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Giorgia Meloni chiede a Sbarra di far cambiare passo al Sud e lo nomina sottosegretario

Redazione
 
Giorgia Meloni chiede a Sbarra di far cambiare passo al Sud e lo nomina sottosegretario

Forse a qualcuno, soprattutto tra gli esponenti delle altre centrali sindacali, il fatto che Giorgia Meloni abbia scelto l'ex segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, come sottosegretario con la specifica delega al Sud, avrà fatto storcere il naso, pensando ad una innaturale commistione tra due componenti della società che hanno ruoli diversi e spesso contrapposti.

Giorgia Meloni chiede a Sbarra di far cambiare passo al Sud e lo nomina sottosegretario

Ma è questione diversa perché Sbarra è stato scelto non solo per il suo vecchio ruolo (che gli ha fatto accumulare un grande esperienza), quanto per il fatto che del Sud s'è sempre occupato, con passione, da calabrese purosangue, ma soprattutto perché ha sempre avuto le idee molto chiare su quali siano le reali opportunità di rilancio per il Meridione, che, nell'arco di decenni, ha visto arrivare fiumi di denaro, sotto forma di finanziamenti pubblici, che si sono poi trasformati in torrentelli e anche in rivoli per insipienza o, peggio, per incapacità a spendere con oculatezza.

Luigi Sbarra, quindi, è stato chiamato a svolgere le funzioni che un tempo erano di Raffaele Fitto e di farlo nella consapevolezza che per il Sud tanto si sta facendo e che, per converso, i risultati purtroppo stentano ancora ad arrivare.

Con la fama di grande organizzatore, ma anche di uomo paziente e portato al dialogo e al confronto, Sbarra dovrà attingere alla sua esperienza per fare sì che quel che arriva al Sud non solo vi resti, ma che soprattutto si traduca in un volano per l'economia di regioni che troppo spesso hanno perso l'occasione per crescere, inizialmente con l'aiuto dello Stato, ma dopo per sapere camminare da sole, senza guardare sempre a Roma, come fosse una madre benevola cui rivolgersi ad ogni manifestarsi di difficoltà.

Gli ultimi anni di Sbarra alla guida della Cisl, sindacato tradizionalmente vicino al mondo cattolico e, un tempo, alla Democrazia Cristiana, avevano accentuato le sue scelte sulle grandi battaglie sociali, spesso operando dei distinguo rispetto alla linea di altre sigle, che sovente cadevano in un massimalismo che aveva il solo risultato in una perenne contrapposizione con i governi, in una situazione di stallo che cristallizzava le vertenze, facendo loro perdere di forza e quindi vanificando le speranze che su di esse erano apposte.

Le grandi questioni, dalle politiche del lavoro a quelle che riguardavano specifici segmenti della società italiana, come la sanità, hanno visto crearsi due fronti in seno ai sindacati tradizionali, con la Cisl di Sbarra defilarsi dalle battaglie di facciata e cercare invece la strada del dialogo.

Da qui un rapporto nuovo con il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, con cui Luigi Sbarra si è confrontato con un approccio positivo e non arroccandosi su posizioni preconcette che, per definizione, spesso non portano da nessuna parte.

Oggi, quindi, Luigi Sbarra non salta la barricata - troppo facile fare ricorso a questa immagine -, ma continua a mettere la sua esperienza al servizio del Paese, sotto una veste ora politica.

Calabrese di Pazzano (che nei tempi andati era la capitale mineraria non solo della regione, di tutto il Mezzogiorno e dove torna, quando ne ha la possibilità) , Sbarra è stato segretario generale della Cisl dal marzo del 2018 sino alla fine del 2025, quando ha annunciato le sue dimissioni, passando la mano a Daniela Fumarola.

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