La banca centrale del Giappone, in linea con le aspettative degli economisti, ha annunciato oggi che rallenterà i tagli agli acquisti di titoli di Stato a partire da aprile del prossimo anno, mantenendo al contempo il tasso di riferimento allo 0,5% a fronte dell’aumento dei rischi per la crescita.
Giappone: la Banca centrale non interviene sui tassi
La Banca del Giappone ha ribadito che avrebbe continuato a ridurre i suoi acquisti mensili di titoli di Stato giapponesi di circa 400 miliardi di yen (2,76 miliardi di dollari) al trimestre, portandoli a circa 3 trilioni di yen fino a marzo 2026, come delineato nel suo piano dell’anno scorso.
Successivamente, i tagli saranno ridotti a 200 miliardi di yen al trimestre da aprile 2026 a marzo 2027, con l’obiettivo di raggiungere un importo di acquisto mensile di circa 2 trilioni di yen.
La banca centrale effettuerà un’altra valutazione provvisoria nella riunione di politica monetaria del giugno 2026.
La BOJ ha spiegato che la mossa mirava a migliorare ''il funzionamento dei mercati JGB in modo da sostenere la stabilità dei mercati''. A seguito della decisione, il Nikkei 225 ha guadagnato lo 0,55%, mentre lo yen si è rafforzato dello 0,13%, attestandosi a 144,55 contro il dollaro. Il rendimento dei bond a 10 anni è salito di 3 punti base, all′1,491%.
I rendimenti dei bond trentennali erano schizzati ai massimi degli ultimi decenni verso la fine di maggio, toccando un massimo del 3,2% il 21 maggio, prima di scendere ai livelli attuali di circa il 2,93%. L’economia giapponese si trova ad affrontare incertezze in termini di crescita, mentre l’inflazione supera l’obiettivo della BOJ da circa tre anni.
L’inflazione nel Paese è rimasta elevata, in parte a causa della carenza di riso, con i prezzi in forte aumento e il governo giapponese che ha reso pubblici i prezzi delle scorte di emergenza.
Il tasso di inflazione principale del Paese ad aprile è stato del 3,6%, segnando più di tre anni di inflazione superiore all’obiettivo del 2% della BOJ.
Anche il PIL del Giappone si è contratto dello 0,2% nel trimestre conclusosi a marzo rispetto al periodo precedente, a causa del calo delle esportazioni: è la prima volta in un anno che l’economia si contrae su base trimestrale.