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Il nuovo Budget riuscirà a rimettere il Regno Unito in carreggiata?

di Anthony Willis, Investment Manager di Columbia Threadneedle Investments
 
Il nuovo Budget riuscirà a rimettere il Regno Unito in carreggiata?
Questa settimana l’attenzione dei mercati è rivolta al Budget del Regno Unito, atteso per mercoledì, un appuntamento annunciato già lo scorso 4 settembre e che negli ultimi mesi ha alimentato un dibattito crescente su diversi temi cruciali: dal mix di misure fiscali che il governo intende adottare, alle stime del cosiddetto fiscal black hole, fino alle previsioni dell’Office for Budget Responsibility (OBR) sulla produttività. Le stime attuali indicano un disavanzo compreso tra 25 e 30 miliardi di sterline, una cifra che pone il governo di fronte a scelte complesse e tutt’altro che prive di implicazioni politiche ed economiche.

Col passare delle settimane, la cancelliera Rachel Reeves e altri membri dell’esecutivo hanno lasciato intendere alcune delle possibili direttrici della manovra. La questione centrale riguarda la scelta tra interventi mirati, ma politicamente sensibili, su imposta sul reddito, IVA e contributi previdenziali — in netta contraddizione con le promesse elettorali — oppure un approccio frammentato fatto di piccoli aggiustamenti, meno controversi sul piano politico ma anche meno efficaci nel generare le entrate fiscali necessarie. In parallelo, il governo ha ribadito l’assenza di margini per tagli significativi alla spesa pubblica, una posizione che riflette sia la scarsità di consenso parlamentare sia le tensioni attuali sul fronte dei servizi statali.

Finora i mercati — e in particolare quello dei gilt — hanno reagito in maniera relativamente ordinata, salvo qualche episodio di tensione successivo alla retromarcia sull’aumento dell’imposta sul reddito. Questo avviene in un contesto in cui il Regno Unito si confronta non solo con debolezza strutturale della crescita e livelli di inflazione ancora elevati, ma anche con gli effetti cumulativi di oltre quindici anni di shock economici: dalla crisi finanziaria globale alla Brexit, dalla pandemia allo shock dei prezzi energetici. Tutti elementi che hanno contribuito a un ambiente economico caratterizzato da fiducia contenuta, investimenti insufficienti e produttività persistentemente debole.

La struttura del debito pubblico aggiunge ulteriori complessità: una quota significativa è indicizzata all’inflazione o a breve scadenza, rendendo il costo del rifinanziamento particolarmente sensibile ai movimenti dei tassi. Oggi più del 7% del bilancio statale è assorbito dal pagamento degli interessi, un onere superiore ai 100 miliardi di sterline annui che limita in modo sostanziale la capacità del governo di adottare politiche espansive o misure anticicliche.

Il Budget, quindi, rappresenta un esercizio estremamente delicato: l’esecutivo, politicamente indebolito, è chiamato a rassicurare i mercati circa la sostenibilità dei conti pubblici senza però ricorrere a strumenti che rischierebbero di aggravare il malcontento dell’elettorato, già preoccupato dall’assenza di benefici tangibili in cambio di un maggior prelievo fiscale. Il risultato è un equilibrio complesso, che espone il governo a rischi sia sul piano politico sia su quello finanziario.

Alla domanda se questo Budget sarà sufficiente a “risolvere” i problemi fiscali del Regno Unito, la risposta più realistica è che difficilmente potrà farlo. È probabile che la cancelliera punti a ottenere il margine minimo necessario per soddisfare i mercati e superare la scadenza di breve periodo, lasciando però il Paese esposto a possibili shock futuri. Potremmo così trovarci di fronte a un ciclo in cui il governo tenta di fare il minimo indispensabile per mantenere un fragile equilibrio, salvo scoprire in seguito che tali misure non bastano.

Un elemento parzialmente positivo è che la manovra non dovrebbe avere effetti inflazionistici né pesare in modo significativo sulla crescita. Questo offrirà alla Bank of England uno spazio d’azione più ampio, permettendo con ogni probabilità un taglio dei tassi d’interesse nella riunione di dicembre.
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