Ambiente & Sostenibilità

L’acqua e il mare protagonisti della “Venice Climate Week”

Redazione
 
L’acqua e il mare protagonisti della “Venice Climate Week”

Se la Terra dovesse essere rinominata, "Pianeta Acqua" sarebbe un nome più appropriato. Lo sostiene il celebre economista Jeremy Rifkin, un'affermazione che sottolinea l'importanza cruciale del mare per il destino del nostro Pianeta. Gli oceani, che coprono il 71% della superficie terrestre e ospitano oltre il 90% della vita, influenzano profondamente anche la sopravvivenza delle terre emerse.

L’acqua e il mare protagonisti della “Venice Climate Week”

Attraverso il ciclo dell'acqua, regolano il clima grazie alla loro vasta massa e capacità termica, producono più del 50% dell'ossigeno che respiriamo e assorbono circa un terzo dell'anidride carbonica prodotta dall'uomo. Eppure, nonostante la loro vitalità, i mari continuano a subire attacchi a livello globale e nazionale, rischiando di perdere per sempre un patrimonio che, al contrario, necessiterebbe di massicci investimenti in ricerca e conoscenza. A riprova di ciò, il rapporto tra le spese per la ricerca spaziale e quelle per la ricerca sugli oceani e l'atmosfera è di circa 10 a 1.

Questi temi e molti altri saranno al centro della discussione durante la "Venice Climate Week", in corso a Venezia fino all'8 giugno. L'iniziativa, ideata dal giornalista de "Il Corriere della Sera" Riccardo Luna in collaborazione con il Future Food Institute, mira a riportare la crisi climatica al centro del dibattito. Durante la settimana, e in particolare nel panel previsto all'Ocean Space, realizzato in collaborazione con Fondazione Marevivo, si cercherà di riflettere sull'urgenza di porre l'acqua al centro dell'agenda pubblica, politica ed economica come il bene comune più prezioso.

Tra gli ospiti di spicco interverranno figure di rilievo come l'economista visionario Jeremy Rifkin, la Presidente di Marevivo Rosalba Giugni, il Direttore Scientifico del CMCC Giulio Boccaletti, il Vicepresidente di Marevivo Prof. Ferdinando Boero, il ricercatore del CNR Valerio Rossi Albertini e il Dott. Antonio Ragusa, membro del Comitato Scientifico di Marevivo. Oltre ai problemi già noti come cambiamenti climatici, acidificazione, surriscaldamento degli oceani e sovrappesca, si aggiungono nuove minacce, tra cui le recenti intenzioni dell'amministrazione Trump di esplorare i fondali marini per estrarre le terre rare (Deep Sea Mining). Queste operazioni rischiano di danneggiare in modo irreversibile un ecosistema ricco di biodiversità, da cui la nostra sopravvivenza dipende e che è ancora in gran parte sconosciuto: oltre l'80% dei fondali marini e il 98% di quelli abissali restano inesplorati e privi di una catalogazione della biodiversità. Nonostante ciò, lo sfruttamento continua.

Recenti test condotti nel Pacifico stimano che siano necessari oltre 30-40 anni per ripristinare un fondale abissale sfruttato, senza garanzie di un recupero completo. Il danneggiamento dei sedimenti, inoltre, può causare una perdita del 31% della catena trofica e la massiccia scomparsa di grandi organismi. "Senza una trasformazione culturale che affonda le radici nella conoscenza, non è possibile realizzare la transizione ecologica indispensabile al nostro Pianeta," ha dichiarato Rosalba Giugni, Presidente Marevivo (in foto). Ha poi aggiunto: "È una sfida complessa che richiede di coniugare sviluppo economico e tutela ambientale, una sfida urgente a cui tutti siamo chiamati a partecipare per cercare di ripristinare l’equilibrio ambientale, messo a dura prova dalle attività antropiche e dall’inquinamento che stanno distruggendo l’intero Pianeta."

Il Vicepresidente della Fondazione Marevivo, Ferdinando Boero, ha posto l'accento sul ruolo climatico degli oceani: "Il riscaldamento globale, con lo scioglimento dei ghiacci marini ai poli, sta alterando i sistemi di correnti che connettono le varie parti dell'oceano globale, con ricadute negative anche sul clima atmosferico. L'oceano fa funzionare il mondo e non c'è vita senza oceano. La conoscenza è premessa irrinunciabile per vivere responsabilmente nel pianeta che ci ospita."

Mentre Valerio Rossi Albertini, ricercatore del CNR, ha evidenziato un effetto collaterale meno visibile delle emissioni di anidride carbonica: "La dimissione di anidride carbonica in atmosfera è la causa principale dei cambiamenti climatici. Ma ha anche un effetto collaterale meno visibile come l'inacidimento dei mari, poiché quando l'anidride carbonica si scioglie in acqua produce un acido. Nella dimostrazione che farò durante il panel di domani, mostrerò la dinamica alla base dell'inacidimento e l'effetto deleterio che ha sulle creature marine."

 Infine, il Dott. Antonio Ragusa, ginecologo e membro del Comitato Scientifico di Marevivo, ha lanciato un allarme sulle microplastiche: "Qualche anno fa, abbiamo scoperto che le microplastiche erano finite nella placenta umana. Dopo questa terrificante scoperta ne abbiamo fatta un’altra altrettanto preoccupante: le microplastiche erano finite anche nel latte con cui le nostre madri ci nutrono appena nati." Ha proseguito spiegando che ulteriori ricerche hanno portato alla conclusione che "le micro e nanoplastiche sono in grado di entrare all’interno del citoplasma della cellula e distruggere la morfologia e la funzione degli organuli che la compongono, soprattutto i mitocondri e il reticolo endoplasmatico. Tutto ciò si traduce in un’alterazione della vita intrauterina che conduce a drammatiche conseguenze patologiche durante la gestazione, nella vita neonatale e anche nella vita futura dell’individuo adulto."

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