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Payden & Rygel - In vista di una Fed “attendista”

di Jeffrey Cleveland, Chief Economist di Payden & Rygel
 
Payden & Rygel - In vista di una Fed “attendista”
Durante la riunione di oggi, la Fed dovrebbe mantenere il suo approccio attendista. Nonostante le ultime rilevazioni di febbraio abbiano visto l’inflazione core in rallentamento (+0,2%) rispetto all’eccezionalmente forte dato di gennaio (+0,4%), il trend dovrà infatti proseguire per qualche mese, prima che i policymaker possano essere certi dei miglioramenti. Anche la lettura preliminare dell'indice sulla fiducia redatto mensilmente dall'Università del Michigan segnala un aumento delle aspettative di inflazione da parte dei consumatori statunitensi che, per quanto abbia scarso potere predittivo rispetto all'inflazione effettiva, potrebbe contribuire al mantenimento di una politica “significativamente restrittiva” ancora per qualche tempo.

Al di là della decisione sui tassi d’interesse, ci aspettiamo leggere modifiche alle proiezioni economiche da parte dei membri del FOMC: alcuni potrebbero concentrarsi sulla spinta al rialzo dell’inflazione innescata dalle tariffe commerciali, mentre altri potrebbero guardare al di là dell’aumento isolato dei prezzi e concentrarsi sui rischi al ribasso per la crescita; perciò, potremmo assistere a revisioni al ribasso delle previsioni di crescita e al rialzo delle attese di inflazione rispetto al Summary of Economic Projections dello scorso dicembre. L’impatto di prezzi più alti e crescita più bassa sulla proiezione mediana del tasso sui Fed Funds del FOMC suggerisce che il valore mediano dei policymaker potrebbe rimanere fermo a due tagli entro il prossimo dicembre, nonostante un aumento della dispersione.

Crediamo che nel corso dell’anno assisteremo a una moderazione dell’inflazione a ritmi più sostenuti del previsto, con i dazi che dovrebbero incidere sui prezzi delle importazioni da parte delle imprese, ma non necessariamente sui bilanci delle famiglie americane. Riteniamo che, con la moderazione dei prezzi dei servizi, che rappresentano il 75% del paniere dell’inflazione core, quest’ultima possa raggiungere la soglia del 2% già nella seconda metà del 2025, molto prima rispetto alla proiezione mediana del FOMC di dicembre. Il rapporto sull’Indice dei Prezzi al Consumo di febbraio ha mostrato come la componente dei servizi core non abitativi si stia già avvicinando alla sua media di lungo periodo e anche quella relativa ai servizi abitativi continua a decelerare. Quindi, dal momento che i servizi core abitativi e non potrebbero continuare a moderarsi nel 2025, anche qualora i prezzi dei beni dovessero aumentare a causa dei dazi, l'inflazione core complessiva dovrebbe scendere al di sotto del 2,5% su base annua e persino raggiungere il 2% entro la fine dell’anno. Di conseguenza, ci aspettiamo che la Fed riprenda con i tagli dei tassi in giugno e che, con l'inflazione che sorprenderà al ribasso, finisca per tagliare più di quanto suggerito dal dot plot: al momento ci aspettiamo quattro tagli dei tassi nei prossimi dodici mesi.

Infine, riteniamo che i policymaker stiano sottovalutando l'impatto di dazi e politiche fiscali, che, più che una spinta all’inflazione, potrebbero rappresentare un freno alla crescita. L'incertezza politica potrebbe rallentare la spesa e gli investimenti da parte delle imprese, mentre l'aumento generale dei prezzi dovrebbe pesare sulla spesa dei consumatori, che ha trainato la crescita del Pil Usa nell’ultimo decennio. Inoltre, i tagli alla spesa pubblica e i licenziamenti federali potrebbero indebolire, anche se di poco, la crescita dei posti di lavoro, così che i salari potrebbero continuare a diminuire, portando a un'inflazione più debole e a una crescita inferiore. Detto questo, con una crescita dell'1,8% nel 2025 su base trimestrale, l'economia statunitense dovrebbe riuscire ad evitare la recessione, in quanto il reddito reale aggregato dei consumatori sta ancora aumentando al livello della sua media di lungo periodo, nonostante i dati sulla spesa di gennaio siano stati modesti. Se, però, la crescita dovesse risultare più debole del previsto, la Fed potrebbe dover allentare più rapidamente la sua politica monetaria e i tassi d’interesse potrebbero scendere ulteriormente nel 2025. 
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