Economia
Mediobanca, l’assemblea del 16 giugno sarà un crocevia. Affluenza record e tensione alle stelle sull’Ops Banca Generali
di Demetrio Rodinò

Sarà un’assemblea da ricordare quella convocata da Mediobanca per lunedì 16 giugno. A dirlo non sono solo i numeri, che preannunciano un’affluenza superiore all’80% del capitale, ma soprattutto il clima che da settimane agita il mercato finanziario italiano. L’oggetto del contendere è la ratifica dell’offerta pubblica di scambio su Banca Generali, una mossa con cui l’ad Alberto Nagel (nella foto) intende costruire un polo nazionale del risparmio gestito. Ma il voto, in realtà, sarà molto più di una semplice approvazione tecnica: si tratta di un vero e proprio referendum sul futuro strategico dell’istituto, con la differenza che, a differenza dell’ultimo referendum italiano finito nel nulla per mancanza di quorum, a Piazzetta Cuccia il quorum non solo è garantito, ma rischia pure di battere ogni record di partecipazione.
L’assemblea potrebbe battere ogni precedente, superando anche la partecipazione del 76,8% registrata nell’ottobre 2023 per il rinnovo del CdA. Fonti finanziarie indicano che le adesioni stanno crescendo di ora in ora, complici i massicci depositi di titoli da parte di investitori istituzionali. Tra questi, spiccano i nomi di Calstrs e SBA Florida – due colossi statunitensi dei fondi pensione – e Praxis Investment Management. Tutti si sono già espressi pubblicamente a favore dell’operazione.
Ma dietro i numeri si muovono strategie complesse e contrapposte. Se da un lato Nagel può contare sull’appoggio dei principali proxy advisor internazionali – ISS, Glass Lewis e Pirc – e su una rete di fondi e soci storici a lui vicini (tra cui Unipol e parte del patto di consultazione), dall’altro la coalizione contraria appare tutt’altro che debole. Il fronte Caltagirone, oggi attestato sul 10%, ha rinsaldato la propria posizione, e potrebbe contare sull’alleanza silenziosa ma decisiva di Delfin (19,8%) e di alcune casse previdenziali (Enpam, Enasarco, Cassa Forense), tutte attualmente in fase di riflessione.
Occhi puntati soprattutto su Delfin, la cassaforte degli eredi Del Vecchio, la cui posizione potrebbe risultare dirimente. Se Caltagirone e Delfin – come spesso accaduto in passato – dovessero muoversi all’unisono, basterebbe loro l’appoggio di un altro 10% del capitale per bloccare l’operazione. Ma la linea di Francesco Milleri, attuale presidente della holding lussemburghese, resta volutamente ambigua: “L’Ops ha senso industriale”, ha dichiarato, “ma prima di decidere attendiamo i pareri definitivi, anche da parte di Generali”.
Nel frattempo, il mercato assiste con nervosismo e interesse. La posta in gioco è altissima: il via libera all’operazione rafforzerebbe il progetto di Alberto Nagel e metterebbe in difficoltà il disegno alternativo caldeggiato da Caltagirone e Roma, che punta a una possibile integrazione tra Mps e Mediobanca. Un’eventuale bocciatura, invece, riaprirebbe le porte al risiko, facilitando l’avanzata del Monte dei Paschi e mettendo in discussione la leadership dell’attuale ad.
A rendere ancora più tesa l’attesa, è stata nei giorni scorsi anche la lettera inviata dal ceo di Banca Generali, Gian Maria Mossa, che ha ribadito la volontà dell’istituto di rimanere estraneo alle trattative, ponendo un freno alla narrazione di una fusione già “scritta”. Anche Generali – da cui dipendono equilibri industriali fondamentali – non ha ancora espresso una posizione definitiva sull’operazione.
Tutto, dunque, sarà deciso nell’ultima curva. Le previsioni più accreditate indicano uno scenario al fotofinish. Secondo fonti di mercato, l’operazione potrebbe essere approvata con uno scarto di pochi punti percentuali (42-43% favorevoli contro 36-37% contrari), ma molto dipenderà dal comportamento finale dei soci ancora indecisi o silenziosi.
Dopo mesi di schermaglie, dichiarazioni pubbliche e manovre sotterranee, il verdetto è ormai vicino. Milano si prepara ad accogliere l’assemblea più partecipata della storia recente di Mediobanca. E come in ogni grande evento, l’attesa è pari solo all’incertezza.