Economia

Moneyfarm: prospettive 2025-2035

Redazione
 
Per elaborare possibili previsioni sui rendimenti attesi di lungo termine delle principali asset class, è fondamentale l’esplorazione di molteplici scenari e tendenze globali. Tre, a nostro avviso, i principali fattori da tenere in considerazione: l’Intelligenza Artificiale, la Cina e i mercati emergenti e le prospettive della seconda presidenza di Donald Trump negli Stati Uniti.

Negli ultimi anni, l’Intelligenza Artificiale ha catalizzato un’enorme attenzione e ingenti investimenti. Le elevate aspettative legate a questa tecnologia sono già riflesse nei prezzi di alcune azioni, in particolare nel settore tecnologico, ma il suo impatto potrebbe influenzare trasversalmente un ampio ventaglio di industrie. Se la realtà dovesse soddisfare le aspettative, potrebbe segnare un cambiamento radicale nel potenziale di crescita economica, con ricadute positive sui rendimenti degli asset.

Riguardo alle prospettive di crescita della Cina, che ha attraversato un periodo di performance relativamente deboli, è necessaria una disamina delle misure messe in atto dal governo per stimolare l’economia, con un focus particolare sul settore immobiliare, e la valutazione se saranno sufficienti a favorire una ripresa economica sostenibile nel lungo periodo.

Infine, volgendo lo sguardo agli Stati Uniti, la vittoria repubblicana potrebbe segnare l’inizio di profondi cambiamenti politici, incidendo sulle principali variabili macroeconomiche nel lungo periodo. Cambiamenti nei dazi, nella regolamentazione e nelle aliquote fiscali potrebbero influire su crescita e inflazione a livello globale, mentre un aumento del deficit fiscale potrebbe contribuire a mantenere elevati i rendimenti obbligazionari per un periodo più lungo. Le potenziali implicazioni di queste dinamiche sono complesse e ricche di sfumature.

COSA ASPETTARCI NEL 2025?

Analisi a lungo termine

La corsa all’oro dell’Intelligenza Artificiale

La prospettiva di una nuova rivoluzione industriale e il conseguente ottimismo riflesso nei mercati, ha portato a una delle maggiori corse all’oro nella storia del capitalismo. Per giustificare un investimento così ingente, l’IA dovrà mantenere due promesse che si misureranno sui profitti aziendali: la prima è che una progressiva integrazione nei sistemi aziendali generi un aumento della produttività; la seconda è che le infrastrutture costruite facilitino effettivamente lo sviluppo di prodotti e servizi innovativi in grado di trovare applicazioni in diverse industrie. Per il momento, i grandi numeri arrivano principalmente dai giganti tecnologici, che stanno investendo massicciamente sul futuro dell’IA, forti anche delle grandi riserve di liquidità che hanno accumulato negli anni. Le sette big tech americane rappresentano quasi il 35% della capitalizzazione di mercato dell’S&P 500 e hanno contribuito a oltre il 70% dei rendimenti dall’inizio del 2023. La questione è che i sistemi di nuova generazione richiedono investimenti esponenziali per venire addestrati, potenzialmente limitando il ritorno sull’investimento, e per continuare a vedere un miglioramento del funzionamento dei modelli servono dati di qualità che potrebbero essere difficili da reperire. Un’ulteriore sfida riguarda i costi energetici, che potrebbero diventare sempre più onerosi man mano che la tecnologia evolve e il suo utilizzo diventa più diffuso.

Per il momento è ancora presto per capire quali aziende saranno in grado di portare sul mercato prodotti o servizi di intelligenza artificiale in grado di rivoluzionare il proprio mercato di riferimento, ma è probabile che il nuovo ciclo di innovazione legato all’IA arriverà da settori come quello farmaceutico, delle telecomunicazioni o della robotica. Crediamo che a partire dal 2025 cominceremo a vedere l’IA ovunque, un trend globale che si estenderà nel corso degli anni. In Moneyfarm riteniamo che l’intelligenza artificiale possa diventare uno dei maggiori acceleratori di crescita della storia economica e rappresenti un’opportunità importante per gli investitori nei prossimi anni.

Cina e Mercati Emergenti: una nuova mappa del commercio globale

La politica commerciale di Donald Trump potrebbe ridisegnare profondamente la mappa del commercio internazionale e i rapporti di forza tra le economie emergenti, spingendo le nazioni a rivedere le proprie strategie economiche e politiche. Nonostante i recenti tentativi di questi Stati di consolidare il loro peso politico, emergono divergenze economiche sempre più marcate. La nuova direzione impressa da Washington, destinata a inaugurare una stagione inedita di diplomazia commerciale, potrebbe non solo approfondire tali divisioni, ma anche rappresentare una vera e propria scelta di campo per molte nazioni.

