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Migranti: le ragioni del Diritto, il diritto alla ragione

Redazione
Lo spettacolo sconcertante al quale siamo costretti ad assistere, quello del controverso rapporto tra due dei tre poteri dello Stato, non ha nulla di normale, non ha nulla che possa essere qualificato come accettabile.
Mettendo da parte il singolo caso, che pure resta eclatante, dobbiamo guardare a quanto accade con timore, perché le polemiche intorno alla decisione del tribunale civile di Roma sulla vicenda dei migranti mandati in Albania hanno dato un quadro in cui a essere messe in discussione non sono soltanto le vicende di un gruppetto di disperati, quanto le regole della convivenza civile, quelle che impongono di confrontarsi, di discutere per trovare una soluzione e non soltanto insultare l'avversario.

Migranti: le ragioni del Diritto, il diritto alla ragione

Che può avere le sue ragioni, delle quali dare spiegazioni o giustificazioni, ma che non si può accusare di questo o quello, riducendo un confronto di idee a una gara a chi insulta prima e peggio.
La vicenda del va e vieni, tra Italia e Albania, di un manipolo di migranti rimanda ad un principio che dovrebbe essere riconosciuto da tutti. Cioè che la legislazione europea, come peraltro affermato dalla nostra Costituzione, è cogente rispetto a quelle nazionali, fissando principi generali ai quali non si può derogare. Solo questo è il punto e non certo che i magistrati vogliono imporre al potere esecutivo la loro ''linea''.

Questo avrebbe dovuto essere un principio generale al quale il governo, che non poteva non esserne a conoscenza, si sarebbe dovuto uniformare, magari articolando la sua decisione in modo diverso, per così dire progressivo, non spedendo subito i migranti irregolari in Albania, ma magari preparando il ''terreno'' con l'adozione di una normativa che blindasse la procedura, magari meglio specificando se e perché alcuni Paesi sono ritenuti sicuri, mentre altri sfuggono questa definizione.
Ma lasciamo ai giuristi il compito di spiegare meglio questo punto, volendo invece soffermarci sull'aspetto meramente politico, quello che, nei fatti, regola il nostro vivere come comunità.

Gli attacchi dei quali sono stati fatti oggetto i magistrati (accomunando, in questa classificazione, quelli di Roma e di Palermo, che processano Matteo Salvini, e più in generale quelli che, con le loro decisioni, disattendono quelle del governo) sono l'esatta fotografia di quanto possa essere a rischio il nostro tessuto democratico, perché, se chi ci governa attacca il potere giudiziario per fini e motivazioni meramente politiche, è tutto il sistema che viene messo in crisi, dal momento che si potrebbe paventare il sempre negato spettro della volontà di condizionare la Giustizia.

Se a valere fosse il rispetto dei ruoli di ciascuno, si eviterebbero delle forzature che appaiono, giorno dopo giorno, evidenti, come quella di un partito che porta in piazza i suoi rappresentanti ed esponenti, addirittura ministri, per contestare l'operato di una procura della Repubblica, nell'evidente tentativo di condizionare chi (il collegio giudicante) è chiamato a decidere se le accuse sono fondate o meno.
Che questo clima sia intollerabile, da parte di tutti, anche da coloro che si sentono vicini a Matteo Salvini, è la valanga di minacce che sono arrivate sui pm di Palermo, messi sotto scorta a tutela della loro incolumità.
E' questo il Paese che vogliamo? Non lo pensiamo affatto, anche guardando alle parole del guardasigilli che ha usato espressioni di una violenza concettuale inaudita nei confronti di magistrati che si sono limitati ad applicare una sentenza della corte europea, perché altrimenti non avrebbero potuto fare.

Ma in questa vicenda c'è un aspetto che non può esser certo celato: la decisione del tribunale civile di Roma, seppure obbligata, apre uno scenario assolutamente fuori controllo, poiché di fatto spalanca potenzialmente le porte del Paese a una massa numericamente incalcolabile di aspiranti immigrati.
Perché, se è vero che la lista dei ''Paesi sicuri'' ne contiene alcuni che di sicuro non hanno assolutamente nulla, questo autorizza le persone che vengono da Nazioni prive dei requisiti di sicurezza pensati in sede europea ad arrivare da noi, nella certezza di essere accolti, tutelati ed assistiti.
Una cosa che come Paese non possiamo sostenere, anche perché non è che dal resto dell'Europa siano in molti a volerci tendere una mano. Se il diritto ha le sue ragioni, allo stesso modo anche l'Italia ha le sue, che devono essere valutate e non accantonate per decisione di qualche burocrate.
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