Mentre il sole tramonta sugli altopiani dell'Honduras, Altagracia si prepara a un'altra tappa del lungo viaggio che la separa dal confine tra Stati Uniti e Messico. Lasciandosi alle spalle Siguatepeque, la città natale da cui è fuggita per sottrarsi alla violenza delle bande, porta con sé una speranza tenace: ricongiungersi con i figli già negli Stati Uniti e costruire una nuova vita lontano dalle minacce che hanno segnato il suo passato.
Ma il prossimo insediamento di Donald Trump come Presidente degli Stati Uniti, accompagnato dalla promessa fatta in campagna elettorale di espellere milioni di immigrati irregolari come uno dei primi atti del suo nuovo mandato, getta un’ombra densa di incertezze sul cammino e dei molti altri che stanno percorrendo lo stesso cammino verso una vit nuova. La data del 20 gennaio 2025, giorno in cui Trump entrerà ufficialmente in carica, rappresenta una scadenza cruciale per molti migranti. Le sue dichiarazioni pubbliche, intrise di retorica dura e promesse di espulsioni di massa, hanno alimentato un clima di ansia tra coloro che si trovano già in viaggio.
Migranti e speranze sotto la presidenza Trump: una corsa contro il tempo
La situazione è resa ancora più difficile da un contesto politico statunitense sempre più ostile. Oltre due dozzine di governatori repubblicani hanno dichiarato l'intenzione di impiegare forze dell'ordine statali e la Guardia Nazionale per collaborare alle procedure di espulsione degli irregolari. Nel frattempo, Trump ha annunciato un piano ambizioso per la costruzione di nuovi centri di detenzione e ha ipotizzato misure che potrebbero colpire anche i figli nati negli Stati Uniti da immigrati privi di documenti. ''Nel mio primo giorno nello Studio Ovale, firmerò ordini esecutivi per chiudere i nostri confini agli immigrati clandestini e fermare l'invasione del nostro Paese'', ha detto. Parole che risuonano come bombe tra i migranti, molti dei quali vivono già in condizioni estremamente precarie.
Altagracia, come molti altri suoi compagni di viaggio, ha affrontato enormi difficoltà, anche essere derubata dei suoi pochi soldi e ora dipende dalla generosità dei rifugi e dei volontari per sopravvivere. restando aggrappata alla speranza che il suo sacrificio possa essere ripagato con una nuova opportunità di vita. Ma c'è chi, invece, nutre la speranza che Trump ''distinguerà le persone buone da quelle cattive'', dando a chi ha competenze la possibilità di essere accolti.
Nel frattempo, il governo messicano ha intensificato gli sforzi per proteggere i propri cittadini e assistere i migranti. Tra le iniziative più innovative, spicca il lancio dell’applicazione mobile “Alert Button”, che consente ai migranti di inviare un segnale d’allarme al consolato più vicino in caso di fermo da parte delle autorità statunitensi. Il sistema, sviluppato in collaborazione con l'Agenzia per la trasformazione digitale messicana, fornisce supporto legale immediato e permette di avvisare i familiari.
Il ministro degli Esteri messicano, Juan Ramón de la Fuente, ha spiegato che l'app è parte di una rete più ampia di protezione, che include un call center attivo 24 ore su 24 e una rete di consolati e consulenti legali negli Stati Uniti. Sul piano internazionale, la presidente messicana Claudia Sheinbaum ha avviato colloqui con altri Paesi centroamericani per coordinare strategie di emergenza, annunciando la costruzione di 25 rifugi lungo il confine per accogliere i migranti espulsi dagli Stati Uniti. Al tempo stesso, il Messico ha intensificato le operazioni contro il traffico di droga e armi per rispondere alle pressioni statunitensi, come dimostra il recente sequestro di una tonnellata di fentanyl nello stato di Sinaloa. Come sempre, i numeri non mentono. Secondo i dati della US Customs and Border Protection (CBP), gli attraversamenti di migranti al confine tra Stati Uniti e Messico hanno raggiunto i livelli più bassi dal 2020, con circa 46.000 incontri registrati a novembre.