Il settore del riciclo in Italia raggiunge ricavi record, ma la sostenibilità economica resta in bilico. È quanto emerge dallo studio “I driver economici dell’industria del riciclo e dei rifiuti” dell’Osservatorio AGICI, presentato a Milano il 2 luglio 2025. Secondo il rapporto, nel 2023 le principali 50 aziende del comparto hanno generato oltre 7 miliardi di euro di fatturato e investito più di 1 miliardo di euro, ma la marginalità media è precipitata a -0,6%, segnalando una crisi di redditività che rischia di frenare la transizione circolare.
Industria del riciclo, ricavi da 7 miliardi ma margini in rosso: il settore cerca un nuovo modello per crescere
La ricerca evidenzia un settore estremamente frammentato, caratterizzato da filiere specifiche — plastica, carta, vetro, organico e RAEE — che, seppur in crescita per volumi e fatturato, faticano a mantenere un equilibrio economico. Le marginalità variano sensibilmente: se i termovalorizzatori arrivano a un rendimento del 19%, gli impianti di selezione di plastica e carta superano il 10%, mentre gran parte dei riciclatori, fatta eccezione per le cartiere (12%), si ferma ben sotto questa soglia. Gli operatori della raccolta, ad esempio, si attestano al 2%, segno di un modello di business poco remunerativo.
Dal 2017 al 2025 sono state censite 305 operazioni di M&A, con un picco di 73 operazioni nel 2023. La maggior parte delle operazioni (51%) ha riguardato investimenti impiantistici, seguiti dalle acquisizioni (41%). Tuttavia, i flussi di capitale si concentrano soprattutto sull’organico (19%) e sul vetro (12%), lasciando ancora indietro segmenti come carta, plastica e RAEE.
AGICI propone tre direttrici strategiche per invertire la rotta: ridefinizione dei modelli aziendali, semplificazione normativa e innovazione delle politiche industriali. Serve, infatti, un passaggio da un approccio basato solo sulla gestione dei materiali a uno che valorizzi la qualità e la commercializzazione degli output, puntando a economie di scala e a un migliore accesso al capitale.
Sul fronte normativo, è essenziale armonizzare la governance e rafforzare i sistemi di responsabilità estesa del produttore (EPR), così da favorire una raccolta di maggiore qualità e ridurre i costi di ingresso nel mercato. A livello europeo, infine, occorre definire standard chiari per le materie prime seconde (MPS) e proteggerle dalle importazioni non conformi, per garantire competitività e sostenibilità.
"È giunto il momento di perseguire una policy di ridisegno del settore che porti a uno sviluppo integrato e condiviso", commenta Marco Carta, Amministratore Delegato di AGICI. "Imprese e istituzioni devono collaborare per costruire mercati dinamici per le MPS e trasformare il riciclo in un motore di innovazione e sostenibilità".
Secondo Eugenio Sini, Coordinatore dell’Osservatorio Riciclo e Rifiuti, "l’industria oggi vive un paradosso: ricavi in aumento, ma margini in calo. La frammentazione mette a rischio l’intero comparto e solo un approccio cooperativo potrà garantire un futuro sostenibile".