Mescolando aneddoti biografici ad un'analisi politica e sociale del presente e del futuro, il senatore Salvatore Lauro ricostruisce la storia italiana partendo dagli anni Sessanta, dalla grande speranza del boom economico. Nel suo libro "Il mare dentro: dalla Dolce Vita alla Tempesta perfetta", edito da Rubbettino con la prefazione di Edward Luttwak, l'Ischia di qualche decennio fa diventa una metafora: luogo di accoglienza di alcuni dei più grandi protagonisti del mondo industriale e artistico dell’epoca, assurge a simbolo di un'Italia piena di speranza cui, sul filo del racconto, subentra una mesta disillusione, con l’ottimismo disatteso di chi sperava di diventare volano e protagonista del cambiamento del Paese.
La storia di Ischia assume una narrazione circolare, dai fasti del passato alla distruzione del paesaggio con le frane, luogo reale e simbolico cui far partire una riflessione sulla rinascita.
In questa intervista esclusiva, ne parliamo con l’autore: l’armatore Salvatore Lauro (classe '51, ischitano doc, ex parlamentare approdato nel movimento azzurro nel '96, rieletto nel 2001 con la Casa delle libertà, iscritto nel 2004 al Misto dove resta fino al 2006), che dedica il libro a suo padre, Agostino, e racconta il fondamentale, per l’industria italiana, passaggio generazionale.

Il mare è perno della vita e della famiglia per Lauro, tanto che fu lui a ideare la ''nave azzurra'' per la campagna elettorale vittoriosa di Forza Italia alle regionali del 2000.
''La proposi a Berlusconi durante un incontro nel suo ufficio a palazzo Grazioli. All'epoca Prodi aveva scelto il pullman, c'era Fini che voleva l'elefantino. Io pensai a una nave da crociera, perché il mare è il nostro destino. Il tour per i porti partì da Genova. A bordo c'era l'amata mamma del presidente, la signora Rosa, e ricordo benissimo la tappa di Napoli: Berlusconi dovette scendere ben quattro volte nel garage della nave e aprire i portelloni, perché la gente straripava, tutti volevano vederlo, toccarlo''.
Cosa significa per lei avere "il mare dentro"?
È una realtà: figlio di armatore e armatore io stesso, nato su un’isola, il mare lo devi avere attorno, dentro, dappertutto: perché è fondamentale. L'Italia è un Paese un po' contadino, non è stato mai un Paese marinaro. Vede il mare per andare in spiaggia, per divertimento, ma non considera il mare come una opportunità di lavoro, per i giovani come per le imprese, come un’opportunità importante per la logistica, per la Blue economy e per tutto quello che il mare significa e può significare per un Paese come l'Italia. Il fatto di avere guardato sempre al Nord, alla Germania, invece che al mare come fonte di risorsa, specialmente al Mediterraneo, ci ha portato un po' indietro. Fortunatamente, negli ultimi tempi, c'è una riscoperta del mare in tutti i settori, e anche i giovani si stanno rendendo conto che le opportunità di lavoro sul mare sono tante. Lavorare sul mare, poi, è anche semplice perché, anche senza titoli di studio, basta saper nuotare e vogare e sulle navi puoi trovare tante occasioni. Per il mare si trovano tante opportunità. Come le barche da diporto, che stanno crescendo e danno tante opportunità soprattutto ai giovani del Mezzogiorno che possono trovare in questa risorsa opportunità per vivere. Bisognerebbe muoversi molto su questo argomento: noi facciamo molto, perché le risorse umane sono fondamentali per un’azienda, soprattutto per quelle marittime.
Come ha vissuto l’eredità di portare avanti l’azienda in quanto figlio del fondatore?