La Cina si prepara a invertire il rallentamento della crescita e dei prezzi che sta rischiando di impantanare la sua economia. La dinamica è iniziata ormai da qualche anno ed è stata innescata dall’eccessivo debito e dalla crisi del settore immobiliare. La ristrutturazione del debito rappresenta una sorta di salvataggio, concepito per affrontare definitivamente uno dei problemi cronici dell’economia. Resta tuttavia aperto il quesito se riuscirà davvero a centrare questo obiettivo. Le linee guida di politica economica per il 2025 lasciano aperta la porta a un’ulteriore espansione fiscale, con l’obiettivo di stabilizzare il mercato immobiliare, aumentare gli investimenti e stimolare i consumi, ma dovranno fare i conti con le tensioni commerciali che i dazi doganali potrebbero acuire. Bisognerà valutare quanto le esportazioni di Pechino verso altri mercati possano compensare le perdite negli scambi con gli Stati Uniti e l’Europa.

Gli effetti diretti e indiretti della nuova politica commerciale non si esaurirebbero con la Cina, ma potrebbero riguardare tutti i Paesi emergenti, andando potenzialmente a ridisegnare la mappa del commercio globale. Uno dei principali vincitori nel nuovo assetto commerciale potrebbe essere l’India, la cui economia sta attraversando una fase molto positiva. Il Paese, grazie alla sua enorme capacità produttiva e industriale, potrebbe essere uno dei principali beneficiari del fenomeno che vedrebbe soppiantare le manifatture cinesi colpite dalla scure dei dazi. Le relazioni tra Stati Uniti e India si sono rafforzate notevolmente nel periodo tra il primo e il secondo mandato di Trump, durante il quale il Paese è cresciuto e ha guadagnato un posto di sempre maggior rilievo nello scacchiere economico internazionale: l’India è ora tra i primi 10 partner commerciali degli Stati Uniti.

Il ritorno di Trump: le sfide economiche della Maganomics

Le elezioni USA del 2024 si sono concluse con una netta vittoria per Donald Trump e per il Partito Repubblicano. Le politiche economiche promesse si snodano su tre direttrici principali: un taglio significativo delle tasse, accompagnato da una massiccia deregolamentazione per rilanciare la crescita e l’economia, politiche commerciali protezionistiche e un’analisi e valutazione della spesa pubblica - o spending review. Secondo Trump e i suoi consiglieri, l’effetto di queste politiche dovrebbe bilanciarsi e portare a un abbassamento del debito pubblico e del deficit statale. La sua vittoria ha portato con sé un’ondata di ottimismo sui mercati azionari americani, con gli investitori che si sono focalizzati sui potenziali benefici per le aziende.

Tuttavia, non tutte le politiche proposte da Trump sono considerate favorevoli alla crescita. Il consenso tra economisti e investitori è che i dazi (insieme alle politiche sull’immigrazione) eserciteranno una pressione al rialzo sull’inflazione, mentre i tagli fiscali sosterranno gli utili delle aziende, con possibili vantaggi per gli investitori. Da un punto di vista finanziario, non sembra realistico immaginare che i tagli si paghino da soli, finanziandosi tramite la crescita che saranno in grado di generare. È probabile che determineranno un aumento del deficit e dell’inflazione, con conseguente pressione sui tassi di interesse nel medio periodo, che potrebbe in parte controbilanciare la spinta ai mercati azionari.

Le politiche di spending review e di taglio della spesa, pur avendo la possibilità teorica di creare efficienze nella misura in cui aiutino a finanziare i tagli fiscali, hanno nel breve termine un effetto recessivo e deflattivo. Esse potrebbero controbilanciare la pressione sui tassi e sull’inflazione, ma anche smorzare la crescita economica.

Infine, Trump ha proposto una regolamentazione più morbida per le fusioni e per l’industria petrolifera e del gas che dovrebbero favorire la crescita, aumentare la fiducia delle imprese e avvantaggiare settori specifici come quello petrolifero e finanziario. Gli effetti sull’economia più ampia, però, sarebbero difficili da prevedere. Le misure sono pensate per compensarsi, implementarle in una sequenza sbagliata rischierebbe di inviare segnali ambigui al mercato.

Le aspettative sono per una crescita dell’economia, dell’inflazione e del deficit. Nel lungo termine, il mantenimento di questo bilancio sarà un fattore rilevante per l’andamento dei mercati azionari globali, sia per le sue conseguenze dirette sia per gli effetti sulla politica della Federal Reserve. Se da una parte le preoccupazioni riguardo al deficit e alla politica monetaria persistono, dall’altra, la fiducia nell’economia americana, nel suo sistema e nelle sue aziende (che stanno guidando innovazioni chiave come l’intelligenza artificiale), spinge a guardare al futuro con ottimismo.

