Spiragli di ottimismo si intravedono nei negoziati in corso in Qatar per un cessate il fuoco a Gaza.
Fonti israeliane riportano che le prossime 48 ore saranno decisive, con l’emittente Channel 12 che descrive le condizioni per un’intesa come ''ottimali''. La Casa Bianca ha confermato una telefonata tra il presidente uscente degli Stati Uniti, Joe Biden, e il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, in cui Biden ha ribadito l’urgente necessità di fermare i combattimenti e garantire il rilascio degli ostaggi.
In parallelo, una delegazione di alto livello inviata da Netanyahu è presente a Doha. Tra i membri figurano il capo del Mossad, David Barnea, e il direttore dello Shin Bet, Ronen Bar, insieme a esperti militari e politici. La delegazione sta lavorando con i rappresentanti di Biden e Trump per finalizzare i dettagli dell’accordo.
Medio Oriente, speranze per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza: negoziati in corso a Doha
Jake Sullivan, consigliere uscente per la Sicurezza nazionale degli Stati Uniti, ha dichiarato che un’intesa è vicina e che si punta a raggiungerla entro il 20 gennaio. Il suo successore, Mike Waltz, ha sottolineato che Hamas non ha alternative a un accordo. In base ai termini discussi, Israele libererà oltre 3.000 prigionieri palestinesi in cambio del rilascio di 33 ostaggi israeliani e stranieri.
Il quotidiano qatarino Al-Quds Al-Arabi ha rivelato una proposta israeliana per istituire una zona cuscinetto di 1,5 chilometri lungo i confini della Striscia di Gaza. Questa area, sotto controllo israeliano, ma senza presenza militare permanente, sarebbe finalizzata a prevenire infiltrazioni o attacchi. Sono in discussione anche i dettagli di un ritiro progressivo delle forze israeliane in due fasi. Tuttavia, Netanyahu deve affrontare resistenze interne alla sua coalizione, in particolare da parte di forze di estrema destra contrarie a concessioni significative a Hamas.
Nonostante ciò, il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar, durante un incontro con l’omologo britannico David Lammy, ha confermato l’impegno del governo a raggiungere un accordo sugli ostaggi. Sa’ar ha sottolineato l’importanza di una risposta chiara da parte di Hamas per il successo dei negoziati.
Dal lato statunitense, il vicepresidente eletto JD Vance ha attribuito i progressi nei colloqui alla linea dura adottata dall’ex presidente Donald Trump, lodando anche il contributo di Steve Witkoff, inviato speciale di Trump in Medio Oriente.
Nel frattempo, Hamas continua a rafforzare le sue capacità militari nonostante le perdite subite dall’inizio del conflitto. Secondo il Wall Street Journal, il gruppo ha intensificato il reclutamento di giovani inesperti, offrendo assistenza umanitaria, cibo e cure mediche per le loro
famiglie. Fonti arabe indicano che migliaia di nuovi membri sarebbero stati arruolati, soprattutto nel nord di Gaza. Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) monitorano queste attività, rilevando anche segnalazioni sul possibile uso improprio di aiuti umanitari da parte di Hamas per consolidare il proprio potere. La comunità internazionale segue con attenzione i negoziati. Il successo dell’accordo dipenderà dalla capacità delle parti di risolvere questioni cruciali, come il rilascio dei prigionieri palestinesi e l’attuazione pratica delle misure di sicurezza. Le prossime ore saranno decisive per determinare se l’accordo rappresenterà un punto di svolta nella risoluzione di una delle crisi più complesse del Medio Oriente.