Ultime notizie
La Bce taglia ancora i tassi dello 0,25%

In un contesto segnato dall’incertezza sui dazi tra Stati Uniti e Unione europea, il Consiglio direttivo della Banca centrale europea ha confermato il taglio dei tassi di interesse di 25 punti base, portandoli dal 2,5% al 2,25%. Si tratta del sesto taglio consecutivo a partire da giugno 2024. Secondo i governatori della Bce, l’economia dell’area euro ha mostrato una certa resilienza agli shock globali, ma le prospettive di crescita si sono deteriorate a causa delle crescenti tensioni commerciali.
Anche la volatilità dei mercati, che in queste settimane ha toccato i livelli della crisi finanziaria globale, è un freno alla crescita, perché "inasprisce le condizioni di finanziamento" e quindi rende il credito a famiglie e imprese più costoso, nonostante il calo dei tassi. Tutti fattori che "possono gravare ulteriormente sulle prospettive economiche dell'area euro".
La presidente Christine Lagarde parla di "incertezze eccezionali" sulle prospettive e di rischi al ribasso per la crescita aumentati. "Il Consiglio direttivo è determinato ad assicurare che l’inflazione si stabilizzi durevolmente sul suo obiettivo del 2% a medio termine. Soprattutto nelle attuali condizioni caratterizzate da eccezionale incertezza, l’orientamento di politica monetaria adeguato sarà definito seguendo un approccio guidato dai dati, in base al quale le decisioni vengono adottate di volta in volta a ogni riunione".
La Bce prosegue con la sua politica di graduale riduzione dei tassi, ma mantiene una posizione prudente, pronta a reagire a ogni scenario. L’obiettivo di avvicinarsi al cosiddetto "tasso neutrale", intorno al 2%, considerato un livello che non stimola né frena il credito, potrebbe non essere più adeguato nel contesto attuale. "Il tasso neutrale funziona in un mondo senza shock", ha spiegato Lagarde, sottolineando come le crisi globali richiedano nuovi strumenti e maggiore flessibilità.
Le preoccupazioni sullo stato dell’economia globale si rafforzano dopo l’aggiornamento del World Economic Outlook pubblicato il 22 aprile 2025 dal Fondo Monetario Internazionale, che ha rivisto al ribasso le stime di crescita, segnalando un contesto globale sempre più incerto, condizionato dai nuovi dazi commerciali e dall’impatto delle contromisure adottate a livello internazionale. In questo scenario, l’Italia è tra i Paesi che subiscono le revisioni peggiori: dopo un +0,7% nel 2024, il Pil italiano dovrebbe crescere dello 0,4% nel 2025 e dello 0,8% nel 2026. A gennaio il Fondo puntava ad una crescita dello 0,7% quest'anno in Italia e dello 0,9% nel 2026.
Anche le prospettive globali sono state ridimensionate: la crescita del Pil mondiale si fermerà al +2,8% nel 2025, mezzo punto percentuale in meno rispetto alle previsioni di gennaio, per poi risalire al 3% nel 2026. A pesare sono soprattutto gli effetti dei dazi americani e delle risposte dei partner commerciali, che hanno riportato le aliquote tariffarie a livelli mai visti da decenni, provocando uno shock negativo sulla crescita, un aumento dell’incertezza e un peggioramento del sentiment economico.
"L’economia globale si trova in una fase critica", ha spiegato l'Fmi. Nonostante i segnali di stabilizzazione nel 2024, con l'inflazione in "graduale anche se accidentato declino" verso gli obiettivi delle banche centrali e il normalizzarsi dei mercati del lavoro, la crescita si trova ancora una volta di fronte ad uno stress-test. "Gli importanti cambiamenti politici stanno resettando il sistema del commercio globale, dando origine ad un'incertezza che sta nuovamente mettendo alla prova la resilienza dell'economia mondiale". Una prova dovuta in larga parte ai dazi americani e dalle conseguenti contromisure invocate da quasi tutti i partner commerciali colpiti.