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State Street Global Advisors: Weekly ETF Brief - Azioni globali: bilanciare rischi e opportunità
i Francesco Lomartire, Head of intermediary client coverage Southern Europe di State Street Global Advisors.

Le azioni globali hanno registrato una notevole volatilità nei primi quattro mesi dell’anno, alimentata dall’incertezza legata ai dazi commerciali. Nonostante un inizio fiacco, le azioni potrebbero offrire margini di rialzo nel corso dell’anno, qualora venissero raggiunti accordi commerciali.
Oltre alla questione dei dazi, il contesto d’investimento per l’azionario appare solido: l’inflazione ha rallentato e le banche centrali si stanno orientando verso politiche più accomodanti. Le aspettative di crescita economica globale si sono ridimensionate, ma non sono crollate, permettendo una crescita degli utili ancora relativamente sana a fronte di valutazioni più interessanti. Un potenziale rialzo è plausibile, ma l’incertezza è superiore alla norma e i mercati sono guidati da politiche tariffarie instabili. In questo contesto, un’esposizione azionaria globale e diversificata potrebbe rappresentare una scelta ragionevole per gli investitori.
Caos e ripresa dei mercati
Nei primi quattro mesi dell’anno, lo scenario d’investimento è stato caratterizzato da livelli estremi di incertezza. Le azioni inizialmente sono salite, raggiungendo massimi storici a febbraio. Il rally è stato guidato dai titoli europei, sostenuti dai piani di spesa fiscale in Germania e da una maggiore probabilità di negoziati di pace per l’Ucraina. Tuttavia, quando sono stati annunciati dazi pesanti nel “Liberation Day”, i mercati sono crollati, dando il via a una svendita generalizzata — subito seguita da un rimbalzo quando Donald Trump ha annunciato una sospensione di 90 giorni dei dazi e ha adottato un tono meno aggressivo.
Nel breve termine, la performance sarà probabilmente influenzata dagli sviluppi relativi ai dazi, che offuscano le prospettive sia macro che microeconomiche. Tuttavia, avvicinandoci alla seconda metà dell’anno, è probabile che l’attenzione dei mercati si sposti su altri driver, come un eventuale allentamento fiscale negli Stati Uniti. Nel lungo periodo, l’attuale caos di mercato potrebbe rivelarsi solo una pausa temporanea nella performance azionaria globale. D’altronde, nonostante molteplici crisi negli ultimi dieci anni — tra cui il COVID, il picco inflazionistico e l’invasione russa dell’Ucraina — l’indice MSCI ACWI IMI ha sovraperformato in modo significativo sia le materie prime che le obbligazioni globali.
Crescita attesa in rallentamento, ma senza crolli
Nonostante i recenti downgrade, ci si aspetta una crescita dell’economia globale tra il 2,6% e il 3,0% annuo nei prossimi tre anni. Le guerre commerciali rappresentano un rischio significativo al ribasso sia per le prospettive di crescita globale sia per l’“eccezionalismo” statunitense: il PIL reale degli Stati Uniti si è contratto dello 0,3% nel primo trimestre a causa dell’impennata delle importazioni, e le previsioni di crescita per l’intero 2025 sono scese all’1,4%. In Europa la crescita resta debole, ma il pacchetto di stimoli fiscali in Germania potrebbe rappresentare un sostegno strutturale. I dazi imposti alla Cina pesano sulla sua economia orientata all’export, ma potrebbero accelerare l’allentamento fiscale per stimolare i consumi interni. L’incertezza stessa è dannosa per la crescita, poiché una visione offuscata porta al rinvio dei piani di investimento e limita la propensione al consumo.
La nota positiva? È probabile che i dazi attualmente proposti vengano significativamente ridimensionati, poiché non sono economicamente sostenibili ai livelli attuali. Ciò potrebbe favorire il proseguimento della solida crescita degli utili, che ha sostenuto l’eccellente performance azionaria nel 2023 e 2024.
