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Columbia Threadneedle Inv. - Mercati azionari in ripresa: quali sono i prossimi passi?
di Anthony Willis, Investment Manager di Columbia Threadneedle Investments

Osservando l’attuale andamento dell’S&P 500, si potrebbe pensare che le recenti tensioni commerciali abbiano avuto un impatto solo temporaneo. Il mercato azionario statunitense ha infatti recuperato integralmente le perdite subite a seguito dell’annuncio dei dazi, sostenuto da segnali positivi nei colloqui tra Stati Uniti e Cina. L’allentamento delle tensioni ha interrotto l’escalation tariffaria, evitando per ora un irrigidimento strutturale del commercio globale.
L’indice S&P 500 si colloca attualmente a circa il 3% dai massimi storici. Nel frattempo, il dollaro si è indebolito del 3% rispetto ai livelli toccati dal Liberation Day e i rendimenti dei Treasury USA sono saliti. Anche le aspettative sui tassi d’interesse sono cambiate: da cinque tagli previsti subito dopo l’annuncio delle tariffe, il mercato ora ne sconta soltanto due.
Le dinamiche di questa guerra commerciale sono ancora in evoluzione, dato che mancano poco più di sette settimane alla scadenza del periodo di sospensione di 90 giorni al termine del quale le tariffe reciproche potrebbero teoricamente essere reintrodotte. Inoltre, prima di luglio, sono attesi ulteriori annunci relativi a misure tariffarie settoriali, in particolare per i comparti dei semiconduttori e dei prodotti farmaceutici, sulla scia di quanto già avvenuto per l’industria automobilistica. Nonostante questo contesto, i mercati finanziari sembrano interpretare la situazione come sotto controllo, scontando una progressiva riduzione delle tensioni commerciali rispetto ai livelli iniziali che avevano suscitato forti preoccupazioni a inizio aprile. L’incertezza politica sembra si stia attenuando, e c’è una crescente consenso attorno all’ipotesi di un graduale allentamento dei dazi.
Sulla base del modello emerso dai negoziati con Regno Unito e Cina, la prospettiva di un accordo sulle tariffe apparire positiva, ma il quadro complessivo resta significativamente peggiore rispetto alla situazione precedente. I livelli minimo e massimo delle tariffe stanno diventando più definiti, e la tariffa base del 10% sembra essere l’esito più favorevole realisticamente raggiungibile. Tuttavia, considerando anche le misure aggiuntive ancora in vigore, si stima che il regime tariffario complessivo degli Stati Uniti si attesti ora tra il 14% e il 17%, un livello nettamente superiore non solo rispetto al 2,5% dello scorso anno, ma anche rispetto ai valori storici registrati negli anni ’30. Sebbene le tensioni commerciali mostrino segnali di attenuazione, l’impatto su determinati Paesi e settori sarà inevitabile. È inverosimile pensare che gli Stati Uniti riescano a concludere i negoziati con tutti i partner entro la finestra di 90 giorni; per questo nel fine settimana è stato annunciato che alcuni Paesi ricevano comunicazioni formali nelle prossime 2-3 settimane volte a ribadire i termini tariffari annunciati il 2 aprile.
Nonostante gli elevati livelli di incertezza, la significativa ripresa dei mercati ha portato ad un minimo aggiustamento delle nostre strategie. Non riteniamo opportuno aumentare ulteriormente l’esposizione al rischio e manteniamo un orientamento leggermente positivo sull’azionario, con una lieve preferenza per i mercati statunitensi ed europei.
Nonostante la ripresa dei mercati azionari, il rafforzamento del regime tariffario e la persistente incertezza continueranno ad influenzare negativamente le prospettive economiche, seppur in misura meno marcata rispetto alle previsioni di alcune settimane fa.
Fortunatamente, poiché i livelli elevati delle tariffe tra Stati Uniti e Cina sono entrati in vigore da relativamente poco tempo, l’impatto economico diretto dovrebbe risultare contenuto. Tuttavia, la corsa agli scambi commerciali antecedente all’applicazione dei dazi, unita al recente calo delle spedizioni dalla Cina verso gli Stati Uniti, potrebbe generare significative distorsioni nei dati economici, compromettendo temporaneamente la loro stabilità e affidabilità.
Di conseguenza, nei prossimi mesi i dati economici potrebbero avere un ruolo limitato nell’orientare le valutazioni di mercato, a causa dell’incertezza politica e delle dinamiche di breve termine. Sarà necessario un periodo di attesa per poter disporre di dati “puliti” e procedere con un’analisi più precisa del contesto economico.
Per contenere le conseguenze negative sul piano economico sarà importante essere tempestivi e chiari nelle decisioni future. Le scelte di spesa di imprese e consumatori dipendono in larga misura dalla fiducia, che potrebbe richiedere tempo per essere pienamente ristabilita, in particolare negli Stati Uniti.