L’impatto dei nuovi dazi americani si prospetta come un vero e proprio terremoto economico per l’Italia. Secondo le stime dell’Ufficio Studi CGIA, le tariffe al 15% concordate tra Donald Trump e Ursula von der Leyen lo scorso 27 luglio in Scozia, potrebbero costare al sistema economico italiano tra i 14 e i 15 miliardi di euro all’anno: una cifra equivalente al costo previsto per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, la più grande opera pubblica mai costruita nel nostro Paese.
Dazi USA: un conto da 15 miliardi per l’Italia, come il Ponte sullo Stretto
La nuova barriera doganale entrerà in vigore il 7 agosto e, sebbene manchi ancora l’elenco ufficiale dei prodotti esentati, il quadro per le imprese italiane appare già critico. Il danno stimato comprende le mancate esportazioni, la riduzione dei margini di profitto, i costi sociali dovuti alla perdita di posti di lavoro e il possibile trasferimento di produzioni verso gli Stati Uniti. A ciò si aggiunge l’effetto “congiunturale” dovuto alla svalutazione del dollaro sull’euro, che nei primi sette mesi del 2025 ha segnato un calo del 10,5%.
Tuttavia, la CGIA mostra un cauto ottimismo: il 92% dei prodotti italiani venduti negli USA sono di fascia media o alta, rivolti a consumatori benestanti che potrebbero continuare ad acquistarli nonostante l’aumento dei prezzi. In particolare, il 43% dell’export verso gli Stati Uniti è costituito da beni di qualità elevata, mentre un ulteriore 49% appartiene alla fascia media.
Nel 2024, nonostante un calo complessivo delle esportazioni italiane verso gli USA del 3,6% (pari a -2,4 miliardi), l’export ha comunque raggiunto i 64,7 miliardi di euro. Le regioni più colpite in valore assoluto sono Lombardia, Veneto e Piemonte, ma spiccano anche performance positive come quelle di Lazio (+35,7%) e Toscana (+12,3%).
A livello provinciale, Milano guida la classifica con oltre 6,3 miliardi di export, seguita da Firenze che segna un balzo del +43,7% rispetto al 2023. In forte crescita anche Latina (+114,9%), Gorizia (+1.986%) e Palermo (+39,7%). All’opposto, si registrano crolli significativi a Genova (-86,5%), Trieste (-89,6%) e Potenza (-88,2%).
La CGIA sottolinea inoltre che le imprese italiane che esportano negli USA dipendono da quel mercato per una quota relativamente bassa del loro fatturato (5,5%) e vantano un margine operativo lordo del 10% circa, un elemento che potrebbe consentire loro di assorbire parte dell’impatto senza riversarlo interamente sui prezzi al consumatore.