Banche centrali orientate all’allentamento
L’inflazione è stata una delle principali preoccupazioni per gli investitori azionari negli ultimi due anni, in quanto ha ritardato i tagli dei tassi d’interesse. I progressi sul fronte della disinflazione, seppur più lenti del previsto, sono visibili: a marzo l’inflazione CPI negli Stati Uniti era al 2,4% e la core PCE al 2,6%. La Federal Reserve (Fed) potrebbe adottare un approccio prudente, bilanciando i rischi di rallentamento della crescita con le potenziali pressioni inflazionistiche derivanti dai dazi. Al di fuori degli Stati Uniti, i dazi hanno un impatto più negativo sulla crescita che sull’inflazione. Nell’Eurozona, l’inflazione CPI è scesa al 2,2% e rappresenta ormai una preoccupazione minore.
Allo stesso tempo, il tasso sui depositi della BCE è al 2,25%, suggerendo che gran parte dell’allentamento monetario sia già stato attuato. Nel Regno Unito l’inflazione è scesa al 2,6%, rendendo probabili diversi tagli dal livello attuale del 4,25% da parte della BoE. In Cina, le pressioni deflazionistiche restano una preoccupazione più rilevante rispetto all’inflazione elevata. Il Giappone è l’unica eccezione, con un CPI al 3,6%. Nel complesso, le banche centrali stanno seguendo una traiettoria accomodante che, in assenza di recessione, rappresenta uno scenario monetario favorevole per le azioni.
Mercato del lavoro ancora solido
La battaglia contro l’inflazione sta venendo vinta senza impatti rilevanti sul mercato del lavoro, che rimane il punto di forza dello scenario economico. Ad aprile, la disoccupazione negli Stati Uniti era al 4,2%, mentre nell’Eurozona ha toccato un minimo storico del 6,2% a marzo. La tenuta del mercato del lavoro sostiene la resilienza dei consumi, offrendo un cuscinetto contro l’incertezza legata ai dazi e una base per la crescita qualora le tensioni commerciali dovessero attenuarsi.
Valutazioni leggermente ridimensionate
Le azioni globali hanno registrato una contrazione dei multipli, con un rapporto P/E forward a 12 mesi pari a 17,2x, leggermente al di sopra della media degli ultimi dieci anni. L’intensificarsi delle tensioni commerciali potrebbe portare a un’ulteriore compressione dei multipli, mentre accordi commerciali di successo tra gli Stati Uniti e i loro partner potrebbero innescare un rimbalzo, amplificato dal recente ridimensionamento. Da un lato, multipli più bassi sono giustificati da guidance incerte; dall’altro, la solidità degli utili dimostra la resilienza dei mercati azionari.
Utili solidi, guidance incerte
Finora, le aziende hanno riportato risultati trimestrali superiori alle attese. Al 6 maggio, le società dell’indice S&P 500® hanno superato le aspettative dell’8,4%, registrando una crescita annua del 12,1%. Le aziende dell’indice EURO STOXX 50® hanno riportato un calo del 2%, ma superiore del 5% rispetto alle stime. Le azioni del Nikkei 225 hanno segnato una crescita del 6,7% e una sorpresa sugli utili del 6,9%. Allo stesso tempo, però, le aspettative sugli utili per azione (EPS) si sono indebolite e molte aziende hanno segnalato incertezza o addirittura ritirato la guidance, in particolare nei settori più sensibili ai dazi. Lo scenario in evoluzione delle politiche tariffarie e un possibile allentamento fiscale negli Stati Uniti influenzano le prospettive di crescita degli utili.
Cogliere il potenziale azionario con esposizioni globali
Nonostante un inizio d’anno debole, le azioni globali potrebbero offrire un upside significativo — a patto che l’incertezza legata ai dazi si attenui. Sebbene il contesto d’investimento rimanga offuscato, gli investitori potrebbero preferire allocazioni diversificate come l’indice MSCI World, l’indice MSCI ACWI o il più ampio MSCI ACWI IMI, che mira a catturare il 99% della capitalizzazione di mercato globale. Gli investitori europei potrebbero inoltre considerare di coprire le esposizioni valutarie, dato il rischio elevato di un deprezzamento del dollaro statunitense rispetto alle loro valute.