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Onu: per risolvere la crisi finanziaria si pensa a una radicale ristrutturazione

Redazione
 
Onu: per risolvere la crisi finanziaria si pensa a una radicale ristrutturazione

Le Nazioni Unite si trovano a un bivio cruciale, valutando una profonda e potenzialmente radicale ristrutturazione imposta da una grave crisi finanziaria. L'iniziativa, che prevede la fusione di team chiave e una sostanziale ridistribuzione delle risorse a livello globale, sta generando preoccupazione, in particolare per il suo impatto sulle operazioni umanitarie vitali.

Onu: per risolvere la crisi finanziaria si pensa a una radicale ristrutturazione

Lo scenario emerge da un memorandum riservato preparato da un gruppo di lavoro del Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, e riportato da Reuters.
Il documento in esame propone una riorganizzazione significativa, puntando a indirizzare le decine di agenzie e programmi dell'ONU verso quattro direzioni principali: pace e sicurezza, questioni umanitarie, sviluppo sostenibile e diritti umani.

Tra le misure specifiche più drastiche e rilevanti, figura la proposta di fusione di alcune delle principali agenzie operative del settore umanitario: il Programma Alimentare Mondiale (Wfp), l'Unicef (Fondo per l'infanzia), l'Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) e l'Unhcr (Alto Commissariato per i Rifugiati) potrebbero confluire in un'unica, grande agenzia.

La riforma prevede inoltre la riduzione delle duplicazioni di funzioni e una razionalizzazione complessiva del personale, inclusi trasferimenti da sedi costose come Ginevra e New York verso città con costi operativi inferiori, nel tentativo di ottimizzare le risorse. L'urgenza di questi tagli e riorganizzazioni è dettata dalla crisi finanziaria che attanaglia l'organizzazione. Le proposte definitive di questa vasta ristrutturazione dovranno essere presentate entro il prossimo 16 maggio.

La necessità di questi passi drastici è esplicitata con disarmante chiarezza da alti funzionari dell'ONU.
Tom Fletcher, responsabile degli aiuti di emergenza delle Nazioni Unite, non usa giri di parole sulla realtà dei finanziamenti disponibili e le sue conseguenze dirette.

"I fondi tagliati non torneranno presto e ce ne potrebbero essere altri. Dobbiamo lavorare con i soldi che abbiamo, non con quelli di cui abbiamo bisogno", ha affermato Fletcher, dipingendo un quadro di ristrettezze che non accenna a migliorare. E di fronte a questa realtà, arriva l'ammissione più dolorosa, quella che rivela il costo umano dei tagli necessari.

"Cerchiamo di dirlo in modo gentile, ma in fondo, è ovvio, delle persone moriranno", ha dichiarato Fletcher, sottolineando il dramma che si nasconde dietro le cifre e i grafici finanziari. Di fronte a questo scenario, le Nazioni Unite hanno avviato una "revisione umanitaria". Che vuol dire, spiega Fletcher, riduzione del personale e riorganizzazione delle priorità.

“Stiamo diventando più piccoli – ammette – cercando di ridurre al minimo i danni alle nostre azioni vitali: salvare vite”. L'obiettivo dichiarato di questa riforma è naturalmente quello di rendere l'organizzazione più efficiente, puntando a "riformare il settore umanitario affinché agisca in modo più efficace e più vicino ai beneficiari", come sottolinea Fletcher. In questo contesto cupo, il responsabile degli aiuti evidenzia che, nonostante la crisi globale, alcuni Stati membri restano fermi nel loro impegno di supporto.

"Diversi donatori stanno resistendo nonostante la crisi", ha affermato, aggiungendo con una nota di (cauto) ottimismo: "Di recente sono stato nel Golfo e in Cina: l'impegno in quei Paesi si sta rafforzando".

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