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Riforma accesso Medicina: 8 studenti su 10 contro il nuovo modello

Redazione
 
Riforma accesso Medicina: 8 studenti su 10 contro il nuovo modello

A partire dall'anno accademico 2025/2026, salvo che per le università private e quelle in lingua inglese (IMAT), le modalità di selezione e accesso alle facoltà mediche cambieranno radicalmente. Si abbandonerà il test a risposta multipla in favore di un "semestre filtro" ad accesso libero.

Riforma accesso Medicina: 8 studenti su 10 contro il nuovo modello

Durante questo periodo, gli studenti sosterranno tre esami, ovvero prove scritte standardizzate e svolte contemporaneamente a livello nazionale, su materie specifiche: chimica e propedeutica biochimica, fisica e biologia. I risultati di queste prove determineranno l'accesso a una graduatoria nazionale che stabilirà quali studenti potranno proseguire nel percorso, secondo criteri omologati. Chi non dovesse superare il semestre avrà la possibilità di passare ad altre facoltà affini (area biomedica, sanitaria, farmaceutica e veterinaria) che riconosceranno i CFU acquisiti nel semestre filtro, ripetibile per un massimo di tre volte.

Al momento dell'iscrizione, diventerà obbligatoria la "doppia scelta", permettendo l'iscrizione a un corso di laurea affine in cui confluire in caso di mancato superamento del primo semestre. L'iscrizione a questo corso di seconda scelta sarà gratuita e gli studenti potranno frequentare due corsi contemporaneamente, anche in atenei diversi e senza costi aggiuntivi. Le università saranno tenute ad accogliere gli studenti in sovrannumero e a garantire la didattica, scegliendo autonomamente se erogare la formazione in presenza oppure online.

Un cambiamento che potrebbe comportare un costo dieci volte superiore al modello precedente, con un esborso annuale che potrebbe superare il mezzo miliardo di euro. Questo, secondo un'indagine di Testbusters, realtà specializzata nell'orientamento universitario, rischierebbe di generare impatti negativi sulla qualità della formazione, sovraffollamento degli atenei e un mancato contrasto alla fuga di personale medico dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN) verso il privato e l'estero. L'indagine, che ha coinvolto oltre mille studenti italiani tramite interviste e analisi di dati disponibili, aveva l'obiettivo di valutare i rischi concreti della riforma voluta dalla Ministra Bernini per risolvere alcune criticità del SSN. I risultati sono netti: circa otto studenti su dieci non sono d'accordo con il provvedimento, ritenuto inefficace, e temono i prolungati carichi di stress che ne deriveranno.

Solo un esiguo 4% si sente più sicuro riguardo al proprio futuro universitario e professionale con il nuovo sistema. “Sul piano del test, cambia tutto ma non cambia sostanzialmente niente: l'unica novità tecnica della selezione è rappresentata dai quesiti a completamento, affiancati a quelli a scelta multipla,” ha commentato a tal proposito Ludovico Callerio, amministratore delegato di Testbusters, come riportato da Askanews. Che inoltre ha aggiunto: “Con le lezioni che inizierebbero il primo settembre, inoltre, non è stata nemmeno nominata la commissione che dovrà formulare il syllabus per le facoltà di tutta Italia. In Francia è stato testato un modello simile di accesso libero con sbarramento successivo e si è rivelato fallimentare, tanto che lo stesso Presidente Macron lo ha definito un massacro generazionale. Modello bocciato anche dal Consiglio di Stato, che ne ha evidenziato le iniquità della valutazione e le inefficienze economico-logistiche. Se da un lato l’idea di superare il precedente test può incontrare consenso, dall’altro i problemi di risorse, sostenibilità e qualità della formazione restano aperti. Il rischio è che la riforma crei più problemi di quanti ne risolva, senza affrontare le vere criticità del SSN. Sarà fondamentale monitorare l’iter normativo e garantire un dialogo costante tra ministero, università e, soprattutto, studenti per evitare un cambiamento che potrebbe rivelarsi dannoso piuttosto che migliorativo.”

La riforma, pur voluta dalla Ministra Bernini con l'intento di risolvere le criticità del SSN, presenta secondo diverse associazioni di studenti, docenti e personale medico, numerose criticità. L'indagine di Testbusters ne riassume le principali. Il primo e più evidente scoglio è di natura economica.

Utilizzando gli ultimi dati disponibili dell'OCSE sul costo della formazione dei medici italiani, si stima che il nuovo sistema potrebbe costare fino a 500 milioni di euro all'anno, a fronte di un costo di mantenimento del precedente modello stimato tra i 5 e i 10 milioni. Senza adeguate risorse, si rischia una drastica riduzione della qualità formativa, soprattutto considerando che si prevede un passaggio da circa 60mila studenti che sostenevano un unico test a un numero atteso di 70-80mila iscritti al semestre filtro, senza un parallelo aumento di docenti e infrastrutture. Si prevedono inoltre significative difficoltà economiche per le famiglie, che dovranno sostenere, oltre alla quota forfettaria di iscrizione al semestre filtro, costi per affitti, logistica e materiale didattico, il tutto nella totale incertezza sul futuro.

Gli iscritti temporaneamente al semestre, non essendo formalmente immatricolati, saranno probabilmente esclusi da borse di studio, mense universitarie, alloggi pubblici e altre misure previste dal diritto allo studio. Il secondo rischio evidenziato riguarda le difficoltà organizzative per gli atenei e il conseguente sovraffollamento nelle facoltà affini per gli studenti non ammessi al secondo semestre. Un altro punto critico è legato al problema della carenza di medici in Italia, che la riforma intende parzialmente risolvere.

Tuttavia, l'indagine di Testbusters sottolinea come questa carenza non dipenda tanto dall'accesso alle facoltà, quanto dalla difficoltà di trattenere i medici nel Servizio Sanitario Nazionale (SSN), già oggetto di definanziamento. L'Italia, infatti, ha un numero di medici superiore alla media OCSE, ma molti, circa 4.000 ogni anno, abbandonano il pubblico per il settore privato o per l'estero. L'ultimo punto, e forse il più delicato, riguarda direttamente gli studenti: per l'81% di loro, sei mesi di preparazione e valutazione comporteranno uno stato di stress e ansia prolungato, con possibili ripercussioni sulle scelte future. Chi dovesse avere un "piano B" non previsto dalla riforma in caso di mancato superamento del semestre, finirà per perdere un anno di studi.

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