Economia

Panetta: "Welfare strumento di equità sociale e motore di sviluppo economico"

Redazione
 

Una difesa convinta, puntuale, a tutto campo del sistema di welfare considerato come un pilastro della società italiana. L'ha fatta il governatore della Banca d'Italia, Fabio Panetta, in occasione della presentazione del Rapporto sulla sussidiarietà 2023-2024.

Panetta: "Welfare strumento di equità sociale e motore di sviluppo economico"

Le asserzioni di Panetta sono sembrate un forte messaggio a sostegno di un sistema di tutela che, se indebolito, comporterebbe conseguenze fortemente negative per il Paese. Il sistema di welfare, ha detto il governatore della Banca d'Italia "non è solo uno strumento di equità sociale, ma anche un motore essenziale per lo sviluppo economico di un paese. In un contesto caratterizzato da informazione imperfetta e mercati finanziari incompleti, il welfare riduce l’incertezza, mettendo le persone nella condizione di poter assumere rischi, ad esempio avviando un’attività imprenditoriale innovativa. Allo stesso modo, un sistema di istruzione pubblica permette a tutti, indipendentemente dalle disponibilità economiche, di sviluppare e mettere a frutto il proprio talento. Più in generale, quando garantisce la parità nelle “opportunità di partenza”, il sistema di welfare valorizza il capitale umano della società, contribuendo così ad aumentare il potenziale di crescita dell’economia".

Ammettendo che il welfare state "ha dei costi", Panetta ha sottolineato come "a livello microeconomico, può distorcere gli incentivi al lavoro e al risparmio sia direttamente, attraverso le regole che determinano i benefici, sia indirettamente, tramite la tassazione necessaria a finanziarlo. Sul piano macroeconomico, la generosità del welfare deve necessariamente essere bilanciata con la sostenibilità dei conti pubblici. Questi due aspetti sono strettamente collegati: regole mal concepite possono disincentivare il lavoro e il risparmio, con effetti negativi sulla crescita economica – a sua volta fondamentale per garantire la sostenibilità del debito pubblico".

Parlando della riforma del welfare state italiano, "tema di cruciale importanza per la vita dei cittadini", Panetta ha detto che "l'obiettivo è trovare soluzioni adeguate per affrontare i rischi tipici delle società moderne – disoccupazione, malattia, disabilità – considerando le nuove forme che essi assumono ai nostri giorni. Tra le sfide emergenti spiccano l’obsolescenza delle competenze, accelerata dalla diffusione dell’intelligenza artificiale, la precarietà del lavoro nella gig economy, la fatica delle madri nel conciliare famiglia e carriera, le crescenti difficoltà quotidiane degli anziani, più numerosi e al tempo stesso più soli nelle nostre città".

Sul ruolo del sistema di welfare, Panetta ha detto che "svolge un ruolo essenziale nel ridurre le diseguaglianze e contrastare la povertà. Se si considerano solo i proventi da lavoro e da proprietà, la distribuzione dei redditi tra le famiglie italiane risulta fortemente diseguale, con un indice di Gini superiore al 52 per cento". L'indice citato da Panetta misura la disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza. Il governatore della Banca d'Italia ha poi ricordato quanto incidano le pensioni sulla spesa pubblica, ammontando a circa il 16 per cento del PIL, uno dei livelli più alti nell’area dell’euro. A questo "numero" fanno da contraltare quelli delle risorse destinate a Sanità e Istruzione, rispettivamente al 7 e al 4 per cento del prodotto e comunque inferiori alla media europea.

"Questo squilibrio tra il peso delle pensioni e quello delle altre prestazioni, così come l’insufficiente offerta di servizi in natura rispetto ai trasferimenti monetari - ha rimarcato Panetta - rappresenta un problema noto. In particolare, per le famiglie fragili e nei contesti sociali più difficili vi è una diffusa esigenza di integrare l’aiuto economico con il sostegno da parte di operatori specializzati, in grado di accompagnare le persone nella quotidianità. Le risorse di bilancio per colmare le lacune del nostro sistema di protezione sociale sono limitate, in un contesto in cui gli effetti della globalizzazione probabilmente richiederebbero un maggiore impegno perequativo. Il debito pubblico è pari al 135 per cento del PIL, e la spesa pensionistica è destinata ad aumentare nel medio periodo a causa delle sfavorevoli dinamiche demografiche. A ciò si aggiunge la necessità di destinare più risorse rispetto al passato a difesa, transizione verde e digitale".

Da Panetta, poi, sono venute parole chiare sulle decisioni che la politica si trova ad affrontare davanti a questa materia: "Le scelte sulla ricomposizione della spesa pubblica tra i diversi obiettivi sono di natura politica, in quanto riflettono valori e orientamenti culturali e non possono essere effettuate esclusivamente su base tecnica".

e sono sostanzialmente uniformi sul territorio in termini pro capite.
"Nei prossimi anni - ha detto ancora il governatore - non sarà facile bilanciare una crescente domanda di protezione sociale, soggetta a rapide e imprevedibili evoluzioni, con un’offerta inevitabilmente limitata dai vincoli di finanza pubblica. Tuttavia, questo trade-off può essere reso meno stringente agendo su due fronti".

Il primo è la razionalizzazione della struttura dell’offerta, "valorizzando la sussidiarietà sia verticale – tra i diversi livelli dello Stato – sia orizzontale, coinvolgendo accanto allo Stato anche il mercato e il terzo settore"; il secondo "passa attraverso riforme e investimenti pubblici volti ad aumentare la crescita potenziale e la produttività dell’economia".

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