Economia

Cosa ci dicono le banche centrali dopo Jackson Hole?

Steven Bell, Chief Economist EMEA di Columbia Threadneedle Investments

La scorsa settimana si è tenuto il meeting annuale dei banchieri centrali a Jackson Hole, nel Wyoming. Jerome Powell, il presidente della Federal Reserve, è stato molto chiaro, affermando che “è arrivato il momento di tagliare i tassi”, mentre Andrew Bailey, il suo equivalente britannico, si è dimostrato più cauto: “è troppo presto per dichiarare vittoria”. Per quanto riguarda la Banca Centrale Europea, invece, rappresentata da Philip Lane e con la Presidente Lagarde grande assente, non sono state annunciate grandi novità.

A differenza della BoE e della BCE, la Fed non ha ancora tagliato i tassi e ritiene di dover recuperare il ritardo. I mercati sono d'accordo e prevedono tagli di 100 punti base entro la fine dell'anno. Con solo 3 riunioni a disposizione, ciò significherebbe un taglio di 50 punti base in una di queste. Si tratta di un'ipotesi piuttosto forzata, ma molto dipenderà dal prossimo rapporto sull'occupazione in pubblicazione il 6 settembre. Se i dati fossero deboli, si potrebbe parlare di un taglio di 50 punti base nella riunione di fine mese. Il tasso di disoccupazione sarà al centro dell'attenzione: all'inizio del mese, infatti, ha dato segnali di una tendenza al ribasso. Qualche settimana fa suggerivo che una recessione era uno scenario improbabile; tra i vari motivi indicavo come l'aumento della disoccupazione era dovuto a fattori temporanei. Se questo fosse corretto, dovremmo assistere ad un calo di questo tasso.

Complessivamente, mi aspetto che ci siano possibilità di delusione, considerando quanto è stato prezzato per il resto dell'anno. La tendenza è comunque chiaramente quella di una riduzione dei tassi USA. Per il prossimo anno i mercati si aspettano altri 123 punti base di tagli, che porterebbero il tasso dei Fed Funds al 3%. C’è una certa tendenza al ribasso, su questo dato ma, ancora una volta, il prezzo del taglio rimarrebbe molto forte. Anche questa previsione mi sembra poco verosimile, sebbene sia già molto diffusa.

Per il Regno Unito i mercati si attendono solo 40 punti base di tagli entro la fine del 2024. L'economia sta accelerando, anche se in maniera contenuta, e i timori di un forte aumento della disoccupazione mi sembrano eccessivi. L'inflazione è rimasta in linea con il target fino all' ultima rilevazione, ma da qui in poi è destinata a crescere costantemente. Le bollette energetiche delle famiglie sono un fattore decisivo: aumenteranno del 10% in ottobre, registrando il primo rincaro da due anni a questa parte. Questo rappresenta una sfida per la BoE e per il governo, che è già sotto pressione per erogare maggiori sgravi ai pensionati e a chi ha un reddito basso.

Non mancano però le buone notizie. L'inflazione salariale, attentamente monitorata dalla BoE, dovrebbe diminuire su base trimestrale, dal momento che ci allontaniamo dall'aumento del 10% del salario minimo dello scorso aprile.

La sterlina è stata la valuta principale più forte quest'anno e questo si riflette in una riduzione dei prezzi per i beni importati. I dati del settore dell’industria retail mostrano il primo calo dei prezzi su base annua dal Covid. Nel complesso, ritengo che potremmo ottenere tagli fino a 50 punti base entro la fine dell'anno. Per il prossimo anno, i mercati prevedono altri 82 punti base, che porterebbero il tasso al 3,75%, uno scenario certamente possibile, ma non privo di rischi.

Per quanto riguarda l'Europa le previsioni dei mercati in termini di tagli sono simili a quelle per il Regno Unito. La crescita in Europa è “anemica”, ma la scorsa settimana sono arrivate buone notizie dalla crescita dei salari, dato che ha ricevuto poca attenzione. Il calo registrato al 3,5% su base annua è notevole e non lontano dal target del 2%. Ero stato piuttosto cauto sulle prospettive di taglio dei tassi da parte della BCE, ma ora lo sono meno.

Per quanto riguarda gli asset di rischio, la correzione delle attese sui tassi è meno importante delle notizie positive: calo dei tassi d'interesse, inflazione in calo e crescita economica continua.

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