Economia

Messina (Intesa Sanpaolo): “Il lavoro dei giovani motore di crescita. Pronti 10 miliardi per chi assume”

di Demetrio Rodinò
 
Messina (Intesa Sanpaolo): “Il lavoro dei giovani motore di crescita. Pronti 10 miliardi per chi assume”
Il lavoro, i giovani, i salari bassi. Ma anche tecnologia, fusioni bancarie e difesa del risparmio. Carlo Messina, amministratore delegato e CEO di Intesa Sanpaolo, interviene su La Stampa con una lunga intervista a tutto campo, rilanciando il ruolo centrale del capitale umano per la crescita del Paese.

Concentriamoci sul capitale umano: giovani, donne, over 50, salari bassi. Questo ci deve interessare. Lo dico da guida del primo datore di lavoro privato in Italia, con 70mila dipendenti nel Paese. Proteggere i lavoratori è una priorità”, ha dichiarato Messina. Un messaggio chiaro, che arriva mentre Intesa Sanpaolo sta mettendo in campo 10 miliardi di euro in finanziamenti agevolati destinati alle imprese che assumono giovani e donne, “con una logica simile all’Ires premiale: lo Stato usa la leva fiscale, noi quella dei tassi”.

Una misura che vuole intercettare gli investimenti in nuove tecnologie e nuova occupazione, favorendo un circolo virtuoso tra competitività e produttività. “Portare giovani in azienda può rappresentare un nuovo motore di crescita per il Paese”, ha ribadito il banchiere, sottolineando il rischio di un’emorragia di talenti all’estero.

Un altro tema cruciale toccato da Messina riguarda il fenomeno dei Neet, giovani che non studiano e non lavorano: “Sono un milione e mezzo. Recuperarli è un dovere nazionale. Noi abbiamo già avviato progetti concreti con la Fondazione Cariplo e la Compagnia di San Paolo, coinvolgendo anche le altre Fondazioni azioniste”.

Si tratta di un impegno strutturale che, secondo il CEO di Intesa Sanpaolo, potrebbe avere un forte impatto sul PIL e sull’equità sociale. “Investire sui giovani significa costruire futuro. Nessun Paese può permettersi di perdere intere generazioni”.

Inevitabile un passaggio sul tema del risiko bancario: “È il mercato che crea valore, ma gli azionisti non possono essere gli unici interlocutori. Vanno coinvolti anche lavoratori e clienti. Se non si crea valore per chi lavora in azienda, nessun progetto di crescita è sostenibile, neppure attraverso fusioni”.

Un’affermazione che riequilibra il dibattito tra logiche di bilancio e sostenibilità sociale, con un richiamo diretto anche alle autorità di vigilanza. “Il sistema-Paese deve avere un ruolo. Il risparmio è un tema di sicurezza nazionale, forse più della difesa o dell’energia”, ha ammonito Messina.

In chiusura, un riferimento al dibattito sul Golden Power, lo strumento di controllo statale sulle operazioni strategiche: “Va usato in modo corretto. Tutto è migliorabile, ma mi sembra che i nodi più conflittuali si stiano risolvendo, come auspicavo fin dall’inizio”.

Messina, da tempo sostenitore del dialogo tra istituzioni e imprese, lancia così un messaggio distensivo: “I soggetti rilevanti di questo Paese non possono vivere in conflittualità permanente. Serve coesione per affrontare le sfide della competitività globale”.
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