La Gaza Humanitarian Foundation (GHF) ha rinviato a data da destinarsi la riapertura dei suoi centri di aiuto, che era prevista per oggi, nel territorio palestinese. La situazione è ad altissimo rischio, con le strade che portano ai siti di distribuzione che, a detta dell'esercito israeliano, sono diventate "zone di combattimento''.
Medio Oriente: rinviata la ripresa della distribuzione degli aiuti da parte della GHF
La GHF, sostenuta da Israele e dagli Stati Uniti, ha allestito centri di distribuzione degli aiuti che sono stati denunciati dall'ONU perché contrari ai principi umanitari.
A seguito di una serie di eventi caotici e mortali verificatisi negli ultimi giorni nei pressi dei suoi siti, la GHF ha annunciato martedì sera la propria chiusura, inizialmente prevista per una sola giornata e giustificata da "lavori di ristrutturazione, riorganizzazione e miglioramento dell'efficienza" .
Ieri sera ha invece comunicato che la riapertura non sarebbe avvenuta stamattina, senza fornire un nuovo orario. "Comunicheremo informazioni sugli orari di apertura non appena i lavori saranno completati ", ha dichiarato l'organizzazione sulla sua pagina Facebook, assicurando che "si sta impegnando per rendere la distribuzione dei pacchi alimentari il più sicura possibile, nonostante le difficili condizioni" .
Intanto non si fermano le operazioni militari di Israele nella Striscia. Secondo un portavoce dell'organizzazione umanitaria Gaza Civil Defense, sono negli attacchi di questa mattina sono morte dieci persone. Ad essere prese di mira sono state una casa nel quartiere nel sud-est di Gaza City e un altra a Deir el-Balah.
Secondo la Difesa civile palestinese, il bilancio degli attacchi israeliani di ieri è salito ad almeno 48 morti, dodici dei quali si trovavano in una tenda per sfollati vicino alla scuola di Al-Hinnawi.
Secondo i dati del Ministero della Salute di Gaza controllato da Hamas, ritenuti affidabili dall'ONU, dal 7 ottobre 2023 sono stati uccisi più di 54.607 palestinesi, per lo più civili.
Intanto gli Stati Uniti hanno dovuto affrontare dure reazioni da parte degli altri membri del Consiglio di sicurezza dopo il nuovo veto di Washington che ha bloccato la richiesta di un cessate il fuoco immediato e dell'accesso umanitario a Gaza.
Questo veto "trasmette il messaggio estremamente pericoloso che le vite di due milioni di palestinesi (...) non contano'', ha criticato aspramente l'ambasciatore pakistano Asim Iftikhar Ahmad, considerandolo un "via libera all'annientamento" dei palestinesi a Gaza e una "macchia morale sulla coscienza" del Consiglio. "Il silenzio non può difendere i morti, non può tenere le mani dei morenti, non può affrontare le ingiustizie ", ha aggiunto il suo omologo algerino, Amar Bendjama.
"Mentre l'umanità viene messa alla prova in diretta da Gaza, questa bozza di risoluzione è nata dal nostro comune senso di responsabilità. Responsabilità verso i civili di Gaza" e gli ostaggi, "responsabilità di fronte alla storia ", ha insistito l'ambasciatore sloveno Samuel Zbogar. "Basta, basta!" ha dichiarato.
Mentre Francia e Regno Unito hanno espresso il loro "rammarico" per l'esito del voto, l'ambasciatore cinese, Fu Cong, ha accusato direttamente gli Stati Uniti, invitandoli ad "abbandonare i calcoli politici e ad adottare un atteggiamento giusto e responsabile".