Le ultime 48 ore hanno segnato una nuova e inquietante intensificazione delle ostilità fra Israele e Iran, con raid, rappresaglie, minacce nucleari e movimenti strategici che coinvolgono potenze globali. Un quadro che, secondo la stampa internazionale, sembra sempre più sfuggire ad ogni controllo.
Medio Oriente: la guerra vista dai media internazionali
Secondo quanto riferisce la CNN, Israele ha risposto all’ultimo massiccio attacco missilistico iraniano con l’attivazione del suo sistema di difesa antimissile, mentre le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno confermato l’intercettazione di più vettori provenienti da Teheran. Le sirene d’allarme hanno squarciato il silenzio in numerose città israeliane. “I sistemi difensivi stanno operando per intercettare la minaccia”, ha dichiarato l’IDF.
Nel frattempo, emerge un ulteriore elemento di pressione: Israele avrebbe chiesto esplicitamente agli Stati Uniti l’utilizzo della cosiddetta bomba ''bunker buster'', in grado di penetrare strutture altamente fortificate, come quelle del sito nucleare iraniano di Fordow.
Secondo la BBC, quest’impianto, nascosto sul fianco di una montagna a sud di Teheran e scavato più in profondità del Tunnel della Manica, rappresenta un obiettivo critico. Solo Washington possiederebbe, secondo le fonti, armi capaci di distruggerlo. Il sito di arricchimento di Fordow, tuttavia, non è l’unico nel mirino. Come riporta The Guardian, la scorsa settimana l’aviazione israeliana ha colpito anche l’impianto di Natanz, alcune officine per la produzione di centrifughe nei pressi di Teheran e una struttura nucleare a Isfahan. Ma l’Iran non è rimasto a guardare.
Una pioggia di missili balistici ha raggiunto territori israeliani, colpendo infrastrutture strategiche. A Holon, a sud di Tel Aviv, un missile ha provocato il ferimento grave di un civile, mentre altre ventiquattro persone hanno riportato lesioni più lievi. Un altro razzo ha colpito direttamente l’ospedale Soroka di Beersheba. In risposta, Israele ha lanciato un allarme per evacuare l’area attorno al reattore ad acqua pesante di Arak, che Die Welt ricorda essere una delle potenziali vie dell’Iran verso il plutonio militare.
Sullo sfondo della guerra incalzante, emergono tensioni politiche anche all’interno degli Stati Uniti. Nonostante Donald Trump – citato sia dalla CNN sia dal Wall Street Journal – abbia approvato i piani per eventuali attacchi contro l’Iran, non ha ancora autorizzato un intervento diretto. “Non ho ancora preso una decisione”, avrebbe dichiarato, mantenendo aperta la porta a un potenziale accordo con Teheran. Tuttavia, la sua esitazione ha spaccato il fronte interno. Le Monde riporta che figure di spicco dell’area conservatrice, tra cui Steve Bannon e il senatore repubblicano Rand Paul, si sono opposti con forza all’ipotesi di coinvolgere gli Stati Uniti nel conflitto.
“Non è una cosa con cui si scherza”, ha ammonito Bannon, mentre Paul ha sottolineato che Trump avrebbe bisogno dell’approvazione del Congresso per agire. Nel frattempo, anche la Russia entra in scena. Vladimir Putin ha dichiarato di ritenere possibile un accordo tra Iran e Israele per fermare le ostilità.
Ma Trump, secondo Le Monde, ha respinto qualsiasi tentativo di mediazione russa, affermando: “Fammi un favore… mediamo prima con la Russia, ok?”. Le parole sembrano un chiaro segnale che gli equilibri internazionali si stanno ridefinendo con nuove linee di frattura. Dall’altra parte del fronte, il leader supremo iraniano, ayatollah Ali Khamenei, ha rotto il silenzio accusando Israele di aver commesso un “enorme errore” nell’innescare la guerra e mettendo in guardia Washington. “Qualsiasi intervento militare statunitense sarà accompagnato da danni irreparabili”, ha dichiarato attraverso un messaggio letto dalla TV di Stato, come riportato dal Guardian.
Intanto, la guerra si combatte anche sul fronte digitale. Haaretz riferisce che l’accesso a Internet in Iran è stato drasticamente rallentato. Secondo la portavoce del governo di Teheran, Fatemeh Mohajerani, il governo avrebbe limitato la connettività per prevenire nuovi attacchi hacker. A scatenare la reazione sarebbe stato un attacco informatico contro la banca statale Sepah da parte di un gruppo anti-governativo, presumibilmente legato a Israele.
Sul fronte militare, riferisce ancora Haaretz, le IDF hanno annunciato l’eliminazione, martedì scorso, di un alto comandante di Hezbollah nel sud del Libano. Yassin Abd al-Mun'im 'Izz al-Din, responsabile delle operazioni d’artiglieria nella regione del Litani, sarebbe stato ucciso in un attacco mirato. “Continueremo a eliminare qualsiasi minaccia allo Stato di Israele”, ha dichiarato l’esercito, denunciando i tentativi di Hezbollah di intensificare le ostilità sotto la copertura della guerra in corso con Teheran.
Ma nonostante la superiorità tecnologica dello scudo israeliano, l’Iran è riuscito a penetrare le sue difese. El País riporta che decine di missili hanno colpito zone densamente popolate e strutture strategiche, mettendo sotto pressione il sistema di difesa a più livelli dello Stato ebraico. Sidharth Kaushal, analista del Royal United Services Institute (RUSI), ha ricordato: “Nessun sistema offre una difesa perfetta. Se è saturo di missili a sufficienza, alcuni riusciranno a passare”. Secondo il RUSI, Israele avrebbe comunque intercettato circa il 90% dei missili balistici iraniani a medio raggio. Il tutto mentre nel Paese, sottolinea ancora Haaretz, l’opinione pubblica resta spaccata: la maggioranza degli ebrei israeliani sostiene la guerra, mentre la comunità araba si mostra in larga parte contraria, alimentando tensioni interne che potrebbero ulteriormente inasprirsi con il proseguire del conflitto