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Usa vs Iran - Le bombe lasciano il passo alle parole: è guerra tra Trump e Khamenei

Redazione
 
Usa vs Iran - Le bombe lasciano il passo alle parole: è guerra tra Trump e Khamenei

Se non fossimo davanti ad una tragedia, ci sarebbe da ridere vedendo come Washington e Teheran battagliano, a colpi di parole, dopo averlo fatto al suono delle bombe. La discussione in atto, a colpi di frasi che sembrano insulti, è figlia della diversità di analisi rispetto ai risultati degli attacchi americani contro i siti nucleari in Iran.

Usa vs Iran - Le bombe lasciano il passo alle parole: è guerra tra Trump e Khamenei

Per gli Stati Uniti, un successo totale (come Trump che, come al solito con grande delicatezza verbale, ha paragonato gli attacchi, per l'esito del conflitto Israele-Iran, al bombardamento atomico di Hiroshima), mentre per la Guida suprema Ali Khamenei si sono ridotti ad poco più di un graffietto su un muro.

Né ha spostato qualcosa la giornata odierna, con Khamenei che ha ripetuto che, in fin dei conti, è stato l'Iran a vincere dal momento che gli Stati Uniti non sono riusciti a ''ottenere alcun risultato significativo'' negli attacchi agli impianti nucleari. Ma, nel giro di poche ore, nel corso del briefing del Pentagono, il segretario alla Difesa statunitense, Hegseth, ha detto che gli attacchi, in particolare quello al sito più importante, quello di Fordow, sono stati "un successo storico", distruggendo o "obliterando" il programma nucleare iraniano.

Ma in casi come questi le parti non possono avere entrambe ragione. Se è vero che gli Stati Uniti hanno fatto ricorso alle potenti bombe anti-bunker GBU-57, tutte andate a segno, come è vero che questo attacco era stato pianificato da tempo, scegliendo i punti esatti dove mandare gli per provocare i danni più grandi, è anche vero che, ad oggi, non si sa se nelle viscere della montagna si trovavano effettivamente le centrifughe che si volevano distruggere.

Non si sa per il semplice motivo che l'impianto non è mai stato controllato dagli ispettori degli Usa o delle Nazioni Unite. Quindi, posto che nell'area non sono state rilevate variazioni nelle emissioni radioattive, siamo proprio sicuro che si trovassero lì i 408 kg di uranio altamente arricchito che mancano all'appello?

Quindi, anche se la missione dei piloti del bombardieri B2 è perfettamente riuscita dal punto di vista militare (una missione di 37 ore, partendo dagli Stati Uniti, per sganciare le bombe da 13 tonnellate capaci di distruggere i bunker), altrettanto non si può dire, con le conoscenze di oggi, se il programma nucleare iraniano sia stato effettivamente distrutto (come sostengono gli Stati Uniti) o semplicemente rallentato.
Il dibattito è aperto.

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