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I dazi reciproci di Trump: quali impatti sull’obbligazionario?

di Ariel Bezalel e Harry Richards, Investment Manager, Obbligazionario di Jupiter AM
 
I dazi reciproci di Trump: quali impatti sull’obbligazionario?
Sia le nuove misure commerciali annunciate dall’amministrazione Trump sia la reazione del mercato ci sembrano piuttosto preoccupanti. Non si è ancora profilato un quadro completo sulle modalità di ritorsione dei vari Paesi, che potrebbero essere meramente simboliche, nel tentativo di siglare un accordo, oppure aggressive. Vediamo già emergere approcci diversi. La Cina, un importante partner commerciale degli Stati Uniti, ha risposto con pesanti dazi all’importazione sulle merci statunitensi, pari al 34%. In questa fase l’incertezza rimane estremamente elevata.

Una possibile conseguenza potrebbe essere la “chiusura” del mercato dei beni statunitensi ai Paesi stranieri. Se da un lato è possibile che questo generi una certa scarsità negli Stati Uniti, dall’altro il resto del mondo potrebbe trovarsi di fronte a un eccesso di offerta. A lungo termine, questo potrebbe incoraggiare ogni tipo di manifattura a costruire impianti di produzione negli Stati Uniti. Si parla già dell’adozione da parte di Cina e UE di una politica fiscale favorevole alla crescita, che contribuirebbe a compensare parte dell’impatto negativo sulla crescita derivante dai dazi.

Gli asset più rischiosi, e in particolare il credito, appaiono ancora su valori elevati in questo contesto, nonostante gli importanti movimenti degli ultimi giorni. In effetti, è da tempo che sottolineiamo la sopravvalutazione degli asset di rischio. Potremmo assistere a scenari molto diversi a seconda dell’evoluzione dei negoziati nelle prossime settimane. Un flusso consistente di accordi commerciali potrebbe portare a significativi rally del rischio e a un calo dei tassi. Se invece i dazi dovessero restare in campo per un periodo più prolungato, allora probabilmente vedremmo maggiori perturbazioni, in quanto gli asset rischiosi non stanno prezzando nemmeno lontanamente tutte le conseguenze economiche, soprattutto se i Paesi dell’UE dovessero attuare una dura ritorsione e colpire il settore statunitense dei servizi. Alcuni dei movimenti sui mercati azionari, valutari e delle materie prime sembrano di per sé piuttosto ampi e potrebbero anche avere ripercussioni. Trump parla da decenni dell’iniquità del commercio nei confronti degli Stati Uniti e in questo mandato, a differenza del primo, è attorniato da una squadra che lo appoggia. Pertanto, è improbabile che capitoli presto, nonostante questi grandi movimenti di mercato.

In questa fase, essere lunghi sui Treasury in particolare nella parte breve e media della curva degli Stati Uniti ci sembra più adatto rispetto alla parte lunga, in quanto il sell-off del dollaro USA stava diventando un po’ caotico e, se la tendenza continuasse, potrebbe scatenare timori inflattivi. Le valutazioni dei Gilt sono decisamente convenienti su tutte le sezioni della curva.

 
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