistito che eventuali scambi territoriali potranno avvenire solo tramite trattative dirette fra Kiev e Mosca.
Anche Reuters sottolinea che, al di là delle promesse americane, non vi è stato alcun passo avanti sostanziale su scambi di territori, garanzie di sicurezza o sanzioni. Trump ha annunciato l’intenzione di ospitare presto Putin per affrontare le questioni ancora sul tavolo. Zelensky, intanto, ha scelto una strategia di gratitudine: nel suo discorso ha ringraziato Trump per ben otto volte, gesto che a febbraio era mancato e che aveva alimentato tensioni con il vicepresidente J.D. Vance. L’abbigliamento di Zelensky, definito da Reuters “quasi un abito”, è stato letto come segnale di rispetto verso il presidente americano.
Trump, con tono compiaciuto, ha approvato: “Ha un aspetto favoloso”. Ma sotto la superficie permangono divergenze: Berlino insiste sul cessate il fuoco, mentre Trump sembra aver abbandonato questa linea dopo il vertice in Alaska con Putin, preferendo un accordo diretto di pace. Resta il grande interrogativo sulle garanzie di sicurezza: Washington non ha offerto truppe sul terreno, ma solo forniture militari e affari futuri in Ucraina. Trump non ha escluso la possibilità di un coinvolgimento maggiore, lasciando intendere che “forse già oggi” sarebbe arrivato un annuncio. La strada, osserva ancora Reuters, è quindi tutta in salita: il Cremlino rifiuta la presenza di truppe NATO in Ucraina e chiede cessioni territoriali che Kiev non è disposta a concedere. Intanto Cina osserva con attenzione. Secondo CNN, Pechino, pur presentandosi come mediatore, non ha alcun interesse a una disfatta russa. Al contrario, i legami con Mosca si sono rafforzati, mentre media e analisti cinesi suggeriscono che la diplomazia di Trump stia incrinando i rapporti tra Stati Uniti ed Europa. Lo sguardo cinese resta anche rivolto a Taiwan, considerata parte “indivisibile” della Repubblica Popolare.
Dal fronte mediorientale, la BBC riferisce che Hamas avrebbe accettato la proposta di cessate il fuoco mediata da Egitto e Qatar. Il piano, basato su una precedente iniziativa americana, prevede il rilascio di circa metà dei cinquanta ostaggi israeliani in cambio di una tregua di sessanta giorni. Durante la pausa, dovrebbero avviarsi colloqui su un cessate il fuoco permanente. Ma Tel Aviv non ha ancora risposto. Il governo di Benjamin Netanyahu insiste sul rilascio di tutti gli ostaggi in un’unica soluzione, mentre l’esercito israeliano continua l’offensiva a Gaza City. Testimoni parlano di avanzate dei carri armati e bombardamenti attorno a scuole e cliniche ONU. Il piano dell’esercito, in attesa di approvazione, punta a occupare l’intera città.
Al Cairo i negoziati continuano, con la presenza del capo negoziatore di Hamas, Khalil al-Hayya, e il coinvolgimento diretto del premier del Qatar. “La situazione è oltre ogni immaginazione”, ha denunciato il ministro degli Esteri egiziano Badr Abdelatty. La proposta accettata da Hamas ricalca quella già rifiutata due mesi fa: rilascio di ostaggi vivi e restituzione di corpi in cambio di prigionieri palestinesi. Ma nelle piazze, sia a Tel Aviv sia a Gaza, cresce l’impazienza: in Israele le famiglie chiedono un accordo immediato, temendo per la vita dei propri cari; a Gaza, la popolazione civile invoca la fine della guerra, anche a costo di sconfessare le richieste di Hamas. Netanyahu, però, ha accusato i manifestanti israeliani di indebolire la posizione negoziale del governo. Trump, dal canto suo, ha commentato sui social che “il ritorno degli ostaggi ci sarà solo quando Hamas sarà affrontato e distrutto”.
Negli Stati Uniti, intanto, Reuters registra un nuovo minimo nei consensi per il presidente americano. Secondo il sondaggio Ipsos, il gradimento di Trump si ferma al 40%, livello più basso del suo mandato. Particolarmente significativa la perdita di fiducia tra gli ispanici, un elettorato che gli era stato favorevole nelle ultime elezioni. Sempre Reuters riporta che lo sciopero del personale di cabina di Air Canada è entrato nel quarto giorno, nel pieno della stagione turistica estiva. Centinaia di migliaia di passeggeri hanno visto i propri voli cancellati. Il sindacato e la compagnia hanno ripreso i colloqui, ma il CEO Mike Rousseau si è detto sorpreso che i lavoratori abbiano sfidato la sentenza che chiedeva di porre fine allo sciopero. Per Rousseau il nodo resta il divario tra le richieste sindacali e l’offerta dell’azienda.
Su El País e tutti i media spagnoli, in primo piano l’emergenza incendi che sta devastando la Spagna, in particolare nel nord-ovest. Oltre 40 i focolai attivi, 23 dei quali classificati di livello 2, mentre la superficie bruciata supera i 344mila ettari: un record negativo dal 2006. Le evacuazioni hanno coinvolto oltre 31mila persone. La situazione più grave in Castiglia e León e in Galizia, dove in provincia di Ourense sono già andati distrutti 62mila ettari. In Estremadura, l’incendio di Cáceres ha oltrepassato i confini regionali spingendosi fino a Salamanca. Il premier Pedro Sánchez visiterà le aree colpite, mentre la Protezione Civile coordina un imponente dispiegamento: 1.400 militari in prima linea e 2.000 di supporto logistico.
La ministra della Difesa Margarita Robles non esclude ulteriori rinforzi, pur avvertendo che i militari non possono intervenire direttamente sul fuoco. Sul fronte economico, Bloomberg segnala la sorprendente scommessa di SoftBank: due miliardi di dollari investiti per rilanciare l’intelligenza artificiale di Intel, mentre l’amministrazione Trump tratta per acquisire una quota del 10% del colosso dei semiconduttori. Intanto le raffinerie cinesi approfittano dei flussi di petrolio russo, mentre Trump minaccia di ridurre le forniture verso l’India. Il bilancio populista del presidente indonesiano Prabowo solleva dubbi sulla sostenibilità fiscale, mentre i mercati guardano con preoccupazione al calo del minerale di ferro legato alla domanda cinese e ai risultati di BHP.