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Giustizia civile: tempi giù del 20%, ma obiettivo PNRR ancora lontano

Redazione
 
Giustizia civile: tempi giù del 20%, ma obiettivo PNRR ancora lontano

Negli ultimi quattordici anni, i tempi della giustizia civile in Italia hanno conosciuto una progressiva, seppur lenta, accelerazione. Dal 2010 al 2024, la durata media dei processi civili giunti fino al terzo grado si è ridotta di oltre due anni, passando da 8 anni e 2 mesi a 5 anni e 10 mesi.

Giustizia civile: tempi giù del 20%, ma obiettivo PNRR ancora lontano

Un miglioramento rilevante, che tuttavia non basta a farci raggiungere gli standard europei, né gli ambiziosi traguardi fissati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Il divario con i partner europei resta infatti ampio: secondo l’ultimo rapporto della Commissione per l’Efficienza della Giustizia (CEPEJ) del Consiglio d’Europa, pubblicato nel settembre 2024, in Francia e Spagna i processi di terzo grado durano in media 3 anni e 8 mesi, mentre in Germania si chiudono in appena 1 anno e 5 mesi. L’Italia, con i suoi 6 anni medi registrati nel 2022, appare ancora indietro nella classifica continentale.

Ma qual è lo stato dell’arte? I dati aggiornati del Ministero della Giustizia, diffusi lo scorso mazo, parlano di una durata media scesa ulteriormente a 5 anni e 6 mesi. Nonostante il trend positivo, la riduzione rispetto al 2019 si ferma per ora al 20%, la metà di quanto richiesto dal PNRR per il giugno 2026, quando il taglio della durata media dovrebbe toccare quota -40%. Il passo attuale è leggermente più spedito rispetto al passato: se tra il 2019 e il 2023 la riduzione annua era di poco superiore al 4%, tra il 2019 e il 2024 ha sfiorato il -4,5%.

Tuttavia, anche mantenendo questo ritmo fino a metà 2026, si arriverebbe a un taglio complessivo del 25% rispetto al 2019 — ben lontano dal traguardo fissato da Bruxelles e dal Governo italiano. Meglio, invece, sul fronte del secondo grande obiettivo: quello di ridurre del 90% i procedimenti pendenti nei tribunali e nelle corti d'appello, limitatamente a quelli avviati dopo il 2016. Qui, i progressi sono più incoraggianti. Tra il 2017 e il 2024, le cause pendenti nei tribunali sono calate del 73,3%, mentre quelle nelle corti d’appello (dal 2018 al 2022) si sono ridotte del 70,5%. Un anno fa le percentuali erano rispettivamente al 50% e al 43%, segno che la macchina giudiziaria ha davvero accelerato in questo ambito. E con ancora 18 mesi a disposizione, il raggiungimento dell’obiettivo non sembra più così lontano.

A sostenere questi risultati, anche una serie di riforme e interventi strutturali. Alla fine del 2024, è stato completato il piano di assunzioni straordinarie con oltre 10.000 nuove unità impiegate nella giustizia. Un contributo che ha inciso profondamente sulla riduzione dell’arretrato: nei tribunali, il calo rispetto al 2019 ha toccato il 93,2%, mentre nelle corti d'appello si è arrivati addirittura al 99,4%, quasi azzerando le giacenze storiche (l’obiettivo era il 95%). Ma la riforma della giustizia non si limita al personale. Ci sono altri tre ambiti chiave su cui il PNRR impone risultati entro il giugno 2026. Il primo riguarda la riqualificazione degli edifici giudiziari — anche in chiave energetica — per un totale di 289.000 metri quadrati. A fine febbraio 2025, i cantieri sono stati avviati per 59 dei 61 progetti previsti, segno che l’operazione è ben avviata.

Il secondo riguarda la digitalizzazione. A gennaio 2025, erano già stati informatizzati 5,8 milioni di fascicoli giudiziari sui 7,75 milioni fissati come target. Un lavoro che ha l’obiettivo di rendere la giustizia non solo più veloce, ma anche più trasparente ed efficiente. Infine, è in corso la costruzione di un vasto sistema informativo basato su Intelligenza artificiale e Big data, chiamato Data Lake, che includerà diversi strumenti avanzati: dalla creazione di database anonimi di sentenze civili e penali, al monitoraggio del carico di lavoro degli uffici giudiziari, fino a sistemi di analisi degli orientamenti giurisprudenziali e statistiche sui processi. Tra le funzioni più ambiziose, anche un sistema per identificare automaticamente il rapporto tra vittima e autore nei procedimenti penali, utile per l’analisi di fenomeni come la violenza domestica o le relazioni tossiche.

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