Esteri
Francia: cade il governo, lasciando aperte molte delicate questioni per il Paese
Redazione
Oramai finita la ''meteora'' di Michel Barnier quale primo ministro, in Francia restano aperte, con la caduta del governo, molte questioni e anche delle domande, a cominciare da quella se il premier, dopo la mozione di censura, è costretto alle dimissioni. Sul punto la Costituzione è chiara, dicendo che se l'Assemblea nazionale adotta una mozione di censura, il Primo Ministro ''deve'' presentare le sue dimissioni al Presidente della Repubblica. Non esistono termini temporali per ufficializzare le dimissioni, ma sarebbe deleterio che si frapponesse troppo tempo tra mozione e dimissioni, visto che lo stallo paralizzerebbe il Paese.
Incertezza, tra i costituzionalisti, su cosa ne sarà del progetti di legge presentati dal governo Barnier. Secondo alcuni, essi decadono immediatamente, altri sono meno ultimativi, anche in considerazione del fatto che il Presidente della Repubblica non può indire le elezioni legislative almeno prima del luglio 2025.
Resta delicata la questione del bilancio, poiché, venendo privato di efficacia quello proposto da Barnier, il futuro governo dovrà affrontare tempi roppo stretti perché un nuovo progetto preparato dal futuro governo possa essere esaminato dall'Assemblea nazionale e dal Senato prima del 31 dicembre.
Resta da vedere se, in questa situazione, lo Stato possa sostenere spese o riscuotere entrate dal primo gennaio. Comunque, l’ordinamento giuridico francese prevede tutele per evitare che ciò sia simile allo shutdown americano.
In assenza di un bilancio votato e promulgato entro la fine dell'anno, il nuovo governo (o quello dimissionario) potrebbe richiedere "con urgenza al Parlamento l'autorizzazione alla riscossione delle imposte e con decreto gli stanziamenti relativi ai servizi votati".
Resta poi forte il timore che l’incertezza politica alimenti la sfiducia degli investitori. Il nuovo governo, per questo, dovrebbe presentare al più presto una nuova legge finanziaria per il 2025, che sostituirebbe, una volta adottata dal Parlamento, questo bilancio “automatico”.
Davanti alle dimissioni d Barnier, quali sono gli scenari che si delineano davanti al Presidente della Repubblica?
In teoria, Macron ha il potere di nominare una persona di sua scelta, senza cioè dovere nominare un esponente del gruppo più numeroso dell'Assemblea nazionale, anche se la logica e il pragmatismo dovrebbero indurlo a non forzare la mano rispetto alla maggioranza dei deputati, esponendo il futuro governo ad una nuova mozione di censura. Il capo dello Stato si trova, quindi, davanti al difficile compito di scegliere un candidato che possa ottenere il sostegno della maggioranza dei deputati o almeno non suscitare il rifiuto della maggioranza di essi.
Se la situazione si bloccasse, la nomina di un governo ''tecnico'' (come accaduto diverse volte in Italia) potrebbe diventare una via d’uscita. Questo consente la nomina di ministri senza affiliazione politica al fine di gestire gli affari correnti e attuare alcune riforme consensuali.
Quando potrà avvenire il prossimo scioglimento dell’Assemblea nazionale?
Il ritorno alle urne appare generalmente come un’opzione per chiarire o risolvere una situazione politica tesa. Ma, nel caso di specie e per il momento, tale ipotesi è in linea di principio esclusa. La Costituzione vieta di procedere ad ''un nuovo scioglimento entro l'anno successivo'' alla precedente elezione.
L’Assemblea nazionale eletta nel luglio 2024 dovrebbe quindi restare in carica almeno fino alla prossima estate.