Mio padre aveva la passione di andare in America e fu chiamato il secondo Cristoforo Colombo perché portò una barca di 60 metri, impiegando 6 mesi per arrivare da New York a Napoli: l'avevano dato per disperso. Diciamo che senza mare la mia famiglia non esisterebbe e neanche i miei parenti, che venivano da Sorrento ed erano tutti della Marina borbonica. Il ricambio generazionale è importante, naturalmente portando avanti un’azienda nella tradizione, soprattutto nell'ambito locale e territoriale, perché il know how si acquisisce con le persone che stanno intorno e vivono la vita del mare. Noi abbiamo preferito l'alta velocità via mare perché è uno specifico settore, così come l'alta velocità via terra, con le nostre 48 imbarcazioni veloci e anticipando le Ferrovie dello Stato che hanno iniziato con dopo di noi. Cominciammo con gli aliscafi che abbiamo preso anche in Russia. L’aliscafo era un progetto tedesco dell’ultima guerra che i russi portarono a Mosca. Il miglior costruttore di aliscafi è stato Rodriguez che comprò il brevetto dall'ingegnere che l'aveva ideato, che fuggì dopo la guerra brevettandolo in Svizzera. Ormai sono pochi perché obsoleti: tecnologia e innovazione crescono, ma, poiché le aziende in Italia sono tutte di carattere familiare il passaggio generazionale, è una delle cose più difficili da fare, ci vogliono anni. Per questo ho fatto iniziare i miei figli dalla gavetta, anche durante il periodo estivo, quando le scuole erano chiuse, per capire come funzionasse il sistema. Ne parlo nel libro perché in Italia il passaggio generazionale è fondamentale e oggi non ci sono banche, né consulenti, né attività che coinvolgano le aziende in questi passaggi. L'Italia, visto che ha tante aziende familiari, dovrebbe
pensarci bene perché senza il passaggio generazionale delle imprese si rischia di non andare avanti.
Il suo libro sottolinea l’amore per Ischia e il legame con l’isola.
Per me non rappresenta soltanto l'isola dove sono nato e dove vivo quando non sono a Roma, ma i ricordi di bambino, quando era più famosa di Capri e c’era davvero la Dolce Vita. Perché, durante il periodo estivo, tutta Roma si trasferiva ad Ischia. Pochi sanno che nella mia isola è stato girato ''Cleopatra''. Mio padre guidava la barca che trainava il galeone di Cleopatra: da piccolo assistevo a queste scene. Ho dedicato il libro a mio padre, che mi ha insegnato a pescare. Mi diceva sempre "Salvatore, ricordati: è inutile che ti lascio tanto pesce, che dopo qualche giorno dovrai buttare". Ci teneva che io imparassi bene, perché poi si può lavorare da soli e questo mi ha sempre indirizzato nella vita. Purtroppo, negli ultimi tempi Ischia ha subìto un grave danno di immagine dovuto alla tragedia di Casamicciola. Una frana di 500 metri di territorio trasmessi dai mass media per giorni e settimane, sembrava che l’isola fosse stata completamente distrutta, di fatto mettendola in ginocchio, poi c'è stato il terremoto e non ci siamo più ripresi. Dobbiamo riportare la dolce vita a Ischia, dobbiamo recuperare questo gap.
Il libro è anche una metafora della storia dell’Italia.
Ci lamentiamo sempre di questo nostro Paese, che invece tutti ci invidiano. Quando vado all'estero, e ho viaggiato molto, tutti mi dicevano ''che fortuna essere italiano, sapete fare, avete l’arte, il saper vivere e il sapere cucinare''. L'italiano si distingue dappertutto e io dovunque ho trovato personaggi incredibili che hanno avuto successo nel mondo. Nel libro spero di avere dato delle indicazioni per una rinascita: parlo anche dello Spoil System, del perché l'Italia non funziona, perché le leggi sono fatte male e abbiamo un sistema elettorale che non invita la gente ad andare avanti. Mi rivolgo soprattutto ai giovani, ai quali dico: nessuno vi regalerà niente, il futuro sta nelle vostre mani, quindi, siate coraggiosi e non abbiate paure di affrontare la vita, che è, sì, molto difficile, ma può riservare grandi soddisfazioni e opportunità. Il libro finisce con un blog, dove si possono scambiare opinioni, confrontarsi. Ho scritto il libro per i miei nipoti e spero che potranno leggerlo e imparare, se ancora ci sarà da imparare: voglio che non dimentichino di essere nati nel mare. E poi tengo soprattutto alla consapevolezza che le notizie su Ischia siano corrette: nell’allegato al turismo del New York Times del 2024 è considerata l'isola più bella del mondo.