Al netto della volatilità di breve periodo, la produzione sembra stabilizzarsi, con uno spazio limitato per accelerazioni a breve termine. Più in là, la spesa militare in Europa e la spesa infrastrutturale in Germania dovrebbero fungere da stimolo, ma i tempi sono incerti.
Crescita piatta al netto della volatilità di dicembre e gennaio
Dopo un sorprendente calo mensile del 3,1% a dicembre, la produzione industriale italiana ha recuperato completamente il terreno perduto a gennaio con un rimbalzo mensile del 3,2%, facendo meglio del consenso. La volatilità così elevata della misura destagionalizzata ha a che fare con la distribuzione dei giorni lavorativi nei due mesi. Confrontando il periodo novembre-gennaio con il trimestre precedente, abbiamo una crescita piatta, un quadro più credibile dello stato effettivo delle condizioni industriali. La fase di debolezza del settore manifatturiero non è ancora finita, ma si sta stabilizzando.
Sostanziali conferme dal dettaglio settoriale
Il dato corretto per i giorni lavorativi ha registrato una contrazione dello 0,6% su base annua, con i beni intermedi, di investimento ed energetici tutti in territorio negativo e la produzione di beni di consumo in modesta espansione grazie alla componente dei beni durevoli. Non ci sono grandi novità dal punto di vista settoriale, con il settore farmaceutico in solida crescita (+21,7% su base annua) e i mezzi di trasporto (-13,1%) e il tessile (-12,3%) in forte contrazione.
Un’accelerazione della produzione non sembra imminente...
In prospettiva, ci sono timidi segnali di miglioramento. A febbraio la fiducia delle imprese manifatturiere è aumentata marginalmente e l’indice PMI del manifatturiero è salito a 47,4, ancora in territorio di contrazione, la velocità di calo più contenuta degli ultimi cinque mesi. Gli indicatori del portafoglio ordini sono migliorati marginalmente a febbraio, soprattutto nella componente estera. Riteniamo che ciò possa riflettere una certa anticipazione della domanda di importazioni in vista del probabile aumento dei dazi piuttosto che un miglioramento sostenibile della domanda. Le indagini segnalano anche un timido calo delle scorte di prodotti finiti su base annua; troppo poco però per poter parlare di un imminente inizio di un ciclo di ricostituzione delle scorte.
...ma potrebbe materializzarsi successivamente con l’eventuale implementazione dei piani di aumento della spesa militare e di quello tedesco sugli investimenti infrastrutturali
Se il quadro a breve termine è di stabilità, a lungo termine sia il piano europeo di riarmo che quello tedesco di spesa infrastrutturale avranno probabilmente un impatto positivo sull'industria italiana. Anche se il senso di urgenza potrebbe accorciare i tempi delle loro approvazioni, probabilmente ci vorrà del tempo prima che gli investimenti conseguenti si manifestino in modo significativo nei numeri della produzione italiana. Si intravvede dunque un po’ di luce alla fine del tunnel.