La quotazione dell’oro è scesa questa settimana in seguito all'attenuazione della guerra commerciale globale. Nel frattempo, gli acquisti da parte di ETF e banche centrali si stanno allentando. Il metallo giallo sta perdendo la sua lucentezza?
I prezzi dell'oro sono scesi di oltre il 3% questa settimana, toccando i minimi da oltre un mese, a causa del miglioramento del sentiment di rischio che sta riducendo l'attrattiva dell'oro come bene rifugio. Tuttavia, nonostante il sell-off di questa settimana, il metallo giallo è ancora in rialzo di oltre il 20% quest'anno, dopo aver toccato il record di 3.500 dollari l'oncia in aprile, con la guerra commerciale globale, i rischi geopolitici e gli acquisti delle banche centrali diventati fattori chiave del rally.
L'ottimismo commerciale penalizza la domanda di beni rifugio
L'imprevedibile politica commerciale del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump è stata finora il driver principale per l'oro nel 2025.
Lunedì 12 maggio gli Stati Uniti e la Cina hanno concordato una riduzione temporanea dei dazi sulle reciproche merci: gli Stati Uniti hanno ridotto i dazi sui prodotti cinesi al 30% dal 145% per un periodo di 90 giorni, mentre Pechino ha ridotto il prelievo sulla maggior parte dei beni al 10%. Nell'ambito della tregua tariffaria, la Cina ha anche sospeso il divieto di esportazione di articoli con applicazioni sia militari che civili a 28 aziende statunitensi, nonché il divieto di commercio e di investimento nei confronti di 17 aziende statunitensi.
L'attenuazione della guerra commerciale globale sta penalizzando la domanda di beni rifugio come l'oro.
La giornata di lunedì ha segnato un sostanziale raffreddamento delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina. Tuttavia, i mercati si chiedono quale sarà il risultato finale, dato che la misura sarà operativa per 90 giorni, e quale sarà il livello definitivo delle tariffe.
Il Segretario al Tesoro americano Scott Bessent ha poi dichiarato che è “improbabile” che le tariffe reciproche sulla Cina scendano sotto il 10%. Il livello del 2 aprile - fissato dal Presidente al 34% - “sarebbe un tetto”, anche se Trump ha detto che le tariffe potrebbero salire ancora se i due Paesi non riuscissero a raggiungere un accordo.
Nel frattempo, i dati sull'inflazione statunitense di aprile sono stati più deboli del previsto, suggerendo che l'impatto dei dazi di Trump è stato finora limitato. Ciò ha placato i timori di recessione e ha portato a ridimensionare le aspettative di aggressivi tagli dei tassi da parte della Federal Reserve. Gli operatori prevedono ora almeno due riduzioni dei tassi quest'anno, la prima probabilmente a settembre. L'aumento dei tassi tende a essere negativo per l'oro non fruttifero.
Tuttavia, i colloqui tra Stati Uniti e Cina sono solo all'inizio e permangono molte incertezze con un periodo di negoziazione di tre mesi davanti a noi.
Con il perdurare dell'incertezza commerciale, il ribasso per l'oro potrebbe essere limitato. E se le trattative commerciali dovessero inasprirsi, i prezzi dell'oro tornerebbero a salire.
Gli acquisti di ETF si stanno raffreddando
Nel frattempo, gli acquisti di ETF - un altro fattore chiave di quest'anno - si sono affievoliti da fine aprile. Se questi deflussi dovessero continuare, l'oro potrebbe subire ulteriori contraccolpi. Le partecipazioni degli investitori negli ETF sull'oro generalmente aumentano quando i prezzi salgono, e viceversa.
Tuttavia, il primo trimestre dell'anno ha visto una forte ripresa degli afflussi di ETF che hanno visto il loro miglior momento dal primo trimestre del 2012. Salita che è stata determinante per il rally dell'oro.
E anche gli acquisti delle banche centrali si stanno riducendo
Il rally dell'oro nel 2024 è stato guidato dagli acquisti delle banche centrali, ma anche questi hanno iniziato a diminuire. Sebbene le banche centrali continuino ad acquistare il metallo prezioso, il ritmo degli acquisti è diminuito dal momento che i prezzi hanno raggiunto livelli record. Nel primo trimestre, le banche centrali hanno acquistato 244 tonnellate d'oro. Il calo è stato del 33% rispetto al trimestre precedente.
Anche la Cina sta acquistando meno oro. Ad aprile, la banca centrale cinese ha ampliato le proprie riserve auree per il sesto mese consecutivo, ma in misura minore rispetto ai mesi precedenti. Le riserve auree dichiarate in Cina sono aumentate di 2,2 tonnellate in aprile, portando il totale a 2.295 tonnellate, pari al 6,8% delle attività di riserva complessive. Finora, nel 2025, la Cina ha annunciato un aumento di 14,9 tonnellate delle sue riserve ufficiali d'oro.
La Cina ha continuato a comprare oro ad aprile, ma a un minor ritmo
Nonostante il rallentamento, è probabile che le banche centrali continuino ad aggiungere oro alle loro riserve, visto il contesto economico ancora incerto e la spinta alla diversificazione dal dollaro USA. Negli ultimi sei mesi, i volumi sono aumentati di circa 30 tonnellate.
Il ritmo degli acquisti annuali da parte delle banche centrali è raddoppiato dallo scoppio della guerra Russia-Ucraina nel 2022, passando da circa 500 tonnellate all'anno a oltre 1.000. L'appetito delle banche centrali per l'oro è guidato anche dalle preoccupazioni dei Paesi per potenziali sanzioni, sul modello di quelle imposte alla Russia, sulle loro attività estere - Stati Uniti e dall'Europa hanno negli scorsi mesi congelato i beni russi-, oltre che dalle strategie di cambiamento delle riserve valutarie.
L'anno scorso le banche centrali hanno acquistato complessivamente 1.045 tonnellate, pari a circa un quinto della domanda complessiva. Secondo il World Gold Council, Polonia, India e Turchia sono stati i maggiori acquirenti nel 2024.
Fase di consolidamento
Nel breve termine, è probabile che l'oro si consolidi ai livelli attuali, dato che le tensioni commerciali e geopolitiche si sono raffreddate, almeno per il momento, spingendo la riallocazione verso i beni rifugio. Prevediamo una media dei prezzi dell'oro di 3.250 dollari l'oncia nel secondo trimestre. Prevediamo una media di 3.128 dollari l'oncia nel 2025.