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Giovane nero ucciso: Salvini straccia la pietà per raccattare qualche voto

Redazione
Forse, nella continua ricerca del consenso che "cova" in quella parte della nostra società che vive di odio verso chi ha un colore di pelle diverso o prega un altro Dio (e che magari legge il controverso libro di Roberto Vannacci come se fosse il Verbo) , Matteo Salvini si sente autorizzato a interpretare pensieri e speranze della parte più retriva del Paese. Lo fa in continuazione, con un indeterminato mischiare le cose serie, quelle di cui dovrebbe realmente preoccuparsi (come il processo di Palermo per le vicende di Open Arms), ad altre in cui interviene, spesso senza averne titolo e magari invadendo il campo delle competenze di altri ministri. Già, perché lui è anche ministro, ruolo che forse dimentica (è comunque in buona compagnia) quando c'è da raccattare qualche consenso.

Giovane nero ucciso: Salvini straccia la pietà per raccattare qualche voto

Ma c'è un limite che non si può cancellare, per bieco interesse politico: quello della pietà, quello che dovrebbe indurre tutti - nessuno escluso, a meno che Salvini non si senta superiore al resto del mondo - a fermarsi davanti alla fine di una persona. Lui, Salvini, ha deciso di non frenarsi quando ha commentato la morte di un giovane maliano che, a Verona, in preda a chissà quale tempesta mentale, ha minacciato e danneggiato, sino a quando un poliziotto non lo ha ucciso, prima che lui facesse lo stesso con gli agenti.

Salvini non s'è trattenuto e, commentando l'accaduto, ha liquidato l'episodio (cioè la morte violenta di un uomo, che pure era di pericolo per gli altri) con una battuta che definire da caserma sarebbe quasi elogiativo.
Davanti ad un episodio drammatico, per il suo epilogo, Salvini, "con il dovuto rispetto" (di cosa? della forma?) , ha detto "non ci mancherà" riferendosi al giovane morto. Lo ha detto senza nemmeno sapere cosa sia accaduto realmente e, soprattutto, perché.

Questa è la rappresentazione plastica di un uomo che, sull'altare della "sua" politica, ha sacrificato quella che un tempo sarebbe stata definita pietà, che è concetto universale e quindi non si può riservare solo a quelli che la pensano al suo stesso modo.
Pietà come rispetto davanti al mistero della morte, che resta un fatto drammatico e non può essere considerata come un semplice addendo: un "negro" di meno, e se magari non fosse stato proprio di pelle nera, ma musulmano immigrato irregolare, sarebbe stato lo stesso.

È la riduzione non della politica (che non finisce di meravigliarci per la bassezze che talvolta tocca), ma dell'umanità a un semplice piede di porco usato per scardinare la porta d'ingresso alle urne, al voto, a qualche preferenza che magari può arrivare da chi dimentica come, un tempo non lontano, sapevamo tendere la mano agli altri.
A morire, a Verona, non è stato un numero, una pratica aperta alla questura, un potenziale strumento in mano alla criminalità o di pericolo reale per gli altri. A morire è stato un giovane, 25 anni appena, e la sua fine violenta dovrebbe indurre a riflessioni di carattere generale, ma, se ci si riesce e se ne hanno gli elementi di conoscenza, anche particolare.

Ma non certo non può autorizzare a cercare di essere simpatico con una frase che suona come una bestemmia in un uomo che non perde l'occasione di sventolare il rosario come fosse una bandiera e a invocare la protezione della Madonna.
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