ANALISI DEI RENDIMENTI ATTESI

I punti chiave dell’Asset Allocation Strategica di Moneyfarm

In termini assoluti, i rendimenti attesi sono positivi, sebbene generalmente inferiori rispetto agli ultimi due anni
I rendimenti per l’azionario rispetto al reddito fisso si sono ridotti, mentre la crescita degli utili e i dividendi attesi (inclusi i buyback) rimangono positivi
I rendimenti delle obbligazioni governative nominali e indicizzate all’inflazione dei mercati sviluppati restano solidi in termini assoluti
La duration continua a risultare relativamente poco attraente, con il tasso obiettivo di lungo termine superiore ai livelli attuali in tutte le principali aree geografiche, ad eccezione del Regno Unito
Il settore del credito ha perso slancio, principalmente a causa della stretta degli spread e, per l’UE e il Regno Unito, dell’aumento dei tassi di default attesi

Il contesto macroeconomico di riferimento

Le aspettative di rendimento di lungo termine per il prossimo anno sono generalmente solide, con l’azionario dei mercati emergenti che si distingue come l’asset class con i rendimenti attesi più elevati. Il premio per il rischio azionario è più contenuto rispetto allo scorso anno, scendendo al 2,3%, rispetto al 3,6% per il 2024 e al 5% per il 2023. Il rischio di duration non sta generando rendimenti aggiuntivi ma, al contrario, un impatto negativo. Diversamente, le obbligazioni indicizzate all’inflazione appaiono leggermente più attraenti, principalmente grazie alle crescenti aspettative di inflazione. Le obbligazioni investment-grade (IG) e high-yield (HY) risultano relativamente deboli, mentre il debito dei mercati emergenti (EMD) offre un premio al rischio significativo rispetto ai titoli governativi. Dopo il significativo repricing dei mercati obbligazionari nel 2022, i rendimenti a lungo termine del reddito fisso risultano ora più interessanti rispetto al periodo precedente al 2022.

Nei prossimi anni non si prevede una recessione. Gli Stati Uniti dovrebbero continuare a crescere senza un deterioramento significativo delle condizioni inflazionistiche. Complessivamente, il tasso medio di crescita nominale a lungo termine rimane sostanzialmente invariato rispetto all’anno precedente. Per il resto del mondo, le aspettative di crescita nominale si sono indebolite in Europa e nel Regno Unito, mentre sono rimaste stabili per i Mercati Emergenti.

Mercato azionario

Il grafico sottostante mostra i diversi componenti che contribuiscono al rendimento atteso (contenitori colorati) e il rendimento atteso annuo (punti). L’impatto delle valutazioni quest’anno risulta negativo, in particolare per gli Stati Uniti, dove riduce significativamente il rendimento atteso derivante dalla crescita degli utili. Tra le principali aree geografiche di riferimento, il Regno Unito emerge con il rendimento atteso più elevato, grazie a una solida crescita degli utili prevista, una generosa distribuzione di dividendi e valutazioni di partenza relativamente favorevoli.

Attualmente, le valutazioni di tutte le regioni sono inferiori rispetto ai livelli storici. Tuttavia, negli Stati Uniti le valutazioni sono significativamente più alte, con i multipli che si avvicinano ai picchi del 2021. Questo fenomeno è in parte spiegato dalla concentrazione di alcuni settori, ma soprattutto dai margini di profitto più elevati delle principali aziende dell’indice S&P 500. Se si ritiene che le principali aziende tecnologiche statunitensi continueranno a dominare il mercato e a mantenere una solida redditività, ciò potrebbe giustificare valutazioni più elevate, nonostante l’attuale livello resti comunque elevato.

Obbligazioni governative

Quest’anno, i rendimenti attesi per le obbligazioni governative a breve e lunga scadenza risultano piuttosto simili. In generale, i rendimenti dei bond a breve scadenza sono più favorevoli rispetto a quelli a lunga scadenza in tutte le aree geografiche. Questo perché, considerando le attuali dinamiche inflazionistiche ed economiche, noi di Moneyfarm ci aspettiamo che i tassi a lungo termine, in particolare quelli decennali, tenderanno a convergere verso livelli più elevati entro la fine del nostro orizzonte strategico. In questo scenario, allungare eccessivamente la duration non risulta conveniente. Un’eccezione significativa è rappresentata dal Regno Unito, dove questa dinamica potrebbe non riflettere adeguatamente il premio al rischio aggiuntivo richiesto dagli investitori per i GILTs, a causa delle turbolenze politiche seguite alla crisi del governo Truss. In altre parole, la pendenza della curva dei tassi obiettivo nel Regno Unito potrebbe risultare superiore alla media storica di 0,5%. Nel frattempo, Italia e Spagna stanno ancora affrontando gli effetti della crisi dell’euro, con rendimenti attesi relativamente più elevati rispetto alla Francia.

Obbligazioni societarie e governative dei paesi emergenti

Il mercato del credito si mantiene complessivamente stabile, ma gli spread più stretti e l’aumento dei tassi di default attesi hanno in generale deteriorato le prospettive rispetto allo scorso anno. Le obbligazioni high-yield (HY) statunitensi emergono come le più promettenti, mentre l’outlook per le controparti europee appare più debole, principalmente a causa di un tasso di default atteso elevato, che ha ridotto i rendimenti attesi, portandoli a un livello inferiore rispetto alle obbligazioni investment-grade.

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