Allarme rosso (ma anche no): orsi in fuga! Alci in corsa! Bisonti nella polvere! Gli scienziati – si mormora – sarebbero sconcertati. Il cielo si fa inquieto, i social fibrillano, i video girano come pizzette ai compleanni degli anni Novanta: sta per eruttare il supervulcano di Yellowstone! - gridano gli influencer geologi per caso - è un terremoto imminente!, la natura ci lancia segnali!
Allarme a Yellowstone: più bufale che bufali
E giù piogge di emoji spaventate, teorie millenaristiche e presagi apocalittici. Peccato che gli orsi, i bisonti e le alci in questione non stessero scappando da nulla. No, non erano in fuga dal Giorno del Giudizio. A voler essere realisti – che è una moda demodé, ma ogni tanto utile – stavano più verosimilmente andando a pranzo. Semplicemente: era l’ora della pappa. Altro che Apocalisse now. Ma andiamo con ordine. Correva la metà di aprile – una stagione in cui il cervello collettivo, come le betulle, tende a fiorire bizzarrie – quando compare sui social una fotografia virale: più di cento orsi fermi in mezzo a una strada, disposti in formazione da Risiko, con tanto di Suv immobili e sguardi terrorizzati. Sotto, la didascalia da thriller esistenziale: “Gli scienziati temono che stia per accadere qualcosa che noi non sappiamo.”
Apriti cielo. È subito deep fake and chill. Solo che – sorpresona! – la foto era un falso. Un falso spudorato, artificiale fino al midollo, impastato da un’Intelligenza artificiale che, più che intelligente, pareva appena uscita da un corso base di Photoshop. Orsi tutti uguali, clonati come cotolette surgelate, immortalati in una posa da flash mob peloso. In realtà, quella scena non era altro che un omaggio visivo al Bears World, tenutosi a fine febbraio: un evento dedicato all’orso con lo stesso entusiasmo con cui, nel frattempo, in Trentino si tenta di abbatterlo. Perché l’ipocrisia, si sa, corre su due zampe, mai su quattro. Passano i mesi, arriva luglio, e con esso una nuova tornata di catastrofi da divano.
Questa volta in formato video: perché se l’immagine fissa insinua il dubbio, il video – si sa – è verità assoluta. Almeno secondo l’Internet pensante (o qualcosa del genere). Ecco allora che tornano i protagonisti: grizzly che attraversano strade, alci al galoppo, bisonti che sollevano polvere come in una pubblicità di profumo maschile. In sottofondo, probabilmente, la colonna sonora di Interstellar. In sovrimpressione, didascalie da fine del mondo: “STANNO SCAPPANDO!”, rigorosamente in maiuscolo perché la catastrofe non ammette minuscole. Ma no. Ancora una volta: calma. Il video clou, quello da milioni di visualizzazioni e commenti “aiuto!”, non era girato a Yellowstone, bensì in un simpaticissimo parco faunistico del South Dakota: il Bear Country U.S.A., zoo a cielo aperto per famiglie e scolaresche. Anche questa volta gli orsi, pasciuti e soddisfatti, non scappavano dal supervulcano: stavano correndo verso il camion del cibo. L’equivalente ursino del “tutti a tavola è pronto”.
Salmone affumicato? Crocchette bio? Hamburger vegan? Non è dato sapere. Quel che è certo è che nessun cataclisma era in corso. A parte, forse, quello del buon senso. Gli etologi – veri, non quelli laureati su Instagram – osservano il tutto con un sorriso più amaro che divertito. “Le alci corrono. I bisonti pure. A volte anche lentamente. Dipende, come noi, dall’umore.” Semplice, elementare, perfino ovvio. Ma evidentemente troppo poco cinematografico.
Il fatto è che oggi ogni passo è un presagio, ogni animale in movimento è un trailer di fine stagione, ogni sbuffo una scossa sismica in diretta. Basta una zampa alzata, magari per grattarsi un orecchio, e diventa subito un segnale divino, un sos dalla Terra, una profezia pelosa in diretta streaming. Il supervulcano di Yellowstone – che per la cronaca e pure per gli scienziati erutta ogni 600.000 anni, secondo la scienza – secondo TikTok è già con un piede fuori dal letto. Forse la vera fuga, quella che davvero inquieta, non è quella degli animali dalla natura, bensì quella degli umani dalla realtà.
Siamo noi, poveri bipedi iperconnessi, a scappare ogni giorno da ciò che è vero, misurabile, razionale, per rifugiarci in un mondo di complotti ad alta risoluzione. Un mondo dove un branco di cervi diventa l’anticamera del giudizio universale, e dove il sensazionalismo è l’unica religione con milioni di adepti attivi h24. Morale: se andate a Yellowstone e incrociate un bisonte che attraversa la strada, keep calm e no panic. Niente filtri apocalittici, niente colonna sonora da fine del mondo. E soprattutto: non attribuite a un orso ciò che è, chiaramente, un disturbo nostro. La natura si muove perché è viva. Ma se ogni foglia che fruscia ci fa gridare al cataclisma, forse l’unico vero terremoto è quello che ci balla nella testa.