Il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha aperto al Consiglio Competitività il confronto sulla revisione del Meccanismo di Adeguamento del Carbonio alle Frontiere (CBAM). L’Italia, che ha chiesto e ottenuto l’inserimento del punto all’ordine del giorno del Consiglio di oggi, guida il fronte dei Paesi che chiedono un riesame anticipato e complessivo dello strumento europeo, con l’obiettivo di tutelare la competitività delle industrie ad alta intensità energetica, in particolare siderurgia e chimica, settori strategici per l’autonomia produttiva europea e per la transizione verde.
«Accogliamo positivamente quanto previsto dal pacchetto Omnibus sulla semplificazione amministrativa, che avvia la revisione dello strumento e che ora è all’esame di Parlamento e Consiglio UE – ha dichiarato Urso – Ora però serve un intervento più incisivo. È necessario procedere sin da subito a una revisione strutturale del CBAM, per renderlo davvero efficace contro pratiche elusive e, allo stesso tempo, capace di proteggere la produzione e l’export europeo, che si distingue per l’uso delle tecnologie più avanzate e sostenibili».
L’Italia ha presentato a dicembre un non-paper sul tema, condiviso da Austria, Bulgaria, Polonia, Grecia e Cipro, realizzando così un’alleanza che punta a garantire una decarbonizzazione sostenibile dei settori industriali più esposti alla concorrenza globale – come acciaio, chimica, alluminio e cemento – e a prevenire il rischio di delocalizzazioni produttive verso Paesi extra-UE.
«Difendere le nostre filiere produttive – ha continuato Urso – significa rafforzare l’autonomia strategica europea, contemperando gli obiettivi climatici e le necessità dell’industria. La chimica verde e la siderurgia decarbonizzata sono i pilastri su cui costruire questa nuova competitività».
Sul fronte siderurgico, l’Italia è impegnata nel rilancio dell’ex Ilva di Taranto e nella sua decarbonizzazione, che concorre all’ambizioso obiettivo di fare del nostro Paese il primo in Europa a produrre acciaio verde al 100% nei prossimi anni. Una leadership che si evidenzia oggi, infatti, con 34 impianti su 35 in Italia che producono acciaio green, con l’80% della produzione siderurgica nazionale già priva di emissioni dirette di carbonio.
Parallelamente, prosegue il percorso di riconversione green della chimica. Lunedì scorso, al Tavolo Versalis, il governo ha condiviso con le organizzazioni sindacali e le Regioni interessate un piano di trasformazione sostenibile degli impianti chimici di Eni. Il progetto prevede investimenti significativi nella chimica verde, a tutela della capacità produttiva nazionale e a supporto della strategia europea per l’autonomia industriale nella transizione ecologica.