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La scure della burocrazia: a Rimini multato un 14enne, troppo 'anziano' per l'altalena

Barbara Leone
 
La scure della burocrazia: a Rimini multato un 14enne, troppo 'anziano' per l'altalena

Di questi tempi, vedere un adolescente su un’altalena dovrebbe quasi commuovere. E invece, a Rimini, è bastato che un quattordicenne si dondolasse un po’ troppo allegramente per scatenare l’intervento dei vigili urbani, la stesura di un verbale e una multa da 50 euro recapitata alla madre, colpevole – sembrerebbe – di non aver contenuto l’inarrestabile foga ludica del figlio.

La scure della burocrazia: a Rimini multato un 14enne, troppo 'anziano' per l'altalena

Il teatro dell’assurdo è andato in scena al parco Pertini di Miramare. Lì, lo scorso 28 marzo, un ragazzino di 14 anni, in attesa dell’allenamento di calcio, si è concesso qualche minuto di svago su un’altalena. Nulla di più innocente, verrebbe da pensare.

Ma agli occhi della pattuglia della Polizia Municipale, impegnata in un accurato controllo sul rispetto delle regole nei parchi pubblici – vietato l’accesso ai cani, vietati i veicoli, vietato l’uso improprio dei giochi, vietata la qualunque – quel gesto è apparso troppo pericoloso per essere ignorato. Il ragazzo, secondo quanto riportato nel verbale, avrebbe ribaltato l’altalena facendo ''volare il sedile sopra l’asta orizzontale'' per poi risalirci e dondolarsi con foga.

Un comportamento giudicato "non idoneo" dagli agenti, sia per il potenziale danno all’attrezzatura sia – e soprattutto – per il rischio arrecato ai "bambini più piccoli presenti nel parco". La madre, 34 anni, presente sul posto, ha provato a smorzare i toni: "Se rompe l'altalena, la pago io".

Ma la proposta di risarcimento anticipato non ha avuto l’effetto sperato. Al contrario, agli occhi della Municipale, quella frase suonava più come una sfida. Dopo qualche attimo di tensione – durante il quale la donna ha dichiarato di voler chiamare il marito, poliziotto – la situazione si è calmata. Ma il colpo di scena è arrivato giorni dopo, quando nella cassetta delle lettere è comparsa una multa da 50 euro per "utilizzo dei giochi dei bambini da parte di chi abbia superato i 12 anni.

Una cosa va detta: molti parchi pubblici in Italia prevedono un limite di età per l’utilizzo delle strutture ludiche, spesso fissato a 12 anni. Un principio di buon senso, pensato per tutelare i più piccoli da urti o incidenti provocati da ragazzi più grandi.
Ma – e qui sta il cuore della questione – non tutto ciò che è regolamento è sempre ragionevole nel contesto.

''Trovo assurdo che si facciano controlli del genere quando attorno alle stazioni del Metromare è pieno di spacciatori e malviventi", ha dichiarato la madre al Resto del Carlino, con una vena di comprensibile frustrazione.
E come darle torto? In un’epoca in cui l’infanzia è spesso assediata da pericoli ben più reali – tra bullismo, isolamento sociale e devianze digitali – la scena di un ragazzino che gioca all’aperto con un’altalena dovrebbe essere incoraggiata, non sanzionata. In fondo, c’è qualcosa di poeticamente anacronistico nel vedere un adolescente preferire l’altalena al cellulare.

Mentre la cronaca ci racconta di coetanei che maneggiano coltelli, sfidano la sorte in challenge sociali o si rifugiano in mondi virtuali, qui si punisce – paradossalmente – un momento di gioco fisico e condiviso. Un atto che, in altre epoche, sarebbe stato salutato come sano, quasi educativo. Poi, per carità: è chiaro che il regolamento esiste e va rispettato. Ma la domanda che sorge spontanea – e che serpeggia, sottile, fra le righe di questa vicenda – è: davvero la rigidità formale va anteposta al buon senso?

Gli agenti, certo, hanno applicato la norma. Ma in un Paese dove la giungla urbana si nutre d’inciviltà ben più gravi, e dove i controlli latitano proprio là dove servirebbero davvero, non sarebbe auspicabile calibrare l’attenzione delle forze dell’ordine su questioni più impattanti per la sicurezza pubblica? Del resto, se un 14enne che si dondola è una minaccia, cosa sono allora le aree verdi in preda al degrado, i giardini trasformati in bivacchi, le periferie lasciate a se stesse? La risposta non è scritta nei verbali, ma la percepiscono – pungente – molti cittadini, soprattutto quei genitori che ogni giorno si barcamenano tra mille difficoltà per offrire ai figli un’infanzia ancora degna di essere chiamata tale.

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