Economia
Calzature italiane, segnali di stabilizzazione e nelle Marche rallenta la flessione di produzione ed export
Redazione

Dopo mesi di difficoltà, il comparto calzaturiero italiano mostra timidi segnali di stabilizzazione. L’analisi del Centro Studi di Confindustria Moda per Assocalzaturifici (in foto, la Presidente, Giovanna Ceolini), diffusa il 9 ottobre 2025, evidenzia che nella prima metà dell’anno la flessione dei principali indicatori congiunturali si è attenuata, pur in un contesto ancora complesso per l’intero settore.
Calzature italiane, segnali di stabilizzazione e nelle Marche rallenta la flessione di produzione ed export
Nel periodo gennaio-giugno 2025 il fatturato complessivo delle imprese associate è diminuito del 5,6%, mentre la produzione industriale, secondo l’indice Istat, ha registrato un calo del 9,5%. Tuttavia, il secondo trimestre mostra un rallentamento della discesa: -7,5% rispetto al -11,4% dei primi tre mesi dell’anno.
L’export, tradizionale motore dell’industria calzaturiera italiana, continua a sostenere il comparto, le paia esportate sono cresciute del 3,7%, anche se il valore complessivo è sceso dell’1,7%, penalizzato dalle performance negative in Estremo Oriente e nei Paesi dell’area CSI. L’Unione Europea mantiene un andamento positivo (+1,4% in valore), mentre spiccano i risultati di mercati come Emirati Arabi Uniti (+25,3%) e Turchia (+15,5%).
Più complessa la situazione nelle Marche, regione simbolo della manifattura calzaturiera italiana, dove l’export di calzature e componenti è diminuito del 9,1% in valore nei primi sei mesi dell’anno. Le principali destinazioni restano Francia (-10,7%), Germania (+2%), Stati Uniti (-19,8%), Cina (-21%) e Belgio (-9,3%). La crisi geopolitica continua a pesare sulle vendite verso la Russia (-21,6%) e l’Ucraina (-8,5%), mentre si distingue il forte recupero della Polonia (+42,4%), oggi ottava destinazione per le imprese marchigiane.
Sul fronte interno, i segnali non sono incoraggianti. Nei primi tre mesi del 2025 il numero di imprese attive nelle Marche (tra calzaturifici e produttori di parti) è diminuito di 52 unità (-2,3% rispetto a dicembre 2024), accompagnato da un saldo negativo di 187 addetti. La cassa integrazione guadagni autorizzata da INPS per le aziende della filiera pelle è cresciuta del 26,9% nel semestre, con oltre 3,1 milioni di ore, un dato superiore del 162% rispetto al periodo pre-Covid del 2019.
Nonostante il quadro resti complesso, la riduzione dell’intensità della flessione nel secondo trimestre lascia intravedere una fase di assestamento. Le imprese, pur provate dal calo dei consumi e dalle incertezze geopolitiche, continuano a puntare su qualità, innovazione e sostenibilità come leve per rilanciare un settore che resta tra i più rappresentativi del made in Italy manifatturiero.