Giornata cruciale, quella odierna, per i negoziatori che, a Doha, stanno cercando di mettere a posto il delicato mosaico diplomatico che dovrebbe portare ad un cessate il fuoco a Gaza, che passa per il rilascio degli ostaggi israeliani e alle richieste ulteriori di Hamas che potrebbero complicare la trattativa.
Il gruppo di mediatori ieri ha consegnato a Israele e Hamas la bozza finale di un accordo, frutto dell'impegno anche degli inviati speciali arrivati dagli Stati Uniti, in rappresentanza del presidente in carico e di quello che, dal venti gennaio, lo sostituirà.
Medio Oriente: le ultime battute della trattativa spianano la strada verso il cessate il fuoco
Joe Biden, seppure con la cautela che la situazione impone, ha mostrato ottimismo dicendo che l'accordo ''libererebbe gli ostaggi, porrebbe fine ai combattimenti, garantirebbe sicurezza a Israele e ci consentirebbe di aumentare significativamente l'assistenza umanitaria ai palestinesi che hanno sofferto terribilmente in questa guerra iniziata da Hamas".
Ora, ammettono gli emissari della diplomazia statunitense, la decisione spetta ad Hamas, e al nuovo capo militare del movimento, Mohammed Sinwar, fratello del leader del gruppo islamista ucciso dai soldati di Israele, chiamato a dire l'ultima parola soprattutto sul numero degli ostaggi da liberare e che, secondo fonti di Gerusalemme, non sarebbero più di 33 dei 98 che sarebbero ancora prigionieri a Gaza. Anche da Israele trapela ottimismo, sia pure tra mille cautele.
Le due parti in conflitto hanno ampiamente concordato per mesi sul principio di cessare i combattimenti in cambio del rilascio degli ostaggi tenuti da Hamas e dei detenuti palestinesi tenuti da Israele. Ma Hamas ha sempre insistito sul fatto che un accordo deve portare a una fine permanente della guerra e a un ritiro israeliano da Gaza, mentre Israele ha affermato che non porrà fine alla guerra finché Hamas non sarà smantellato.
Il 16° giorno del cessate il fuoco, sarebbero iniziati i negoziati per una seconda fase, durante la quale gli ostaggi ancora in vita (soldati maschi e uomini in età militare) sarebbero stati rilasciati e i corpi degli ostaggi deceduti sarebbero stati restituiti.
Secondo una fonte israeliana, l'accordo proposto prevede che nella prima fase saranno rilasciati 33 ostaggi, tra cui bambini, donne (alcune delle quali sono soldatesse), uomini sopra i 50 anni, feriti e malati e un ritiro graduale dei militari, con le forze israeliane che rimarrebbero nel perimetro di confine per difendere le città e i villaggi di confine israeliani. Ci sarebbero accordi di sicurezza nel corridoio lungo il confine meridionale di Gaza, con Israele che si ritirerebbe da alcune parti dopo i primi giorni dell'accordo.