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Utilities europee: meno sostegno ai prezzi e più capex lasciano prospettive di credito meno positive ma equilibrate

di Scope Ratings
 
Le utility integrate e i produttori di energia sono meglio posizionati per gestire la domanda di investimenti. È vero che il loro fabbisogno di investimenti rimane elevato nel 2025. Si pensi ai 23,3 miliardi di euro previsti per Eléctricité de France SA e agli 11,1 miliardi di euro per la rivale francese Engie SE, ai 10,7 miliardi di euro per l'italiana Enel SpA e ai 10,1 miliardi di euro per la spagnola Iberdrola SA, in particolare nelle energie rinnovabili e nelle reti. Tuttavia, la loro capacità di generare guadagni dalla vendita di energia elettrica li aiuta a mantenere il FOCF più vicino al pareggio, in media.

I finanziamenti necessari per le spese di investimento rimangono una grande sfida per le utility europee, in particolare per gli operatori di rete regolamentati. Queste società devono espandere e modernizzare le reti elettriche per far fronte ai crescenti volumi di energia elettrica intermittente, solare ed eolica, forniti alla rete, alla crescente domanda di elettricità e alla necessità di migliorare la resilienza della rete.

Quest'anno, il fabbisogno di investimenti per gli operatori di rete europei di maggiori dimensioni aumenterà ancora, contribuendo a un CAGR a due cifre di circa il 17% per il periodo 2018-26E. Ne sono un buon esempio l'olandese TenneT NV e la belga Elia SA, che nel 2025 dovranno sostenere investimenti per 11 miliardi di euro e 4,9 miliardi di euro rispettivamente, con un aumento di oltre il 60% rispetto alla media triennale del 2022-24E.

Non solo i gestori di rete nazionali, ma anche i gestori di rete più piccoli, come gli operatori olandesi Alliander NV ed Enexis NV, dovranno far fronte a un aumento dei costi di investimento, dato che si concentrano sulla distribuzione di energia elettrica in aree con un'elevata congestione della rete e un numero molto più elevato di punti di immissione di energia rinnovabile. Le utility devono affrontare un aumento degli investimenti stimati rispettivamente a 1,8 e 1,6 miliardi di euro, il 30-40% in più rispetto alla media triennale per il periodo 2022-2024E.

Poiché i gestori di rete si basano su rendimenti regolamentati e adeguamenti tariffari, non hanno un aumento immediato delle entrate dai prezzi di mercato. Di conseguenza, la combinazione di investimenti elevati e di una generazione di free cash flow più debole mette sotto pressione la capacità delle utility di autofinanziare gli investimenti, portando a un continuo ricorso a finanziamenti esterni. Il sollievo arriverà solo nel medio-lungo termine, quando le società riceveranno il corrispondente ritorno di capitale sulla loro maggiore base di attività regolamentate.
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